Scuola Infanzia e primaria: il decreto sugli anticipi
Tra evidenze poco evidenti e libere interpretazioni poco logiche.
Un mese dopo (!) la pubblicazione della circolare sulle iscrizioni, il Miur emana il decreto che stabilisce le date per gli anticipi alla scuola primaria e alla scuola dell’infanzia.
Si decreta che, come ormai risaputo, nel prossimo anno scolastico potranno accedere alla prima classe della primaria i bambini/e che compiono i sei anni entro il 30 aprile 2007; possono presentare domanda di iscrizione alla scuola dell’infanzia i bambini/e che compiono i tre anni entro il 28 febbraio 2007 (ricordiamo che l’accoglienza e la frequenza saranno però possibili solo in presenza delle intese e delle condizioni previste).
Attenendosi a queste date, il Miur ha potuto ignorare la sentenza della Consulta che nell’estate scorsa ha ritenuto illegittima la modulazione degli anticipi in assenza del confronto con la Conferenza Unificata Stato-Regioni.
Singolare è la circolare di trasmissione del decreto.
Siccome i piccoli che intendono frequentare la scuola dell’infanzia per compiere i tre anni nel 2007 devono essere nati nel 2004, ma al Ministero nessuno si era ancora accorto che il 2004 è stato un anno bisestile, la circolare di accompagnamento recita: “è di tutta evidenza che possono iscriversi anche le bambine e i bambini nati il 29 febbraio 2004.” (!)
Con tali premesse, come si risponderà ai genitori di chi è nato il primo di marzo e intende avvalersi degli anticipi???
Citiamo questo passo solo per evidenziare – ancora una volta, purtroppo - la superficialità che caratterizza l’operato del Miur.
Ben più seria è la questione che già lo scorso anno abbiamo definito “gli anticipi degli anticipi” che riguarda coloro che chiedono l’iscrizione agli esami di idoneità per frequentare le classi successive alla prima della primaria. A cinque anni e pochi mesi si potrà chiedere e sostenere l’esame per la frequenza alla seconda classe, a sei anni per la terza e così via per tutta la scuola di base..
Il Miur si conferma affetto da una febbre anticipatoria, burocratica, molto poco rispettosa dei ritmi e dei tempi dei bambini e destinata, se fosse praticata, a produrre effetti devastanti sull’organizzazione e la funzionalità della scuola.
In nome e a difesa di un’astratta personalizzazione, infatti, si vuole svuotare il significato dell’organizzazione per gruppi-classe (e dei connessi benefici effetti dell’apprendimento tra pari).
Ancor più grave è il passo che riguarda gli alunni che frequentano scuole private non paritarie, ma su questo tema rimandiamo alla specifica nota.
Roma, 6 febbraio 2006
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