Riconquistare risorse, fermare il DdL Bernini/Meloni, avviare una stabilizzazione, garantire il diritto allo studio: gli Stati di agitazione dell’università al MUR
Comunicato degli Stati di agitazione dell'università
Lo scorso 20 dicembre 2024, in un incontro a Roma Tre e in un presidio davanti al Ministero, gli Stati di agitazione dell’Università hanno portato ad esprimersi diverse voci che si sono mobilitate contro il taglio al FFO 2024, il Decreto sulle telematiche, l’annunciata revisione del preruolo (DdL 1240 Bernini/Meloni) e le ipotesi di intervento sull’insieme dell’impianto universitario (Gruppi di lavoro ministeriale e Ddl 1192 su governance, autonomia didattica, stato giuridico e ingresso in ruolo negli atenei).
Giovedì 23 gennaio una delegazione degli Stati di agitazione ha quindi incontrato alcuni dirigenti del Ministero dell’Università e della Ricerca. La delegazione ha cercato di esprimere l’articolazione e la complessità che attraversano l’insieme della comunità universitaria, comprendendo organizzazioni sindacali e della docenza (FLC CGIL; ANDU; CLAP; Rete29aprile), associazioni del precariato (ADI e ARTED), strutture di movimento (Restrike, assemblea precaria Roma Tor Vergata, Sapienza e Siena Stranieri; CUIR Palermo, Roma Tre in mobilitazione) e realtà studentesche (UDU, Link, Primavera degli studenti). Si è così cercato di dare spazio e voce anche a soggettività che non hanno riconoscimento, pur costituendo una parte fondamentale e significativa dei nostri atenei, sviluppando quella prospettiva realmente generale che purtroppo oggi manca alle rappresentanze istituzionali dell’università.
Questa pluralità di voci ha rivendicato in modo convergente un sistema universitario pubblico, autonomo e democratico, richiamando il comunicato conclusivo del 20 dicembre: il ritiro del DdL 1240, che conferma gli Assegni di ricerca e moltiplica il precariato; il riconoscimento del lavoro accademico come lavoro (diritti, salari e rappresentanza); l’allargamento degli organici a dimensioni europee con un piano pluriennale, un reclutamento periodico, la reinternalizzazione dei servizi e l’adeguamento dei salari; il rilancio del sistema nazionale, eliminando logiche di mercato, squilibri tra sedi e distribuzioni premiali. In questo quadro sono state sottolineate forti preoccupazioni sulle risorse per gli atenei (blocco turnover e reclutamento); la necessità di un monitoraggio puntuale di un precariato imponente e di lunga durata; la rivendicazione di risorse e norme in grado di stabilizzare una componente già oggi parte essenziale della didattica e della ricerca; la preoccupazione per la libertà di docenza e di ricerca, anche a fronte delle previsioni dell’articolo 31 del DdL Sicurezza; la necessità di superare il numero chiuso e sviluppare un reale diritto allo studio, costruendo servizi pubblici ed eliminando le attuali tassazioni (che rischiano di riprendere la propria corsa, a fronte dei traballanti bilanci di atenei).
L’assenza di un interlocutore politico ha reso inevitabilmente parziale l’incontro: il Ministero riceve, ma non risponde e non interloquisce con i problemi, le domande e le rivendicazioni poste. L’incontro, comunque, oltre a permettere di ascoltare componenti cancellate dall’attuale panorama politico e istituzionale dell’università, oltre che occasione di esprimere richieste e rivendicazioni, ha potuto anche prendere atto dell’attuale rallentamento dell’iter del Ddl Bernini/Meloni, in attesa di verificare pareri e sciogliere eventuali contraddizioni con PNRR e politiche europee.
Gli Stati di agitazione dell’università ritengono quindi fondamentale proseguire lo stato di mobilitazione permanente negli atenei, raccogliendo partecipazioni e sviluppando reti (qui il link al modulo per comunicare se e come vorrai contribuire), riattivando assemblee ed iniziative dalla prossima settimana; confrontandosi e attraversando l’appuntamento delle assemblee precarie l’8 e 9 febbraio a Bologna; rilanciando infine in modo determinato le mobilitazioni con un nuovo appuntamento nazionale alla ripresa del secondo semestre.
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