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17:00

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Fabrizio Dacrema del Dipartimento Formazione e Ricerca Cgil

"Un programma della CGIL sulla formazione e la ricerca risponde all’esigenza di non limitarsi alle enunciazioni di principio in materia e di dimostrare, a fronte del fallimento delle politiche governative che un’altra riforma è possibile.
L’autonomia del sindacato si fonda sulla proposta, nel dichiarare il proprio punto di vista e nel perseguirlo con gli strumenti propri dell’azione sindacale.
Le politiche del governo falliscono e incontrano vasto dissenso perché non rispondono ai bisogni del paese.
La crescita economica bloccata e la rinuncia a perseguire l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori da parte di Confindustria rivelano il fallimento del progetto di ridare competitività al paese attraverso la riduzione dei diritti, dei redditi e del welfare.
Allo stesso modo le difficoltà di attuazione dei provvedimenti governativi sulla scuola e la formazione, a causa del crescente dissenso e del successo della nostra azione di contrasto, mette in luce che il progetto di puntare su alti livelli formativi per pochi è sbagliato.
La strategia di Lisbona e lo sviluppo dell’economia della conoscenza è l’unica strada che il paese ha a disposizione per tornare a crescere, per questo deve puntare su un modello di specializzazione produttiva più avanzato e sulla valorizzazione del capitale umano.
Da questa consapevolezza deriva il cuore della nostra proposta: costruire un sistema formativo pubblico inclusivo che punti a portare tutti ai più alti livelli di istruzione e formazione e assicuri a ogni cittadino una solida formazione culturale di base.
La formazione è contemporaneamente risorse per la democrazia e risorsa per lo sviluppo: deve sviluppare cittadinanza attiva e libertà della persona e deve fornire le competenze professionali e la qualità delle risorse umane necessarie allo sviluppo economico.
Sbaglia la Moratti, con la canalizzazione precoce e il modello duale, a dividere i due aspetti perché una solida formazione culturale di base è essenziale per il lavoro post-fordista (che sempre più chiede autonomia, responsabilità, trasversalità, creatività) e condizione indispensabile per la prosecuzione del rapporto con la formazione lungo tutto l’arco della vita.
Per queste ragioni l’obbligo scolastico deve essere innalzato, i servizi educativi e la scuola dell’infanzia devono essere ampliati e generalizzati, la scuola primaria e il tempo pieno devono essere difesi, la continuità educativa deve essere rafforzata, il biennio della secondaria superiore deve essere obbligatorio e unitario in alternativa alla canalizzazione precoce della Moratti.
Il rapporto della scuola con la cultura del lavoro non deve essere considerato in alternativa alla formazione culturale di cittadinanza, ma una forma di arricchimento, integrazione, diversificazione dell’offerta.
L’apprendistato deve diventare un istituto contrattuale a prevalente finalità formativa, garantendo consistenti quote di formazione formale.
Occorre un piano di formazione permanente per ridurre le sacche di analfabetismo e semi-analfabetismo, che oggi coinvolgono in 38% della popolazione italiana.
Deve partire un vasto programma di formazione continua dei lavoratori, utilizzando a pieno e in modo integrato".