FLC CGIL

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La relazione introduttiva della quarta sessione è affidata a Maria Brigida, Segretaria nazionale della FLC Cgil che, in avvio del suo intervento, ricorda come fra i nove punti della proposta Programmatica della FLC Cgil l’autonomia costituisce lo scheletro intorno al quale potrebbe costruirsi il nostro modello di sistema di istruzione, alta formazione e ricerca nel nostro paese. L’autonomia è la via di uscita dalla dicotomia tra il burocratico centralismo ministeriale e il tentativo di ridurre le istituzioni formative a servizi a domanda individuale.

La FLC e la Cgil tutta ritengono la conoscenza elemento costitutivo del processo di ricostruzione del Paese. E’ necessario garantire il diritto all’istruzione a tutti. E’ un cambiamento radicale che ha bisogno di un percorso con modifiche anche rispetto al processo che si avvia. Più volte negli ultimi 50 anni si è cercato di mettere mano al sistema di istruzione con leggi di riforma globale. Tentativi tutti falliti per le più svariate motivazioni, non ultimo la Legge 30 del 2000 sul riordino dei cicli di berlingueriana memoria, perfezionata sul versante legislativo ma mai attuata per i ritardi nell’emanazione dei provvedimenti necessari, ma soprattutto perché la nuova maggioranza di centro destra ha deciso la sua cancellazione.

La stessa Legge 53/2003 potrebbe “morire” (come noi chiediamo e ricerchiamo) per le stesse motivazioni precedenti. La sua attuazione non è compiuta, mancano passaggi formali, in assenza dei quali, nel rispetto della normativa vigente è stato possibile non attuarla pienamente. Oltretutto, mettere mano a tutto il sistema di istruzione ha prodotto un paradosso: la nuova normativa ha rischiato di intaccare i pezzi migliori della nostra scuola (in particolare quella dell'infanzia ed elementare). L’unico obiettivo raggiunto è stato quello di accentuare il carattere selettivo della nostra scuola, soprattutto di quella superiore ma, grazie al grande movimento di contrasto che si è manifestato, la piena attuazione della Legge 53/2003 è ancora ferma al palo.

Noi riteniamo, così come abbiamo dichiarato nella nostra Proposta programmatica, che un nuovo governo (auspichiamo di sinistra) debba cambiare metodo di approccio nei confronti di una nuova riforma per la scuola. Riteniamo che la scuola debba essere pubblica, laica, inclusiva, che promuova culturalmente le persone. Una scuola valorizzata per il suo ruolo costituzionale, diffusa sul territorio, dove sia presente continuità fra ordini e gradi diversi, obbligo elevato fino a 18 anni, risorse finanziarie e di personale.

L’autonomia scolastica si colloca dentro un quadro di altre autonomie, ma è diversa da quella degli enti pubblici territoriali, essa è di tipo funzionale, di grado inferiore a quella universitaria che ad esempio permette anche l’assunzione del personale. Una scuola del territorio deve essere anche in sinergia con le altre autonomie che vi vivono e non può essere considerata come un contenitore in cui scaricare compiti e responsabilità di altri ambiti. Le problematicità intorno all’autonomia esistono e bisogna ancora lavorarci: l’autonomia implica un profondo cambiamento culturale e professionale nell’esercitare la funzione docente. L’autonomia non è scendibile dalla democrazia, dal modo attraverso il quale le scuole autonome assumono le decisioni.

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