Contratti a termine e precarietà nei settori pubblici: la proposta dell'ARAN
Un testo incompleto, contraddittorio e inadeguato ad affrontare i problemi sollevati da quasi tutti i sindacati nell'incontro di fine febbraio.
Oggi, 15 marzo, si è svolto all'Aran il secondo incontro sul tema del lavoro a tempo determinato e della precarietà nel settore pubblico. È quanto fanno sapere in una nota il segretario Confederale della CGIL, Nicola Nicolosi, il Segretario Generale della FP CGIL, Rossana Dettori e il Segretario Generale della FLC CGIL, Domenico Pantaleo.
L'ARAN ha presentato una prima bozza di testo, che a suo dire rappresenta la traduzione fedele dell'Atto di indirizzo letto alla luce del DLgs 368/2001. Si tratta di un testo lacunoso, contraddittorio e che non affronta in modo adeguato, o non affronta per niente, alcuno dei problemi sollevati da quasi tutte le organizzazioni sindacali nell'incontro precedente.
La Cgil ha ribadito le sue posizioni espresse nel precedente incontro: in primo luogo è necessario affrontare in tempi rapidi il tema del rinnovo dei contratti a tempo determinato in essere (oltre 80.000), in scadenza entro il 31 luglio prossimo. Occorre una norma che consenta il rinnovo per un arco di tempo almeno pari a quello consentito dai rispettivi CCNL, in modo da arrivare al momento in cui si riavvieranno le assunzioni nel P.I., attualmente bloccate. Considerati i tempi di approvazione di un accordo, l'intesa va chiusa entro due mesi in modo da averla operativa il 31 luglio. La richiesta della Cgil è di mettere questo punto al primo posto del negoziato e di procedere immediatamente.
In secondo luogo, il campo di intervento di un accordo quadro non può in alcun modo essere limitato al tempo determinato, ma deve puntare ad una regolazione di tutte le forme di lavoro flessibile nel P.I. (che rappresentano i 2/3 dei 240.000 precari censiti, esclusa la Scuola), così come prevedeva l'accordo con il Governo del 3 maggio 2012. Poiché è evidente che l'Atto di indirizzo non comprende alcun mandato all'Aran a trattare su questo tema, la Cgil chiede di sollevare tale questione con il Governo, e di modificare il mandato in modo da consentire un confronto a tutto campo sul tema della precarietà, che conduca ad un accordo quadro di carattere generale.
Se il Governo e l'ARAN si ostinano a mantenere un mandato rigido e ristretto quale quello espresso nell'Atto di indirizzo o, peggio, vincolano la rinnovabilità dei contratti in scadenza ad un accordo generale sul tempo determinato con le caratteristiche del testo presentato, si assumono una pesantissima responsabilità politica di fronte al Paese. Dovranno spiegare come può la P.A. privarsi del lavoro strutturale ed ordinario dei tempi determinati lasciandoli a casa dal 31 luglio prossimo, e per di più in una fase di profonda crisi economica ed occupazionale.
Quasi tutte le organizzazioni sindacali, con sfumature diverse, si sono più o meno collocate sulla stessa linea. Il confronto proseguirà, ma è chiaro che senza un'inversione di tendenza sul mandato il negoziato si presenta estremamente difficile. Nel prosieguo, ribadiamo che la nostra priorità sarà un accordo specifico sul rinnovo dei contratti in scadenza. In assenza di risposte urgenti e concrete, la Cgil avvierà tutte le forme di mobilitazione necessarie.
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