FLC CGIL

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Data la necessità del Ministro Pecoraro Scanio di essere presente ad un incontro istituzionale a Bologna viene data la parola a Nunzia Catena, Segretaria FLC di Bologna, per presentare le proposte dei lavoratori e per chiedere al Ministro le risposte che si ritengono necessarie ed urgenti.

"Dato che il mio intervento è sui punti critici e sulle proposte, cercherò di attenermi ad un elenco semplice degli uni e degli altri, marcandoli, naturalmente, secondo quella che è la nostra ottica sindacale.

In realtà i maggiori punti critici sono già stati riportati dagli interventi precedenti; ma devo insistere e riportarli a mia volta:

  1. situazione finanziaria: è il primo punto, ma, onestamente, non ci piace che sia così. Ma tale è la continua emergenza in cui versa l’INFS che siamo costretti a metterlo al primo punto. Se non siamo certi che arrivino fondi ed in che quantità ed in che tempi, in questo momento diventa persino difficile discutere di altro. Al di sopra di tutto c’è la nostra convinzione che nessuno può fare ricerca, figuriamoci della buona ricerca, con la sensazione continua dell’approssimazione delle risorse e con “l’obbligo” di doversele cercare.E quando poi si riescono a trovare finanziamenti esterni, che ci fa piacere ovviamente ci siano e siano messi a disposizione,riteniamo questo meccanismo non possa funzionare per la ricerca se non bilanciato da risorse interne sicurenel tempo, oltre che di una certa consistenza. Se già normalmente i fondi esterni portano a tracciare una linea della ricerca da seguire, se poi servono addirittura per la sopravvivenza dei progetti dell’istituto , questi fanno davvero la differenza. La differenza tra lavoratori, per esempio; tra quel ricercatore o gruppo di ricercatori che trova di più e quello che ha di meno. Le conseguenze, a lungo andare, sul piano relazionale, sono facilmente intuibili, così come le conseguenze per la valenza tra progetto e progetto. Con buona pace del dettato costituzionale dell’esercizio della scienza libera per i singoli ricercatori, ma anche per l’istituto nel suo insieme. Così come penso non sia un esercizio ozioso immaginarequanto degli investimenti che ora noi chiediamo possano tradursi, magari in un futuro non immediato,in enormi benefici sociali, ed anchein benefici economici che non sottovaluterei.

  2. In effetti avrei voluto parlare per prima cosa della missione di INFS, ma senza finanziamenti adeguati, questo avrebbe rischiato di presentarsi come puro strumento teorico .

    Intanto abbiamo considerato con interesse positivo lo spostamento di infs dalla vigilanza della Presidenza del consiglio dei Ministri al Ministero dell’Ambiente, già per quella sorta di “affinità elettiva” che spontaneamente viene in mente a tutti associando un ente che si occupa di ambiente ad un Ministero che si occupa di ambiente. Qui se si è parlato delle svariate attività di infs,non si è detto quanto queste, a nostro parere, debbano essere rinforzate, anche con l’aiuto da parte del Ministero. Nel senso che non c’è solo un evidente problema di pianta organica ( ricordiamolo: è quasi un terzo di quella approvata e peraltro, per noi, già insufficiente ), ma c’è il fatto semplice e puro che le specificità delle competenze dei ricercatori ed degli operatori di infs sono indispensabili per un costante studio e monitoraggio dell’ambiente in Italia. I ricercatori INFS, tanto per fare qualche esempio, sono quelli chiamati anche sulle urgenze ambiental . Come una specie di task-force . E le emergenze ambientali oramai riguardano la salute pubblica, quella dei cittadini, per intenderci: dall’aviaria, alla zanzara tigre, ed alle tante che sopraggiungono con la circolarità di merci e persone nel mondo. Probabilmente un rafforzamento dei compiti e funzioni che già sono descritti dall’art.2 dello statuto INFS ( che non andrebbe modificato tutto, secondo noi, in fondo è solo del 2004 ) aiuterebbe a dare autorevolezza alla ricerca ed aipareri espressi dall’istituto, specialmente nei confronti delle Regioni. Sottolineiamo Regioni perché altrimenti non ci spieghiamo le sanzioni europee all’Italia ed il conseguente decreto legge n.251 dell’agosto scorso, emesso per obbligare le Regioni a comportamenti più virtuosi, diciamo, in materia di caccia. E forse, anche qui, si deve chiarire se si ritiene più utile, e quindi si appoggia, una politica ambientale con soluzioni molto localistiche (si parla di agenzie regionali per le consulenze) oppure no. Noi diciamo di no.

    Inoltre, con qualche meccanismo che dovremmo trovare, andrebbe costruita una messa in relazione tra enti che si occupano di altra ricerca ambientale. Certo questo significa trovare accordi, coordinamenti, e non solo di idee, tra gli enti e chi li sovrintende, cioè i Ministeri interessati: Ambiente, Agricoltura, Ricerca…Per una risposta complessiva e senza contraddizioni per l’ambiente.

    Affidata e rafforzata la missione di Fauna selvatica, anche all’esterno, forse diventa più ovvio e naturale investire le risorse pubbliche nella produzione di ricerca in infs . Insomma l’infs va fatta conoscere maggiormente, togliendogli il marchio di ente anomalo a cui ricorrere per motivi vari, e riconoscendogli quel ruolo di preziosa ricerca pubblica che svolge per tutti noi.

