FLC CGIL

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Ad Omer Bonezzi, Presidente Proteo Fare Sapere Nazionale, è affidata la relazione introduttiva dei lavori di questo Convegno.

Il suo intervento inizia esprimendo il desiderio di “togliersi un sassolino dalla scarpa”: il termine “resistere”, usato presso il convegno di Paestum e definito da molti improprio e inadeguato, ha invece prodotto degli effetti positivi. Applicando la “resistenza”, infatti, è stato possibile far muro contro la riforma Moratti. In particolare, l’autonomia scolastica ha dato l’opportunità alle scuole di reinterpretare e respingere una riforma lesiva e regressiva, quale quella Moratti.

Per ragionare sull’autonomia, però, c’è bisogno di una sorta di cronistoria del termine in questione. Si inizia a parlare di autonomia nel lontano 1984 durante un dibattito in un convegno CGIL, nel quale si esplica la necessità di liberare quell’energia che il verticismo negava alle scuole. Nel 1995, poi, l’autonomia si trova alla base del documento “L’educazione è un tesoro”: bisogna cominciare a pensare a una scuola non verticale ma capace di interagire col territorio e che i cittadini sentano propria. Successivamente, emergono versione del termine autonomia assolutamente irricevibili, come quella di monade o quella legata a un’azienda di tipo industriale che dà servizi e non diritti. La scuola, però, non è né una monade né può essere legata all’idea di azienda. Infine, passando per la legge Bassanini, si giunge all’autonomia come repubblica della conoscenza, luogo di garanzia dei diritti, luogo di conoscenza non mercificata.

Per ragionare sull’autonomia, inoltre, bisogna pensare allo stato attuale della conoscenza. Le discipline, nate con gli stati nazionali e divise per settori, oggi diventano relative. Accanto alle classiche discipline epistemologiche, oggi vivono delle nuove discipline ermeneutiche. La conoscenza, allora, si relativizza e si lega al fine. Risulta evidente, così, come un modello di scuola verticale oggi non sia più possibile, se si vuole garantire la conoscenza.

Quindi, oggi l’autonomia esiste e viene applicata, è un’autonomia identitaria, e deve necessariamente confrontarsi con le altre autonomie. Dunque, bisogna ragionare sulla sua rilevanza strategica. In tal senso, l’autogoverno didattico e professionale, nato con l’autonomia scolastica, secondo Bonezzi, conducono gli insegnati alla costruzione di una nuova identità più responsabile. Il POF, in particolare, è fondamentale nell’ottica di una scuola in movimento che si relazioni con il territorio, così come lo è l’autovalutazione di istituto. A questo proposito, sottolineando la negatività dell’indagine censimentaria Invalsi, Bonezzi rimarca la propensione del Sindacato e di Proteo Fare Sapere verso una valutazione “amica delle scuole”. Allo stesso modo, Bonezzi sottolinea la necessità di costruire una nuova democrazia civile, basata sui “corpi intermedi”, ovvero la scuola, le associazioni, i sindacati e gli enti locali, quali strumenti di partecipazione e uguaglianza.

Evidenzia, infine, come, nonostante le condizioni non favorevoli portate dall’attuale governo, la dimensione contrattuale sia positiva, sostenendo l’autonomia scolastica e sviluppando il potere delle RSU, potenziale strumento di democrazia.

Ore 12.00