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Tutto il secondo ciclo disciplina per disciplina (V)

Lingue e linguacce

22/07/2005
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Quando in relazione alla legge 53 entriamo nel campo dell’insegnamento delle lingue straniere entriamo un campo complesso. Per tre ragioni.
La prima è una ragione politica: l’incremento della lingue straniere e segnatamente dell’inglese (una delle tre “I”) era uno degli obiettivi conclamati del programma di governo. E quindi lì più che altrove si verificherà se le promesse sono state mantenute o no. Tanto più che rispetto a Berlusconi la Moratti ha alzato la posta puntando non solo all’inglese ma ad almeno due lingue comunitarie.
La seconda è una ragione strutturale: si fa presto a dire lingue straniere, ma le lingue straniere sono molte e diverse e molti e diversi sono gli insegnanti che le insegnano. Finora nelle scuole secondarie superiori italiane si insegnano inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo, serbo-croato, sloveno e albanese (il lettore si accorgerà della mancanza di alcune lingue emergenti come l’arabo, il cinese, il giapponese per non parlare di altre lingue comunitarie a cominciare dal portoghese: altro problema!) con altrettante classi di concorso a cui fanno riferimento oltre 25.000 insegnanti tra i quali circa 15.000 di inglese, 8.000 di francese e 2.000 di tedesco.
La terza è una ragione di tipo organizzativo che discende direttamente dalla precedente: dati questi numeri chi insegnerà queste lingue?

E qui casca l’asino. E casca anche la “I”: dal momento che tutti gli alunni (tranne quelli del liceo classico che hanno anche le lingue morte) devono studiare almeno due lingue comunitarie il fare spazio alla seconda lingua finisce per sacrificare inevitabilmente la prima. E siccome la prima è già oggi prevalentemente l’inglese ecco che la “I” rischia di precipitare e con essa rischiano di precipitare proprio quei docenti di inglese che potevano sentirsi lusingati da tanto interessamento. La storia è cronaca dei mesi scorsi. Alle proteste degli insegnanti di inglese per il rischio di una inaspettata riduzione ecco la risposta: chi insegna inglese insegnerà anche la seconda lingua comunitaria. Non importa se non è abilitato in questa seconda lingua, la stessa cosa si fa già alle medie e poi... avrà pur fatto qualcosa all’università in qualche altro idioma, perdiana! (la laurea in lingue prevede effettivamente la conoscenza di almeno due lingue, ma lo stesso non vale per l’abilitazione)
Insomma una lingua e una linguaccia!

Ed ecco allora che per sciogliere ogni dubbio nei licei artistico, musicale-coreutico, delle scienze umane, scientifico e tecnologico la disciplina è unica: 132 ore all’anno, 660 ore in cinque anni di inglese e di seconda lingua comunitaria insegnate dallo stesso docente, abilitato in inglese prevalentemente, si suppone. Da un punto di vista complessivo c’è un incremento del 33,3%, ma in realtà la prima lingua (l’inglese) ha una riduzione media di una percentuale analoga.

Del liceo classico si è già detto. Qui la lingua è solo l’inglese per 330 ore in un quinquennio, che significa un incremento del 25% rispetto all’ordinamento tradizionale, ma un decremento di almeno il 28% rispetto alle tante sperimentazioni Brocca o parziali (di prosecuzione della lingua) esistenti. Quest’ultima cosa vale anche per il liceo scientifico dove c’erano molte sperimentazioni parziali di seconda lingua straniera.

Il punto più critico della situazione si verifica però nel liceo economico: anche qui, come per tutti gli altri licei, si prevede un insegnamento con un’unica materia per entrambe le lingue, e dunque un unico insegnante ed un unico orario di 132 ore annue, pari a 4 ore settimanali e un totale di 660 ore.
Nell’ordinamento attuale dell’istituto tecnico commerciale abbiamo invece una prima e una seconda lingua insegnata da due diversi insegnanti, diversamente abilitati per un totale complessivo di 1.056 ore in cinque anni (495+561). Fa una bella differenza con gli altri licei dove invece la lingua era finora una sola. Ed infatti mentre complessivamente, pur con tutte le approssimazioni del caso, tra inglese e seconda lingua là si va crescendo, qui le ore, oltre ad essere affidate ad un insegnamento più approssimativo, crollano del 37,5%. E non si può pensare che possano servire a compensare questa perdita le eventuali 198 ore di approfondimento in tre anni che vanno scelte tra innumerevoli altre opzioni.

Un ragionamento a parte merita il liceo linguistico, l’unico in cui le diverse lingue siano assegnate a tre insegnanti diversi e diversamente abilitati. Ma qui il confronto va fatto con i tre indirizzi che finora avviavano ad una congrua preparazione su tre lingue:
• il liceo linguistico che finora era solo sperimentale, prevalentemente sul modello Brocca;
• l’indirizzo per periti aziendali corrispondenti in lingue estere, ormai prevalentemente organizzato sulla base della sperimentazione Erica;
• l’istituto tecnico per il turismo, ormai prevalentemente organizzato sulla base della sperimentazione Iter.
Complessivamente l’orario di lingue straniere del nuovo liceo linguistico (1716 ore in cinque anni) è più alto di quello Brocca (1518) pari a quello dell’istituto tecnico per il turismo, ma più basso dell’Erica (2013). La situazione diventa molto più complessa se si fa riferimento alle diverse classi di concorso o, meglio, alle diverse lingue straniere, con l’avvertenza che quando si parla di prima lingua nel nuovo liceo si parla di inglese, mentre finora questa poteva essere anche francese o, in qualche caso tedesco, perché era riferita alla lingua straniera fatta nella scuola media.
In ogni caso nel confronto col linguistico Brocca la prima lingua incrementa del 6,6%, la seconda del 17,6% e la terza del 14,3%. Ma se il confronto si fa con l’istituto tecnico per il turismo abbiamo una perdita del 15,8% nella prima lingua e del 4,8% nella seconda ed un incremento del 33,3% nella terza. Stesso trend ma più consistente nel confronto con l’indirizzo per corrispondenti in lingue estere: una perdita del 30,5% nella prima lingua, del 20% nella seconda e un incremento del 23% nella terza.
E’ dunque la terza lingua il volano di incremento. Se si pensa che la prima lingua è ed era prevalentemente inglese, protetta, a questo punto, negli altri licei con l’assegnazione anche della seconda lingua e che l’incremento nel linguistico sarà affidato alla terza (prevalentemente tedesco, spagnolo,russo ecc.), c’è da chiedersi che cosa resterà agli 8.000 insegnanti di francese.

Un po’ più tranquilla invece la situazione per gli insegnanti di conversazione, che affiancheranno per un’ora alla settimana i docenti laureati. Rispetto al linguistico Brocca la quota oraria resta uguale per prima e seconda lingua e aumenta del 66,6% per la terza. Mentre rispetto agli altri due indirizzi è prevedibile una crescita di orario del 25% per prima e seconda lingua, mentre la terza resta uguale.

Roma, 22 luglio 2005

(5 – continua)

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