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Tavola Rotonda - Coordina Omer Bonezzi Presidente Nazionale Proteofaresapere

La scuola non è un luogo neutro che include diversità, le fa incontrare e afferma queste identità la loro dimensione. I valori forti per una scuola laica devono far riferimento a valori diversi.

Domanda: ci sono dei valori forti che consentono alla scuola laica una propria dimensione?

Forte AIMC

Sempre si dice la scuola laica: valori forti. Partirei dalla situazione di un altro paese. La Francia ad esempio. Noi non abbiamo fatto invece una riforma agganciata ad una diffusa discussione. Si è fatta una riforma e si è preteso fosse applicata anche in presenza di una situazione di autonomia. Abbiamo completamente lasciato in ombra l’autonomia professionale e l’autonomia pedagogica. Parliamo di una dimensione diffusa, la laicità è un problema di consapevolezza collettiva. Il diritto alla formazione e alla persona. Scuola secondo costituzione. Nei vari provvedimenti non è mai citata la parola democrazia. Manca anche il tema della cultura e del lavoro. Manca il ripudio della guerra. La scuola non può non essere scuola di pace. La scuola deve essere luogo di confronto aperto di diverse posizioni culturali. Necessaria la ripresa di una coltivazione delle virtù sociali e civili.

Rossi ANDIS

La scuola deve essere aperta a tutti, ma oggi il principio della laicità si scontra con problemi di civiltà. Spesso si diventa un po’ ipocriti anche rispetto a questo problema.

Bisogna riflettere anche sulla distinzione tra laicità e laicismo. La laicità è il principio che porta al riconoscimento della praticabilità della tolleranza. La libertà come valore fondante. Come Dirigenti Scolastici abbiamo scritto ciò sul Codice Etico della Dirigenza Scolastica; noi siamo consapevoli che la scuola non può gestire solo una cultura esclusiva. L’autonomia ci dà questa possibilità.

Morin parla di una cittadinanza che deve rimanere. I nostri ragazzi devono essere educati alla cittadinanza, devono crescere in base ad un senso di cittadinanza. Un diritto di insegnamento libero da ogni forma di condizionamento.

Diana Cesarin MCE

Ringrazia con entusiasmo gli organizzatori del convegno. Diana si riconosce in molte delle cose dette. Scuola laica – scuola del popolo: la scuola della narrazione delle persone. Porta l’esempio di una scuola di Perugia: la storia di Armi. Armi ha paura di dimenticare il macedone quando è in Italia e di dimenticare l’italiano quando è in Macedonia. Armi ha paura….domanda: ma noi nel discorrere di laicità come la mettiamo con il seguente problema: i bambini li dobbiamo considerare come figli di genitori di una certa provenienza o come bambini con la loro identità! Sono ambiti diversi e devono anche essere tenuti distinti. Questa è una sfida grande, una sfida grandissima. L’identità delle persone non può essere considerata unicamente in funzione alla loro fede religiosa, alla loro “appartenenza” religiosa. La scuola di tutti per essere di tutti non può essere il supermarket delle religioni. La scuola deve essere la scuola dell’uomo e dove ci si confronta per costruire significati nuovi. L’intercultura non è lo spazio per il confronto tra le religioni, Zuccherini DS di Perugia, dice che la scuola non deve schiacciare gli individui sulla religione e sulla famiglia di origine, ma la scuola deve creare un contesto per la narrazione, perchè chi la abitata trovi il senso del cambiamento e della nuova identità. Allora la laicità ha bisogno di bellezza, di luoghi belli, luoghi in cui c’è cura, cura delle relazioni in cui c’è scambio

Lino Sartori UCIIM

Il problema della laicità non riguarda i giovani ma riguarda gli adulti. E’ questione di adulti. Cosa significa essere laico nella scuola? Significa tonificare gli adulti. Ogni insegnante si definisce su tre livelli: disciplinare, professionale e deontologico. Sartori porta poi la sua esperienza nella commissione disciplinare del CNPI. Secondo Sartori la scuola non potrà andare meglio se non si partirà a modificare l’atteggiamento degli adulti. Le riforme scolastiche non sono mai partite dalle persone, sono sempre state, in gran parte, interventi di ordine economico. La scuola si riformerà perché si dilateranno o meno i programmi, la scuola si riformerà se gli adulti saranno significativi.

Chiesa CIDI

Potrei cavarmela dicendo che i valori della laicità sono i valori della costituzione. Una delle scuole più laiche fu proprio quella di Don Milani. A me i convegni sulla laicità fanno tristezza. Una scuola se non è laica non è pubblica e se non è pubblica non è laica. Il problema è costruire attraverso i valori il mandato pubblico della scuola, la dimensione pubblica della scuola. Nella scuola si incontrano le differenze, ma queste differenze non devono diventare disuguaglianze. Non va bene che la scuola sia asservita al piano educativo della famiglia: ma se la scuola non ha valori forti, la scuola non farà mai uscire dalla sua dimensione privata il bambino, non si avvierà mai un vero processo di emancipazione. Questa operazione di emancipazione è propria della scuola pubblica. Il problema dell’identità etnica, culturale e di nascita è da riaffermare e da ricostruire. La civiltà è una crosta sottilissima la scuola deve rafforzarla. Teniamoci stretta questa scuola pubblica.

