FLC CGIL

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Inizia la sua relazione Domenico Rizzuti, della segreteria Nazionale FLC CGIL, che richiama le ragioni del seminario, illustrate in precedenza, invitando tutti, a partire dai relatori che seguiranno, ad confronto non formale, per scavare i tanti temi, le tessere del mosaico da ricomporre, che un seminario come quello odierno pone. Abbiamo tanti dati che dimostrano la problematicità dello sviluppo nel Sud, a partire da quelli più recenti sul numero di laureati che vedono a Bologna quello più alto e in Sicilia quello più basso, analogamente la dispersione scolastica vede in Calabria la sua punta più alta, il doppio del resto del Mezzogiorno. Insomma il Sud continua a rallentare, restano generazioni di giovani con scarse conoscenze. Perciò oggi vogliamo discutere con esperti che hanno condotto esperienze importanti ed avanzate, come quella campana. La questione meridionale è stata infatti per un secolo oggetto di dibattito di appassionati intellettuali di aree e culture diverse che, dal mio punto di vista, hanno sempre ragionato sul Sud adottando il modello del Nord. Oggi il divario avanza, esplode il lavoro nero,…è possibile capire se e come il mezzogiorno si può sviluppare ed immaginare una società diversa? Perché il divario aumenta nonostante le politiche di programmazione negoziata e le risorse investite? In quali patti l’istruzione, l’università e la ricerca sono assunti come leva di sviluppo? Hanno trovato risorse e spazi e risono prodotti risultati?

Tra i risultati da assumere c’è anche un obiettivo che è quello di “ fare i cittadini” che va costruito a partire dalla scuola dell’infanzia. Abbiamo denunciato le sciagurate scelte del Governo sulla scuola che sono tutte di privatizzazione e di impoverimento culturale, quali effetti su un tessuto sociale debole come quello meridionale, a partire dalla inclusione sociale necessaria a sconfiggere fenomeni esplosivi tra le giovani e giovanissime generazioni? Non si può continuare a sostenere questa privatizzazione dei beni comuni che non possono essere soggetti al mercato: la conoscenza è uno di questi, perciò è strategico l’obiettivo dell’obbligo a 18 anni che assume un segno di valenza straordinaria per le regioni meridionali, di slancio per legare sapere e sviluppo.

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