FLC CGIL

13:30

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È il momento dell'atteso intervento di Guglielmo Epifani, segretario generale CGIL.

Il nostro sistema paese è precipitato in un grosso guaio: una crisi devastante, un governo devastante, l'incapacità della società a reagire, l'assenza di pensieri lunghi. Tutto questo accade in un presente dilatato, senza passato e senza futuro; in uno spazio chiuso e in un tempo senza movimento, dove non c'è memoria, né progetto per il futuro.

Abbiamo però una fortuna, noi della CGIL: siamo tra i pochi, come comunità, a non disperdere la memoria e ad avere un progetto per il futuro. Questa è la nostra forza.

Lo abbiamo dimostrato in occasione del centenario della CGIL. Abbiamo letto la nostra storia, quella del mondo del lavoro, i suoi intrecci con la storia nazionale a tutto tondo, con luci e ombre. Nel nostro passato e nel nostro presente è forte il legame con la realtà. E adesso la realtà prorompe in tutta la sua crudezza. Nei nostri gazebo itineranti raccogliamo tante storie che non hanno cittadinanza, un pezzo del paese che arranca, tra cui una parte di quei 570 mila che nell'ultimo anno hanno perso il lavoro.

Quando dicevamo che la crisi in due anni avrebbe falciato un milione di posti di lavoro, ci hanno dato dei disfattisti, dei seminatori di sfiducia. Ma i dati parlano chiaro.

Adesso ci dicono che siamo fuori dal guado, che il peggio è passato. È finita la crisi di borse e finanza, ma le conseguenze della crisi economica sono pesantissime e tutte qui.

Ci si dovrebbe chiedere chi sono i responsabili della crisi e, una volta individuati, porsi il problema di cosa possano e debbano fare questi responsabili per aiutare chi, per colpa loro, è stato colpito. Sono stati usati molti miliardi per salvare le banche, e forse non poteva essere diversamente, ma ora non possono presentare il conto a quelli che hanno già pagato. E invece fanno proprio così. Il debito pubblico che quei miliardi per il sistema bancario hanno aumentato si ritorce contro di noi, perché non ci sono i soldi per gli investimenti a favore della scuola, della sanità, del lavoro.

Una tassa su tutte le transazioni finanziarie è un modo per risarcire chi ha pagato e sta pagando per una crisi che non ha provocato.

Purtroppo niente sarà più come prima, anche a crisi superata.

La grave situazione economia mondiale da noi è aggravata da un governo preso da altri problemi, che mina quotidianamente la tenuta democratica e istituzionale.

Il governo ha affrontato la crisi con furbizia, dicendo una cosa e facendone un'altra, dicendo cose non vere. Un governo che galleggia e non affronta i problemi, anche se si presenta con la faccia del fare. Ma il sud, tanto per fare un esempio, non si salva con una banca e un ponte. I precari della scuola sono soprattutto al sud, perché non si comincia da lì? Invece di proporre qualche assegno in più e qualche contentino, che pure costano, non sarebbe meglio pagare in cambio di un lavoro, cioè assumere?

La crisi è stata affrontata con modalità sbagliate, come fosse una crisi congiunturale, con una legge finanziaria ordinaria, senza spese, con tagli alla spesa pubblica. Nella finanziaria non si prevedono al momento soldi sui contratti pubblici, si aspettano fantomatici risparmi. Malgrado abbiano firmato un accordo separato (quello che la CGIL non ha voluto sottoscrivere) non riescono a rispettare neanche quel poco che hanno scritto. Le conseguenze sono tutte negative: ultimo in ordine di tempo il brutto contratto dei metalmeccanici con 13 euro di aumento. Contratto dopo contratto di quell'accordo separato non resterà più niente.