Tavola rotonda seconda parte

Cesarin:

Due cose: la scuola è di tutti, non è un affare di qualcuno, è di tutti, la scuola è il luogo dove si formano le nuove generazioni. Se la scuola è questo ci sono diverse centralità e soggetti, non basta una legge . Bisogna dar spazio alla creatività, bisogna cominciare con l’inizio di un anno scolastico in cui tutti i soggetti che hanno qualche cosa da dire sulla scuola del loro territorio intervengono attivamente. I decisori politici devono tener conto di ciò che questa gente dice. Questo significa che la scuola è il luogo in cui si impara a gestire il conflitto. Facciamo delle scuole dei laboratori di gestione positiva dei conflitti, e nel micro che si tiene conto del macro e dei processi di globalizzazione.

Rossi

Tre spunti: l’avversario della laicità non è la scuola, ciascuno di noi dovrebbe essere responsabile della propria diversità, una scuola è libera solo se è condizione per la gestione delle relazioni. Va fatto un distinguo tra l’istituzione e uomini addetti ai lavori. Quando alcuni settori non funzionano le istituzioni non vanno tolte ma vanno cambiati gli uomini.

Forte

Vorrei chiarire che non si può pensare ad un silenzio sulle religioni, non posso mettere tra parentesi un fatto religioso, come non posso pensare a forme di integralismo. Alle identità plurali vanno date risposte diversi. L’obiettivo della scuola non è formare l’ateo o altro, ma formare il cittadino. C’è certamente il problema della conoscenza delle religioni e delle conoscenze religiose. La scuola che riprende ad elaborare, deve riprendere la costruzione dal basso, dalla scuola al perlamento, l’innovazione non scende l’innovazione sale.

Chiesa

C’è un pericolo di semplificazione del problema, la cultura è uno strumento per passare dalla famiglia alla scuola e alle diverse forme di socializzazione.Mi permetto di dire che dovremo vivere i prossimi tempi come la terza fase della scuola: la prima è stata l’affermazione della scuola come realtà, la seconda come l’unicità del sistema formativo, la scommessa attuale è l’elevazione dell’obbligo all’età dell’adolescenza. L’idea che uno frequenti la scuola per diventare cittadino deve essere fortemente rivalutata nella scuola pubblica. In questa cultura, nella nostra dobbiamo ritrovare questo valore.

Sartori

Occorre concentrarsi sul diritto di aver “successo” nell’istruzione, non solo sul diritto di accesso (cit. Prodi). La cultura occidentale ha il primo modello epistemologico di comunità. La deontologia: deve finire l’epoca dei diritti, spero che il mondo della scuola accetti di potersi farsi valutare da chi la sostiene.

CONCLUSIONI di MORENA PICCININI
Segreteria Nazionale CGIL

La scuola è uno dei luoghi dove maggiormente si è difesa la laicità. Bisogna chiedersi chi sono i laici. Tutto dipende da come ognuno di noi interpreta la propria relazione con gli altri.

C’è una grande promiscuità del vivere comune, c’è una responsabilità che ognuno di noi porta nell’essere laico. Oggi è ancora più difficile applicare i principi della laicità. In questi ultimi anni l’evoluzione della scienza si è spesa molto sulle biotecnologie. E’ una questione di morale. Cosa cambia? Quando si può fare l’uomo? Dobbiamo approfondire, anche chi applica un concetto laico di vita.

La preoccupazione non può chiudere la ricerca. C’è la necessità di una rielaborazione, su questi argomenti. Il rapporto scienza-fede e la responsabilità del legislatore sono di fronte a nuove frontiere. Non si può a questo punto prendere un dogma religioso e farlo diventare legge.

C’è un’elaborazione politica che è indietro ed ha numerosi punti di fragilità.

Ultimo punto: credo che quando parliamo di difficoltà e ritardi non sonoritardi solo nostri, pensiamo alla discussione sulle radici cristiane da mettere nella Costituzione Europea.

Di fronte ad un aumento di legislazione, abbiamo condotto una ricerca sull’indice della secolarizzazione in Italia. Abbiamo cercato di recuperare una serie di parametri significativi. Abbiamo trovato comportamenti quotidiani decisamente in controtendenza.

Le incursioni sulla scuola sono stati significativi, a partire dalla parificazione.

C’è una grande timidezza della sinistra su punti e problemi particolarmente sensibili, non deve preoccuparci la mediazione ma la mancata partecipazione. La discussione deve essere franca e pulita anche all’interno della possibile mediazione. Anche nell’incontro tra religioni, anche di quelle che stanno fuori dalla scuola. Di fronte a questi problemi nuovi il senso profondo del rispetto reciproco deve venire dal mondo della scuola. Lo spazio c’è, l’elaborazione c’è, come la sincerità e la determinazione. La scuola deve rompere la timidezza del mondo politico.

La scuola pubblica come vero antidoto a questa situazione d’ambiguità e di incertezza.