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Stato giuridico: una proposta indecente

Si è riunito nei giorni scorsi un Comitato ristretto della Commissione Cultura della Camera per analizzare i due disegni di legge sullo stato giuridico degli insegnanti.

21/09/2004
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Si è riunito nei giorni scorsi un Comitato ristretto della Commissione Cultura della Camera per analizzare i due disegni di legge sullo stato giuridico degli insegnanti.

Peccato che sia cosi “ristretto” da produrre un documento che sembra sia stato elaborato, più che in confronto tra opinioni diverse, allo specchio con se stessi, tanto è ineguagliabile la sua identità di destra.

Il testo del disegno di legge n. 4091, (che pubblichiamo in allegato), il cui primo firmatario è l’on. Santulli di Forza Italia, si presenta con l’accattivante titolo di “Statuto degli insegnanti”, per effetto del quale essi sarebbero l’unica categoria ad essere dotata di uno statuto fatto per legge, invece che elaborato da loro stessi.

Bella considerazione ha degli insegnanti chi pensa, con una legge, di scrivere tutti i confini dell’azione professionale, senza sentirli neppure… ma non è la prima volta che questo accade e il sospetto che, più che a valorizzare gli insegnanti, si pensi a metterli sotto controllo si insinua.

Il testo è la perfetta sintesi del pensiero autoritario applicato ai docenti, pericoloso ed eversivo.

Il loro “Statuto”, obbligatorio per tutti i docenti, si applica in tutte le scuole del reame e garantisce l’autonomia e la libertà dell’insegnamento.

Ma non lo fa già, da anni ed egregiamente, la Costituzione?

Nei punti successivi si scoprono le carte: imporre per legge diritti e doveri, articolare la carriera, definire il modo con cui si assegnano le diverse funzioni a scuola, eliminare la contrattazione ad ogni livello.

Ecco di nuovo i tre livelli di docente, iniziale, ordinario ed esperto.

Ecco una nuova piccola piramide cristallizzata dalla legge, dove esperti, che bizzarria, si diventa invecchiando.

Attenzione, pesano anche i titoli, ma solo quelli accademici, non serve mica, per essere insegnante esperto, dimostrarlo con le buone prassididattiche.

Gli insegnanti, quindi, ben irreggimentati, sono tutti iscritti all’Albo regionale curato dalle associazioni professionali, ma solo dopo aver svolto un tirocinio in cui saranno assunti con contratti di formazione lavoro. Un bel risparmio, non c’è che dire.

Si istituisce una valutazione periodica del servizio - a cui è legata la progressione economica - attraverso una Commissione permanente regionale composta da un funzionario della direzione regionale, dal dirigente della scuola, da due docenti, due genitori ed un alunno più un rappresentante di un nuovo organismo, chiamato tecnico rappresentativo, e che è, in poche parole, composto da pochi docenti, alcuni eletti altri designati…dalle associazioni professionali.

Tutto quello che vogliono regolamentare, tra l’altro, è già affidato da una legge, oggi in vigore, alla contrattazione, ma anch’essa va implicitamente abolita nella scuola.

L’associazionismo rappresentato in questo Statuto più che dedito alla ricerca ed alla pratica pedagogica e didattica, come quello che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e di ammirare, e che sappiamo ben radicato nelle scuole e tra i docenti, è piegato ad essere un potente apparato para-amministrativo, un associazionismo “fiancheggiatore” dell’Amministrazione e del Ministro.

L’autonomia scolastica da principio costituzionale diventa poco più di una parola vuota e priva di sostanza, gerarchicamente sottomessa e deprivata di ogni progettualità condivisa.

Sparisce concettualmente ogni possibilità di autonomia didattica e di ricerca, sparisce ogni pratica collegiale a favore di una idea di docente “con la porta dell’aula chiusa”.

Ovunque si parla di sistema scuola, poi, il testo, non casualmente, si riferisce indifferentemente sia alla scuola pubblica che conosciamo che ai centri di formazione professionale del sistema formativo regionale.

Paradossale! Nei giorni in cui il federalismo è al centro del dibattito politico, gli estensori dimenticano che c’è la titolarità legislativa delle Regioni, che il personale che in esso opera è regolato da diversi e specifici contratti di lavoro.

Soprattutto,con straordinaria leggerezza, si trascura quella competenza legislativa dello Stato, limitata ai “principi generali e alle norme essenziali” mentre qui si regolamenta, minuto per minuto, la professionalità docente, cristallizzandola per evitarne ogni evoluzione.

La separazione dei docenti dal personale ATA, l’abolizione della loro rappresentanza dalle RSU di scuola, l’istituzione della vice dirigenza, la chiamata diretta del personale, il ripristino delle commissioni di disciplina.. sono tutti aspetti conseguenti al pensiero, questo sì ideologico e radicale, del Governo.

La scuola reale è “altro ed altrove” rispetto a questa legge,nella pratica e nella riflessione professionale.

Roma, 21 settembre 2004

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