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Paola Verrucchi, ricercatrice INFM-CNR Genova, affronta la questione della valorizzazione degli investimenti nel settore della ricerca.

A partire da un approccio “micro” afferma che lo stato italiano spende ed investe nella ricerca e nello sviluppo professionale dei ricercatori.

Nei suoi 14 anni di precariato – che lei però definisce carriera ed esperienza personale vissuta in diverse istituzioni italiane ed europee, oltre 500.000 € sono state le sue retribuzioni lorde.

La condizione di precarietà e/o flessibilità di prestazione del suo lavoro, nel combinato disposto dall’approccio tutto italiano alla valorizzazione dei ricercatori, impedire “de facto” la piena efficienza ed efficacia del loro lavoro e quindi dell’investimento fatto sui ricercatori. Nello specifico, la Verrucchi, richiama la natura del lavoro di ricerca e il modo in cui esso ha storicamente prodotto risultati scientifici e progresso umano, denunciando il dato che in Italia tutto tende a mortificare tale natura e la libertà necessaria e garantirla.

Alla politica la Verrucchi chiede:

  • un dialogo più stretto con gli addetti alla ricerca per prendere decisioni “informate”;

  • considerare i ricercatori a tutto campo eliminando steccati istituzionali (EPR vs Università ad esempio) favorendo la mobilità più estesa;

  • valorizzare gli organi scientifici nella gestione degli enti;

  • ispirarsi quanto più possibile alle indicazioni del Consiglio Europeo della Ricerca.

Testo integrale dell'intervento.

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