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La comunicazione di
Leopoldo Ceraulo , dell'Esecutivo Nazionale dei Dirigenti Scolastici della FLC Cgil, propone un ragionamento “dal basso”, dal punto di vista di un Dirigente Scolastico che vive e lavora a Palermo, nella periferia estrema del sistema.
"Nella riflessione che oggi facciamo sullo stato di attuazione dell’autonomia scolastica, non posso prescindere dal ricordo di quanto ci è stato più volte affermato durante i corsi di formazione che come Dirigente Scolastico abbiamo sostenuto negli anni trascorsi. In quei corsi “i professorini universitari” hanno più volte rimarcato come la parola Autonomia fosse strettamente correlata al mondo della produzione e come una forte riconversione del sistema di formazione dei D.S. poteva salvare dalla stasi incombente.
Oggi, a distanza di otto anni, possiamo tracciare un primo bilancio su quali sono state le trasformazioni effettive del sistema scuola: la mia impressione è che i risultati siano meno brillanti di quanto ci si aspettava e senz’altro al di sotto delle possibilità che quella Riforma prospettava.
C’era da aspettarsi una forte resistenza da parte degli organismi di governo dell’Amministrazione Scolastica Centrale e Periferica.
C’era da aspettarsi anche un ritardo nella riforma degli Organismi Collegiali.
Non era invece chiaro, almeno non nelle prime fasi dell’Autonomia, l’approdo cui stiamo giungendo in questi ultimi tempi. Perché quello che si sta verificando in questa ultima fase consiste in una riforma del Sistema Scolastico che con le parole dell’Autonomia punta a modificare tutto il sistema muovendo solo dal “centro”. Scegliere, come ha fatto il ministro Moratti, di riformare tutto, segnala la sua totale sfiducia nei confronti dell’autonomia decisionale dei soggetti protagonisti. Con le parole dell’Autonomia si è scelto un neocentralismo di sapore antico!
Tornano in mente certe elaborazioni contenute nella pubblicistica di Confindustria nelle quali si affermava la convinzione che l’autonomia avrebbe rilanciato il sistema in termini di competitività. In questo modo si è finito per solleticare alcuni aspetti deteriori del nostro agire quotidiano. Non si è modificato realmente il rapporto con il territorio, né si è superato il senso di solitudine che caratterizzava molte istituzioni scolastiche.
Nell’Autonomia c’è anche una riscrittura positiva del concetto di territorio.
Soprattutto nel rapporto con le tante periferie si può provare a generare innovazione e modificare radicalmente l’agire quotidiano. In particolare, comincia ad essere fondamentale liberarsi dalla “paura del vicino”, precondizione per avviare un dialogo con tutte le altre Istituzioni Scolastiche."
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