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Porta il suo contributo Anna Maria Poggi, docente dell'Università di Torino la quale ha riflettuto sulla domanda se è sostenibile un sistema nazionale di formazione professionale.

La prof. Anna Maria Poggi risponde senza esitazione che non solo un sistema di formazione professionale nazionale è sostenibile, ma che rispetto al diritto dei cittadini e rispetto al principio giuridico delle prestazioni essenziali, l'ipotesi sulla quale è stata chiamata a rispondere sia addirittura un obbligo.

Tale obbligo deriva dal prinicpio dell'aterritorialità dei diritti che non possono essere soggetti alle varie declinazioni regionali ma devono essere garantiti a tutti. I livelli essenziali delle prestazioni rispondono a questa esigenza. La Corte Costituzionale ha affermato che i LEP e gli standards del servizio non sono di competenza regionale ma nazionale. Spetta invece alle regioni, che conoscono i bisogni del territorio, hanno i rapporti con le imprese e le università, definire i modelli di gestione e organizzativi nel rispetto degli standards e dei LEP. Gli standards permettono di armonizzare i diritti dell'utenza con le possibilità di offerta. I LEP, che non sono i livelli minimi delle prestazioni, definiscono i diritti dei destinatari della formazione. Essi riguardano i diritti di:

1)accesso;

2)tutela;

3)qualità della prestazione;

4)titoli spendibili su tutto il territorio nazionale;

5) titoli di accesso dei formatori definiti a livello nazionale.

6) crediti riconosciuti a livello nazionale.

Il modello di organizzazione di gestione spetta dunque alle regioni, atteso che valutazione (ci vuole un sistema nazionale), crediti, titoli, standards, prestazioni fanno parte di un quadro normativo da definire nazionalmente. Tutto ciò si ricava dal testo costituzionale, dove poi vada collocata l'istruzione/formazione professionale è campo di legislazione concorrente, fermo restando che l'istruzione è di competenza dello Stato e la formazione professionale delle regioni.