Dicevamo delle furbizie. Brunetta ha evocato un tema vero: serve una riforma della pubblica amministrazione. Però la sua legge non riforma niente. Ha evocato inefficienze e fannulloni per giustificare i tagli. Quindi ha scaricato sui lavoratori una mancata riforma, una disfunzione dell'amministrazione che non è colpa loro, ma si annida in procedere e forme gestionali e organizzative di cui non sono responsabili. Il risultato della legge Brunetta è un ritorno indietro nel tempo, una riaffermazione potente del centralismo, il primato della legge su autonomia e responsabilità.

Anche per questo vogliono rinviare il voto per le RSU. Gli dà fastidio, perché sono frutto di un processo democratico dal basso, da cui deriva un mandato chiaro a rappresentare. Il rischio è che si rinvii sempre, quindi fa bene la FLC a insistere per il voto. Le elezioni sono un rischio democratico per tutti, anche per noi che questo rischio vogliamo correre. Altri lo rifiutano e magari vogliono vincere senza mandato e senza verifica dei consensi. Sta anche qui il nostro dissenso con gli altri sindacati.

Come Brunetta anche Gelmini dice di avere le idee chiare, ma non su progetti di cambiamento reale e di riforma. Non ci sono risposte ai problemi della scuola, altrimenti non ci sarebbe questa situazione di caos. È un susseguirsi di interventi improvvisati per tappare malamente qualche buco. Anche la discussione sull'ora di religione e sull'introduzione dell'ora di islam è fuoriviante. Non serve questo. Lo studio confessionale non deve avere spazio nella scuola, piuttosto lo studio delle religioni, come conviene a una scuola laica. È avvilente poi quello che il ministro sta facendo sul precariato, fomentando una guerra tra poveri senza senso, dividendo i precari tra loro. Tutto questo non crea certezza né per le persone, né per la scuola che ha bisogno di tempi lunghi e di un progetto.

Per tornare alla crisi. Non è possibile pensare a ricette vecchie. Non si va avanti se la nostra economia è trainata dalla solo domanda esterna, dall'aumento delle esportazioni. È indispensabile la domanda interna che significa ripensare al rapporto tra crescita e ambiente, tra crescita e sicurezza, tra crescita e sostenibilità. La domanda interna significa anche reti pubbliche, cioè investimenti in settori fondamentali come scuola, università, ricerca, sanità. Così si cambia.

Il livello dei nostri consumi è bassissimo anche perché la gente comune non ha soldi. Inoltre, l'azione del fisco ha pesato sul lavoro dipendente negli ultimi 30 anni per 240 euro medi al mese, per un totale di 50 mila euro a lavoratore. Ha eroso una parte consistente del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati che sono gli unici a pagare più tasse, mentre altri redditi pagano meno. E non solo pagano di più per avere meno servizi.

In tutta l'Europa si introducono "patrimoniali" e misure di sostegno al reddito. Da noi avviene il contrario.

Tremonti interviene ("posto fisso") su materie sulle quali non ha responsabilità diretta. Dica qualcosa sul fisco, sui contratti pubblici, sugli interventi per il sud che attengono al suo ambito. Quando gli ho chiesto il raddoppio del periodo di disoccupazione - prosegue Epifani - , mi ha risposto che ci avrebbe pensato. Quanto?

La CGIL ha presentato proposte precise, motivate, basate sulla realtà e non sulle frottole. Il governo farebbe bene ad ascoltarci.

Non possiamo uscire da questa crisi con nuove e più diffuse disuguaglianze. Con i pilastri del liberismo che sono causa dei guai di oggi bisogna farla finita. Li ricordiamo tutti quelli che teorizzavano che tagliando le tasse ai ricchi qualche beneficio sarebbe "sgocciolato" anche sui poveri. Abbiamo visto come è andata a finire. Il concetto di eguaglianza è moderno, non è un retaggio dell'800, è un termine che parla al futuro.

Un precario di oggi non sarà solo tra 40 anni un pensionato povero, è una persona già adesso senza futuro e questo pesa sulla sua vita ora.

Vogliamo superare la frattura tra i giovani e il futuro e su questo sfidiamo quelli che non vogliono cambiare niente ma definiscono noi conservatori.