FLC CGIL

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E' il momento delle conclusioni, affidate a Dario Missaglia della Federazione Formazione Ricerca CGIL.

Avremo molto da lavorare e con impegno per raccogliere gli spunti emersi in queste due giornate di lavoro, qui a Bari.
Ai due canali dell’istruzione e della formazione, cui si aggiunge il terzo canale dell’alternanza scuola-lavoro è difficilmente interpretabile nel suo significato e nella sua praticabilità.
Nella Finanziaria leggiamo il lento declino della scuola pubblica, mentre si legge la crisi del lavoro (vedi art.18) e la crisi della formazione, quale riduzione dei diritti complessivi.
L’istruzione tecnico-professionale vive in pieno questa crisi perché vive ai margini del sistema di istruzione.
Ma il futuro del lavoro, della grande impresa, quello dell’istruzione e della formazione è questione di rilevanza nazionale.
Perché occorre tenere insieme un sistema nazionale con le autonomie locali ed i contesti territoriali e l’autonomia scolastica può dare un contributo attraverso la costruzione di reti. Per leggere meglio il territorio assumendo una responsabilità collettiva, integrandosi (entrando in relazione) con la formazione professionale. Anche quest’ultima è questione di carattere nazionale e così fu affrontata dal precedente Governo attraverso gli interventi legislativi innovativi. Ora si avverte una deriva che rischia di portare la formazione professionale rinchiusa in un proprio sistema) a svolgere una funzione di supplenza laddove la scuola espelle i suoi ragazzi.
E la scuola non riesce ad attivare meccanismi di mobilità sociale, riproducendo le divisioni sociali, per cui bisogna assumere il problema dei ragazzi che abbandonano come problema centrale. Ripartendo da una riflessione complessiva che va dalla scuola dell’infanzia, attraverso la scuola dell’obbligo (in cui la scuola media rappresenta un grande problema in cui vi è un oggettivo elemento di rottura, di discontinuità), fino alla secondaria superiore.
Nel disegno di Legge di riforma Moratti si accentua la rottura, la separazione tra scuola di base e scuola superiore, non a caso è previsto un esame di stato (come sogli selettiva tra i percorsi formativi) che comporterà un aumento della selezione fin dalle elementari.
Tornando agli istituti tecnici e professionali e ai livelli di abbandono e selezione non possiamo accettare quello che è, come se fosse ineluttabile. Occorre spingere con forza per l’attuazione della Legge dell’obbligo formativo, portando la formazione nel lavoro.
Là dove ci sono le condizioni, nelle Regioni dove meglio si esercita il decentramento e l’autonomia locale, dobbiamo lavorare per dare soluzioni di carattere innovativo sul piano metodologico, didattico, organizzativo.
Dobbiamo abbandonare l’idea che c’è solo la forma di apprendimento scolastica, magari quella centrata sulla trasmissione delle conoscenze e sullo studio a casa. Si può ritenere che esistano altre forme di apprendimento che partano dal vissuto, dall’esperienza dello studente per arrivare anche altrove. L’istruzione professionale può diventare interessante ed importante per tutto il sistema dell’istruzione per rendere possibile il passaggio dai curricolo alle competenze, perché mentre i curricoli appartengono alle istituzioni, le competenze appartengono alle persone.
La proposta della Devolution va contrastata fino in fondo, per ragioni profonde. La scuola è la prima istituzione chi i giovani incontrano nella loro vita, ricostruendo lì la loro storia individuale, del proprio territorio, fino a dimensioni nazionali ed europee, dove si apprendono i diritti e i principi di democrazia.
La Devolution ci condanna al localismo, alla chiusura nel particolare. La scuola al contrario di quello che richiama la Devolution, ha affermato una sua identità pubblica e nazionale che va difesa e rivalutata.
La scuola ha un dovere di responsabilità: quello di rendere visibile il risultato del suo operare, non essendo sufficiente una mera enunciazione.
La bassa cultura di questo Governo spinge invece sulle basse leve dell’individualismo, con un’aggressione al ruolo di ciò che è pubblico in questo Paese. Ma emerge una nuova domanda di eticità, di ‘pubblico’ che funzioni, di istituzioni, di valori di unità del Paese. Vi è una nuova sensibilità che riemerge dopo tante aggressioni a questi valori.
Ora dobbiamo pensare a un nuovo progetto di riforma, lavorando anche per soluzioni parziali e locali, per contrastare una politica che non ci convince.

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Nei prossimi giorni potrai firmare
per il referendum abrogativo.

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