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Interviene Paolo Landri, ricercatore del CNR, che interviene sul tema "La rete esterna".
Mette in discussione il concetto di "rete", concetto che è sembrato "dare pace" di fronte ala complessità. Tale concetto è un "mito", che spesso ha messo in connessione un'idea di scuola e la sua forma (ipotesi di Mac Beath, 2003).
Negli anni '90 l'idea di scuola come "competizione" ha dato luogo al mito della "organizzazione". Ma la scuola non è una organizzazione in senso classico, poichè l'idea di organizzazione è più legata all'idea di gerarchia (quindi più legata alla organizzazione della fabbrica).
Landi preferisce introdurre perciò il concetto di "tessuto organizzativo", cioè di una struttura in cui le trame possono essere molte, più o meno fitte, e mai concluse: è un modo di organizzare più che una organizzazione finita.
Dunque un'idea di rete come scuola "distribuita", senza confini prestabiliti, distribuita in un certo territorio, che può anche essere un territorio virtuale.
L'autonomia ha prodotto la molteplicità (e la moltiplicazione) degli attori, spesso senza che oggi siano stati definiti i confini e le competenze di ognuno. Questo ha moltiplicato, necessariamente, anche i conflitti, e ha posto, e pone, un problema di governance:
- chi governa che cosa, cosa compete a chi;
- quale ruolo allo Stato (livello macro) e quali rapporti con il livello "meso" (Regioni, Autonomie locali);
- quali rapporti tra questi e il livello "micro": le singole scuole e le loro reti.
La ricerca nel napoletano ha messo in evidenza che le reti sono più frequenti e più utilizzate tra le scuole ed altri enti (ad esempio le ASL) e soprattutto tra gli istituti professionali e tecnici. Le reti orizzontali tra scuole, anche dello stesso territorio, sono spesso sporadiche, occasionali, che si sviluppano spesso sul problema dell'orientamento (quindi secondo logiche di "quasi mercato").
Il rapporto con il territorio è comunque verificato, quasi che anche le reti siano connesse al "capitale sociale" del territorio, là dove la vivacità culturale produce connessioni e nuove opportunità di scambio tra istituzioni.
I rischi dell'autonomia oggi, e delle nuove ipotesi di governance:
- balcanizzazione del sistemna di formazione e istruzione;
- parallelismo organizzativo: una rete di azioni che si sovrappone (non si sostituisce) al modello burocratico precedente;
- un'autonomia non regolata, dove prevale il "quasi-mercato", con un'aumento delle diseguaglianze, perchè produce una polarizzazione delle istituzioni e dell'utenza. Le scuole competono per avere gli "alunni migliori", riproducendo, anzichè recuperando, le diseguaglianze sociali. Il rischio è di entrare in una logica della moda, del marketing;
- anche mettersi in rete può diventare un'efficace strategia di marketing.
Opportunità dell'autonomia:
- la moltiplicazione dei tavoli di discussione e di confronto tra istituzioni;
la circolazione di modelli emergenti;
l'apprendimento istituzionale;
- la messa in discussione di modelli considerati "naturali".