FLC CGIL

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Filomena Trizio, Segretaria regionale CGIL Puglia, ha detto che per analizzare la situazione della Puglia è necessario tenere ben presente alcuni fattori generali: la logica asolidale di questo Governo; il taglio significativo alla spesa sociale; la destrutturazione sistematica della scuola pubblica (un esempio è la sostituzione dell’obbligo scolastico con il diritto/dovere).
Questo porta al rischio di un “tritasassi” generazionale, in cui i bambini sono l’anello più debole e silente.
C’è, infatti, una vera e propria emergenza infanzia e, quindi, trova valore la “vertenza infanzia” che stiamo portando avanti in Puglia.
Il rischio è ancora più concreto guardando il nostro spaccato, un osservatorio caratterizzato, da sempre, in modo negativo sul sociale. La spesa è marginale, poco organizzata e non coordinata. Le strutture e i servizi per l’infanzia ne portano i segni. La Puglia, infatti, insieme all’Abruzzo, perde strutture: ben 38 nidi di cui 31 pubblici.
Non cresce la scuola dell’infanzia ne viene generalizzata, anzi, è attivata quasi ovunque con orari ridotti che l’avvicinano alla pura assistenza. E aumenta la risposta di “arrangiamento” da parte delle famiglie o della sostituzione con il privato per rispondere alle proprie esigenze. Ecco perché la Puglia si è adeguata alla logica del “bambino Abarth” cui faceva riferimento Enrico Panini, o a quella del parcheggio. Ecco da dove nasce il successo delle iscrizioni con l’anticipo: più di 4.000 in questo anno e oltre 3.000 per il prossimo. Un dato preoccupante se associato alla mancanza di un ruolo da parte delle istituzioni. Prima fra tutte la Direzione Regionale che ha avuto bisogni di due diffide amministrative per fornirci i dati degli anticipi e ha parlato poi di semplici “uditori”.
Pur in questo quadro, abbiamo lavorato e qualche goccia nel mare sono state le positive esperienze di Taranto e Brindisi.
Abbiamo intensificato le tappe, contando anche sul cambio al vertice della Regione, rilanciando le nostre proposte: un osservatorio della Regione, un piano dettagliato di risorse, una definizione di standard di qualità e dei criteri per il ruolo del privato.
Occorre, quindi, costruire relazioni e alleanze con il territorio e tra gli operatori e le famiglie.