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Ettore Artioli, vicepresidente di Confindustria porta i saluto della sua organizzazione, per la quale – ribadisce – l’attenzione al sistema formativo è parte integrante della strategia per il Mezzogiorno.

Accennando al clima rigido che caratterizza il clima della giornata ricorda quante scuole della Sicilia si trovano ogni giorno con questo problema: le infrastrutture sono infatti un problema di base. E questo è il primo obiettivo: avere strutture scolastiche adeguate.

Un secondo obiettivo è preparare figure adeguate al mercato del lavoro. Ricorda il rischio passato dai cantieri navali di Palermo quando si registrò una carenza di figure professionali come i saldatori. Ma allo stesso modo occorre una programmazione perché poi se no si continuano a riprodurre le stesse figure.

Condivide l’idea dell’innalzamento dell’obbligo scolastico fino a un ciclo completo di 12 anni: costituisce un salto di qualità. Ritiene però che vadano previste delle uscite intermedie certificabili per chi non ce la fa. L’innalzamento dell’obbligo scolastico – dice – si pone sul terreno della competitività internazionale dove stanno entrando paesi nuovi (Cina, India) ai quali compete la produzione di massa mentre ai paesi già sviluppati compete il compito delle produzioni avanzate.

Per questo occorre “prevedere il domani” e questo si può fare solo se si sviluppa l’impresa e se se si pensa che il successo dell’impresa non è solo arricchimento per l’imprenditore ma anche per ciò che c’è intorno, per la società. E lo sviluppo dell’impresa passa attraverso l’arricchimento culturale per il quale occorre prevedere tempi e modi.

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