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Mario Ricciardi, Direttivo ARAN, Responsabile comparto, contento di aver potuto seguire il dibattito da questa mattina, ha manifestato grande interesse per quanto detto, come descrizione di quello che è avvenutoin questi anni nell’Università.

L’università presenta problemi diversi dal resto del Pubblico Impiego, perché si tratta di un settore in continua evoluzione, con crescita nel numero degli atenei e dei corsi di laurea. Al personale si richide grande flessibilità.

L’università non è all’anno zero, molte cose positive derivano dalla contrattazione. L’ARAN ha cercato, con le organizzazioni sindacali, di rendere i diritti dei lavoratori a tempo determinato, molto simili a quelli del lavoratore a tempo indeterminato. Prima di pensare a strumenti nuovi, si cerca di utilizzare pienamente gli strumenti contrattuali a disposizione, non sempre fin qui utilizzati al meglio nella contrattazione integrativa.

Cita le carenze delle amministrazioni, ma anche dei sindacati e la responsabilità della politica: era necessaria una regia centrale, che non c’è stata, per governare l’autonomia universitaria.

Si sta facendo uno sforzo per riprendere un filo che si era spezzato; importanza del memorandum nazionale fra sindacati e governo. Lavoro pubblico di nuovo al centro, condiviso da tutte le amministrazioni e da quasi tutte le OO.SS. Scelta importante di metodo, con una linea di riforma, dal basso e condivisa.

Una questione decisiva: valutazione, responsabilità anche dell’utenza (non esclusiva) in questo campo.

Altri punti del memorandum: questione risorse è assolutamente decisiva. Nuovo rilievo al processo di costruzione di efficienza/produttività, superando la situazione attuale che non ha funzionato.

Progressioni verticali in relazioni alle esigenze organizzative e nuovi pesi all’esperienza, competenze e capacità nei processi valutativi.

E’ necessario conoscere e valutare meglio il “capitale” umano.

In conclusione, afferma che il precariato è in parte fisiologico per un sistema che cambia, ma ora la situazione è diventata patologica. Va messo uno stop al proliferare abnorme del precariato, ed una definizione di garanzia per i “precari necessari”.

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