  3. Governo ed Organizzazione di INFS. Tralascio il giudizio su come sono state fatte le passate nomine del CDA con le conseguenze, anche legali, che tutti conosciamo . Però ora un governo a quest’ente bisogna darlo ed in fretta; non è più possibile aspettare ! E neppure si può far finta che non ci sia una sentenza del TAR Lazio che fa di fatto decadere questo CDA, proprio perché alcuni suoi membri non avevano i requisiti previsti dallo statuto. Anche se, bisogna riconoscere certamente, almeno a parte di questo cda uscente, uno sforzo per creare condizioni di gestione ordinaria dopo molti anni di commissariamento. Impresa non facile, ammettiamolo. Infatti abbiamo sempre capito le difficoltà di gestione derivanti dal passato e le tante difficoltà in assenza di finanziamenti. Ed appunto in aiuto a questo sforzo che le ooss, tutte, se non ricordo male, non solo hanno aspettato un tempo di “rodaggio” dei nuovi dirigenti, ma hanno anche approvato la proposta di nomina di un direttore che fosse figura interna all’amministrazione che, si pensava, in quanto conoscitore delle esigenze dell’istituto, potesse dare un segnale di rottura con il passato.

    Ma chiariamoci : se a noi non piacciono i commissariamenti, non piacciono neppure le gestioni fantasma, ed ancora meno quelle pasticciate che mascherano l’incompetenza nel ruolo!.

    Altresì, auspichiamo una reale partecipazione del personale di ricerca alle scelte di programmazione della ricerca da sviluppare e da svolgere.

    Inoltre, pensiamo ci siano questioni, quale, ad esempio, l’organizzazione del lavoro, che richiedono, oltre il budget, la capacità di amministrare le risorse umane presenti in un luogo di lavoro. Non è più possibile che in questo istituto, e vogliamo sottolinearlo con forza,ci siano persone che, pur di mantenere viva la ricerca di istituto, lavorano spesso al di sopra dei propri compiti ed al di là dei tempi regolari di lavoro. Con carichi di lavoro notevoli e neppure remunerati, con il rischio che ciò porti a contrapposizione tra dipendenti e a un clima non certo favorevole.

Accanto a questo, non meno importante è la messa in sicurezza del posto di lavoro; se non si investe in sicurezza, compresa la formazione, qui ignorata da anni, si aumentano i rischi di infortuni. Infortuni che, purtroppo, come oramai siamo costretti a registrare, non escludono più neppure il nostro settore, e che aumentano dove l’incidenza di lavoratori non strutturati, o precari che dir si voglia, è notevole. E questo ci porta direttamente a parlare di un nodo contrattuale non più rinviabile. Vogliamo oggi lasciare da parte il fatto che il contratto del comparto è scaduto da quasi due anni, ma non possiamo esimerci dal parlare di assunzioni, in particolare dei precari.

La questione precari nel settore ricerca, come all’INFS, si presenta nelle facce più varie: assegnisti di ricerca, collaboratori, borsisti, ecc… All’INFS ci sono da anni, alcuni ci sono anche da molti anni; sono parteattiva, propositiva ed oltretutto preponderante del lavoro di questo ente. Infatti a noi risulta, dalle assemblee effettuate, che i precari in istituto siano attualmente, circa 45, e che capita, anche ultimamente è successo, che non si rinnovino tutti i contratti, con uscite di vecchi lavoratori precari e conperdite di professionalità faticosamente acquisite.

Per questo vanno fatte tutte le assunzioni cercando di avvicinarci al famoso numero previsto in pianta organica. Ci vuole un piano di reclutamento più che straordinario,pur se nel rispetto dei criteri della Finanziaria 2006 e della successiva Direttiva Nicolais.Qui sono quasi nulli i tempi determinati e non c’è nessuna previsione di trasformare i titolari di altre tipologie contrattuali almeno in tempi determinati. Eppure, avete sentito, questo personale, pur se nell’incertezza lavorativa, siano ricercatori o amministrativi, o tecnici, si è dimostrato decisamente determinante per il destino di questo istituto. Quindi, non chiediamo altro che il rispetto degli accordi presi tra sindacati e Governo sulla drastica riduzione del precariato prima, e sulla sua scomparsa per il futuro.

Per quanto detto fino adesso, noi proponiamo, in sintesi di:

  • Garantire il budget ai livelli che permettano un funzionamento ordinario;

  • Decidere sul governo di quest’ente;

  • Adottare un piano di assunzioni pluriennale che garantisca il superamento del precariato ed il ricambio generazionale;

  • Predisporre un piano di sviluppo dell’ente con l’obiettivo di recuperare un suo preciso ruolo nazionale ed una chiara relazione con gli altri enti di ricerca del settore;

  • Mettere in moto un meccanismo di costruzione per un nuovo rapporto con le Regioni, attraverso la Conferenza Stato Regioni, con gli altri enti locali e con altri Ministeri.

Insomma, in conclusione, si tratta di trovare un riequilibrio interno ed esterno all’INFS.

Se ci preoccupano molto le continue notizie sui disastri ambientali, non possiamo noncredere che anche le soluzioni che si possono adoperare per fauna, non servano .

Anzi, solo se si assumono soluzioni rapide, perché si è perso anche troppo tempo, e risolutive, perché sull’ambiente non si può intervenire a metà, si potranno realizzare quelle soluzioni che possono permettere di rilanciare davvero questo ente ed al contempo, forse, promuovere una maggiore sensibilità ed attenzione per l’ambiente.

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