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Al termine degli interventi programmati, inizia il dibattito della prima sessione dei lavori.

L’intervento di Maria Luisa Giaccone, dirigente scolastico dell’istituto Volta di Castel San Giovanni (Piacenza), ha aperto il dibattito sui cambiamenti dell’istruzione tecnica e professionale. E’ necessario riconoscere la diversità come valore - ha ricordato la docente - per evitare di continuare a considerare gli istituti professionali inferiori alle altre realtà educative. I ragazzi acquisiscono e potenziano il proprio livello di autostima quando si confrontano con discipline e paradigmi adatti alle proprie capacità. Per questo deve essere dedicato più spazio alle materie caratterizzanti di ogni istituto».

Ad insistere sull’esigenza di una specificità di discipline e insegnamenti, anche Gaetano Passarelli, Ipsia Alberghetti di Bologna. "All’interno degli istituti professionali - ha sottolineato Passarelli - rimane primaria la figura del docente di laboratorio, che deve essere promossa anche all’interno dei licei scientifici, affinché l’attività pratica risulti effettivamente utile. Una considerazione che si basa sul motto «se faccio, capisco»".

A spostare l’attenzione sul tanto delicato quanto attuale tema della sicurezza sul lavoro è invece Livio Massavelli, dell’ Itis Barletti di Alessandria. "Tra i ragazzi esiste scarsa sensibilità al nodo critico della sicurezza - ha rilevato il docente - e manca una decisa consapevolezza reciproca in materia. Sulla base di ciò devono essere predisposti nuovi percorsi formativi che abbiano l’obiettivo e la capacità di fare nascere la coscienza di ciò che sta accadendo".

Claudio Cattini, dipartimento formazione e ricerca della CGIL Emilia Romagna, ha invece evidenziato "la necessità di ragionare all’interno di un’ottica di formazione permanente e di controllo critico degli enti che propongono tale istruzione». Senza dimenticare l’esperienza dell’apprendistato, che deve essere inteso come "un percorso da sommare alle esperienze precedenti e a quelle successive".

Dall’Itis Leonardo da Vinci di Parma arriva invece la voce di Roberta Roberti, direttivo nazionale FLC Cgil. "Gli studenti degli istituti tecnici e professionali - ha ricordato la docente - hanno bisogno di affrontare le materie, anche umanistiche, in maniera diversa, magari con più attività laboratoriali, non di vedere diminuite le ore di lezione".

Iumara Ricciarello, Itas Giordano Bruno di Perugia ha invece posto l’attenzione sul nodo dell’imminente riduzione degli indirizzi tecnici, sollevando perplessità e preoccupazioni «sul destino degli istituti biologici e sui posti di lavoro che andrebbero persi".

Scarica il documento sulla proposta per l'indirizzo studio biologico

A concludere il dibattito Enzo Palumbo, segretario generale della FLC Cgil di Monza, che nel rilevare "la scarsa mobilità sociale creata da una differente e in parte discriminatoria visione degli istituti tecnici e professionali nei confronti dei licei" ha promosso "una più decisa competizione sul piano culturale tra le diverse realtà educative e l’esigenza di spingere gli studenti degli istituti tecnici e professionali verso obiettivi più alti".

Il Forum riprenderà alle 14,30 dopo la pausa per il pranzo.

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