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Il programma della giornata entra nel vivo degli interventi con una serie di comunicazioni di cui pubblicheremo dei brevi abstract.

Ernesto Perillo, Associazione Clio 92.
Didattica della storia in dimensione interculturale

Abstract

(…) L'oggetto della storia è per sua natura l'uomo. O meglio: gli uomini.

A una scienza del diverso si addice infatti meglio del singolare, favorevole all'astrazione, il plurale, che è il modo grammaticale della relatività (1).

Queste considerazioni del grande storico francese Marc Bloch riassumono in fondo il senso e la sfida della storia insegnata: passare dalla storia alle storie, ad altre storie.

Il punto di partenza è la consapevolezza critica di quel particolare "format" del racconto del passato che chiamiamo storia generale scolastica. Secondo l'idea più diffusa, la storia insegnata, infatti, è il racconto del passato in modo cronologicamente lineare, una sorta di genealogia ininterrotta che lega il tempo presente all'antichità? Il soggetto di questa idea di storia è lo stato nazionale, lo scopo quello della ricerca delle origini e della costruzione di una irripetibile identità. E sapere la storia sarebbe quindi possedere una enciclopedia che consenta ai parlanti di usare una lingua comune per comprendere rappresentazioni condivise, pronunciare e capire discorsi sul passato.

Possiamo mettere in discussione questo canone, la sua legalità esclusiva e al tempo stesso parziale, per immaginare e praticare un'altra storia? In che modo la dimensione interculturale diventa un aspetto decisivo del curricolo della storia di tutti?

La relazione cerca di rispondere a queste domande a partire dalla riflessione sulla didattica della storia, dalle sensate esperienze e dalle ricerche realizzate in questi anni da docenti e studenti.

Non si tratta di aggiungere alla lista dei temi altre conoscenze e ulteriori informazioni, affollando e rendendo ancora più ingovernabile e alla fine inutile la costruzione del sapere storico degli studenti. Il compito è quello di immaginare un'altra storia che sappia usare formati e sistemi di conoscenze diversi, adeguati ai livelli cognitivi e affettivi degli studenti dei vari ordini di scuola, in grado di fornire strumenti e competenze per leggere la complessità del presente, le molte storie e trasformazioni che ne hanno caratterizzato il passato. Una storia insegnata e appresa come scoperta delle dimensioni spazio-temporali della vicenda umana e laboratorio per elaborare le differenze.

La dimensione interculturale mette in discussione il canone tradizionale della storia insegnata e, inoltre, pone domande sulle stesse modalità di produzione del discorso storico e sul "furto della storia" compiuto dall'Occidente. Si ritorna alla storia come scienza del plurale cui ci richiama M. Bloch.

"Pensare il tempo - afferma Marc Augé (2) - rappresenta oggi una sfida e una necessità. Una sfida perché ogni cosa ci suggerisce o vuole farci credere che viviamo in un sistema che si colloca definitivamente fuori della storia. Una necessità, perché il tema della fine della storia, che nega la speranza ai tanti esclusi del sistema globale oggi esistente, è portatore di tutte le violenze."

La storia, anche quella insegnata, può e deve assumersi questo compito.

1. M. Bloch, Apologia della storia o mestiere dello storico, Einuadi, Torino, 1969 (1950)
2. M. Augé, Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo, Eleuthera, Milano, 2009 (2008)

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