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Alessandro Turchi, docente di un istituto comprensivo di Ogliara (Sa), ha raccontato la “buona pratica” della scuola, un’esperienza che dura ormai da 5 anni. Il contesto è quello di una scuola collocata in una zona disagiata a forte dispersione scolastica forte di 10 plessi, 925 alunni, 48 classi, 3 ordini di scuola, 104 insegnanti, 12 corsi aggiuntivi. Questa situazione complessa ha portato alla costituzione del nucleo di valutazione interno che lavora su 3 azioni. La prima nei confronti degli alunni, ai quali va offerta non solo istruzione, ma formazione in senso lato. Un monitoraggio costante permette di evidenziare le difficoltà e i problemi e intervenire, a seconda dei casi, con recupero, potenziamento, continuità. La seconda azione è nei confronti dell’organizzazione e riguarda la collaborazione/condivisione del lavoro, l’uso delle risorse, la verifica della funzionalità dei modelli e dell’efficacia del Pof. La terza nei confronti dell’utenza, i genitori e attraverso di essi il territorio: la scuola rileva i bisogni, sollecita la collaborazione, attiva meccanismi di comunicazione. Una scuola attiva che sollecita il territorio. In questo caso, ci tiene a sottolineare Turchi, è più corretto parlare, più che di autovalutazione, di autoanalisi, termine più corretto per definire una scuola che sa valutare e riflettere su se stessa rivedendo i meccanismi del proprio funzionamento

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  • 2 LUGLIO | Prosecuzione trattativa sequenze contrattuali CCNL Istruzione e Ricerca lett. a) art. 178. ARAN, ore 11:00
  • 4 LUGLIO | Presentazione Bozza proposta MIM per Atto di Indirizzo CCNL Comparto scuola 2022/2024, MIM, ore 10:30
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