Mercato del lavoro: il Governo modifica il decreto 276/03. Le osservazioni della CGIL
Decreto legislativo recante disposizioni modificative e correttive del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276
E’ stato approvato dal Consiglio dei Ministri, il 3 settembre u.s., il “ Decreto legislativo recante disposizioni modificative e correttive del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276” attuativo della legge 30/2003. Il nuovo decreto legislativo consta di 21 articoli ed entrerà in vigore dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e dopo la “vacatio” di 15 giorni.
Le modifiche e le correzioni, introdotte nelle nuove disposizioni, continuano a muoversi all’insegna dello smantellamento dei diritti e della riduzione del costo del lavoro. Ossia il Governo persevera nella sua politica di precarizzazione dei rapporti di lavoro e dei diritti dei lavoratori puntando ad un sistema produttivo basato sulla competitività al ribasso a danno della qualità che inesorabilmente continuerà a trascinare il nostro paese verso un sempre più accentuato declino economico, sociale e civile.
Nel perseguire questa sua disastrosa politica, con inconsueta testardaggine, il Governo non si accorge, o fa finta di non accorgersi, non solo dei giudizi critici delle organizzazioni sindacali ma nemmeno dei giudizi negativi sulla sua politica espressi dallo stesso mondo industriale che con il patto di Parma lo aveva sostenuto.
A circa un anno dalle norme contenute nel decreto legislativo 276, la contrattazione collettiva ha largamente ridimensionato gli effetti peggiori che il decreto lasciava presagire, dimostrandone l’inutilità e, in molti casi, l’inefficacia a rispondere alle reali esigenze del sistema produttivo.
Se il governo avesse avuto a “cuore” oppure a “riguardo” gli interessi del Paese avrebbe dovuto prendere atto del fallimento della sua politica sul lavoro e avrebbe dovuto, con atti consequenziali, invertire la rotta. Evidentemente si vuole continuare a sostenere a tutti i costi i soli interessi di una esigua minoranza del mondo imprenditoriale..
Davanti ad un simile quadro ha ragione la CGIL a dire che “è ora che si apra nel Paese un dibattito serio e leale sul destino dei tanti precari giovani e non, sulle tutele da garantirgli per impedire il perdurare di una concorrenza al ribasso a danno di uno sviluppo economico e sociale stabile e duraturo fatto di una buona occupazione”.
Roma 17 settembre 2004
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