Titolo per insegnare italiano come seconda lingua (L2): avanti tutta con le telematiche, senza alcuna verifica sul percorso
Il Ministro Valditara ignora il parere negativo del sindacato e del CSPI e accredita le università telematiche per i corsi di specializzazione su italiano come seconda lingua.
Con il Decreto ministeriale 130 del 6 luglio 2023 il Ministero dell’Istruzione e Merito interviene sul DM 92/16, la norma transitoria che ha regolato corsi e master universitari validi per il rilascio del titolo per insegnare italiano come seconda lingua.
La norma varata questa estate determina un allargamento degli Atenei autorizzati a rilasciare il titolo per insegnare nella classe di concorso A023, Lingua italiana per discenti di lingua straniera (alloglotti).
In particolare vi saranno tre nuovi percorsi formativi nell’ambito di quelli che fanno conseguire il titolo valido per insegnare nella classe A023:
- il Master di II livello in “Didattica dell’italiano lingua non materna”, istituito e attivato dall’Università per gli stranieri di Perugia;
- il Master di I livello in “L’insegnamento dell’Italiano agli stranieri, L2” istituito e attivato dall’Università eCampus;
- il Master di I livello in “Didattica dell’Italiano come lingua seconda L2” istituito e attivato dall’Università degli Studi di Verona.
Il provvedimento, a firma del Ministro, inoltre sancisce il passaggio dello stesso DM 92/16 da “norma transitoria” a “norma a regime”.
Le nostre osservazioni
Come rilevato dalla FLC CGIL in sede di informativa sindacale il DM 92/2016 avrebbe dovuto costituirsi come provvedimento transitorio. Invece, scegliendo di ampliarne la validità senza emanare la norma che dia ordine alla materia, il Ministero dell’Istruzione e Merito lo trasforma in una norma a regime. Questo significa che qualsiasi ateneo, anche telematico, potrà in futuro accreditarsi al rilascio dei titoli per insegnare italiano come L2, anche in mancanza di criteri o analisi che vaglino la qualità del percorso proposto.
Lo stesso CSPI ha espresso un parere negativo sul provvedimento, rilevando che il Ministero, a 7 anni dal decreto del 2016, avrebbe dovuto definire gli ordinamenti didattici e i criteri per l’attivazione da parte degli Atenei di uno specifico corso di specializzazione (come peraltro previsto dall’art.3 c. 1 del DM 92/16). Invece, senza alcuna istruttoria sull’offerta formativa oggi espressa dal mondo universitario sulla materia, ha accreditato alcuni master, aprendo un varco sia per quanto riguarda i possibili contenziosi, sia per la qualità della formazione docente.
Ovviamente la scelta del Ministro Valditara va nella direzione di svilire la qualità del percorso formativo che dà accesso all' insegnamento della classe A023, con forti passi indietro su aspetti didattici chiave del percorso, come il tirocinio, i laboratori in presenza, la tesi finale e i progetti didattici.
Ad avanzare sono gli interessi della formazione online, del mercato dei titoli telematici e di quanti offrono formazione a costi alti per i corsisti e scarse condizioni retributive e di diritti per il personale che vi lavora.
Per la FLC CGIL bisogna cambiare nettamente direzione: la formazione è un diritto che va tutelato per il bene e la professionalità di chi si forma da insegnante, nella consapevolezza che questo significa difendere la qualità del sistema di istruzione pubblico, che oggi è messo a dura prova dal precariato, dalla scarsa efficacia delle misure di reclutamento e dallo svilimento dei percorsi di accesso.
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