Organizzazione oraria e didattica nelle scuole medie: rilevazione dati
Si conferma la bocciatura della riforma modello “Moratti”
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Il MIUR ha consegnato alle organizzazioni sindacali, nel corso dell’incontro di ieri sul portfolio, i dati relativi ad una rilevazione effettuata sulle prime e seconde classi delle scuole medie, tendente ad accertare i quadri orario adottati e le scelte effettuate relativamente alle attività opzionali facoltative. Prospetti regionali e provinciali accompagnano una breve relazione di sintesi dell’indagine.
Gli esiti di tale rilevazione confermano abbondantemente lo scarso gradimento per la scuola “minima” delle 27 ore e la scuola “spezzatino” modello Moratti, testimoniano che è vincente, sulla retorica familistica di Moratti, un modello inclusivo di scuola e fortemente integrato didatticamente al suo interno, tendente a riprodurre quei modelli di scuola distesa che vanno dalle 33 alle 40 ore settimanali.
Hanno risposto all’indagine 41554 classi, di cui 20570 prime e 20984 seconde, corrispondente ad una percentuale dell’80% circa delle classi esistenti in organico di fatto (25.787 prime e 26.387 seconde).
Soltanto l’ 1% di queste classi funziona con l’orario minimo, quello obbligatorio delle 27 ore settimanali, con una leggera prevalenza nell’Italia del nord (Lombardia) e con una flessione delle classi interessate fra le prime rispetto alle seconde (302 seconde classi contro 253 prime classi). Ben tre regioni, l’Abruzzo, la Liguria e l’Umbria non hanno neanche una prima classe funzionante a 27 ore. E’ un modello dunque che, lungi dall’incontrare consensi, piace sempre meno.
Il 21% delle classi esaminate adotta un orario di 30 ore settimanali, con una leggera prevalenza delle scuole del centro Italia, il 78% adotta un orario da 33 a 40 ore settimanali, con una prevalenza dei modelli a 33 ore e la conferma del dato storico dei tempi prolungati, da 36 a 40 ore.
La scuola minima non ha dunque convinto nessuno, le famiglie hanno confermato la fiducia e l’aspettativa riposta nella scuola e hanno dimostrato che è diffusa la richiesta di più scuola.
Passando poi ai dati che riguardano la scelta delle attività opzionali facoltative, l’indagine fa rilevare che la maggior parte delle classi hanno orientato le proprie scelte didattiche verso le discipline più taglieggiate dall’orario obbligatorio, compensando l’impoverimento subito, con una netta prevalenza per il potenziamento delle competenze all’ascolto, della lingua inglese, in larga parte, ma anche per l’informatica e l’approfondimento disciplinare soprattutto delle materie letterarie.
In numero elevato le attività dedicate allo studio di uno strumento musicale.
Anche fra le attività classificate genericamente come “altro”, prevalgono nettamente attività condotte dal docente di lettere in approfondimenti di tipo letterario.
La lettura politica di questi dati dimostra che la scuola media non si è fatta conquistare dalla scuola mercato, che offre una serie di prodotti accattivanti per catturare l’attenzione delle famiglie, ma ha cercato di salvaguardare l’integrità didattica della sua offerta formativa e la coerenza interna del suo progetto formativo, convincendo le famiglie della bontà della sua scelta.
A breve verranno definiti gli organici per il prossimo anno scolastico, l’amministrazione dovrà tener conto dei risultati di questa indagine, alla luce anche del fatto che non vi sono vincoli specifici in finanziaria che impediscono un allargamento delle dotazioni organiche.
Roma, 24 gennaio 2006
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