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La scuola trasformata in buromostro

Per risparmiare ai danni delle scuole, la manovra le trasforma da luoghi dell'educazione a centri burocratici. Bolli e procedure invece di didattica. In coerenza con le "riforme" all'indietro di questo governo.

11/07/2011
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Tra le misure previste dalla manovra finanziaria c'è un ulteriore dimensionamento della rete scolastica per cui le scuole della primaria e della secondaria di primo grado che abbiano meno di 500 alunni si accorpino in istituti comprensivi. Le scuole superiori con meno di 500 alunni vengono invece private di dirigente scolastico e Dsga. Le conseguenze di queste sciagurate e insensate decisioni in un articolo di Armando Catalano, dirigente scolastico di Roma. L'articolo uscirà sul prossimo numero della rivista “Articolo 33”. Qui ne proponiamo alcuni stralci.

Le misure governative di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche sono una vera e propria catastrofe per la scuola italiana. [...] Tutte misure per risparmiare, certo; ma con la conseguenza funesta di realizzare una grande e definitiva trasformazione delle nostre scuole in istituzioni privandole di forza educativa, prive di effettiva direzione; un campo pieno di falle e di indicibile sofferenza pedagogica, didattica, professionale.
Da calcoli assai sommari si ricava che dalle attuali 10.000 scuole si arriverà a circa la metà o poco più di scuole che saranno gestite direttamente da un Dirigente scolastico con un proprio ufficio.
Ed ecco la parola: ufficio. Le scuole sono trattate alla stregua di uffici […] dove non importa se il Dirigente scolastico sia presente o meno. Perché l’importante non è governare processi, intessere relazioni positive, “piegarsi” sulle mutevoli esigenze dei bambini-adolescenti-giovani che vivono una parte decisiva dello loro vita a scuola.
[...]
E poi, da questa nuova stretta sulle dimensioni delle scuole del primo ciclo, traspare anche una visione della dirigenza che è lontana anni luce da una dirigenza specifica di scuola.
Se il Dirigente non può seguire per la loro numerosità le classi, i consigli di classe, di interclasse; se non può occuparsi dei ragazzi di ciascuna classe (e ogni classe ha diritto all’attenzione del Dirigente); se non può partecipare ai gruppi di lavoro perché schiacciato sul quotidiano e sulle emergenze che la abnorme dimensione implica (quanti saranno i plessi da governare e quante volte alla settimana si potrà “far visita” a quegli stessi plessi?), quale figura di Dirigente esce da questo massacro?
Ci si sarebbe aspettati che almeno, per coerenza, si pensasse di “equilibrare” il vuoto che si crea con il pieno di un rafforzamento o una estensione dei collaboratori del Dirigente esonerati o semiesonerati. Al contrario: si creano le condizioni per diminuirne il numero, perché se no che risparmio sarebbe? e, soprattutto, non si ridurrebbe così l’entità del danno alla scuola statale che deve essere pieno e completo?
[...]
Non è un caso che questa “cultura” amministrativista (da noi storicamente e fortemente contrastata), che da un paio di decenni cerca di farsi strada nelle scuole italiane, trova smalto e sponda ogni volta che alla guida del Paese siede un governo di destra.
Questi poveri liquidatori della “scolasticità” della figura dirigenziale sono gli unici ad essersi detti favorevoli alla nuova “dimensione scuola” della primaria e secondaria di primo grado.
Noi facciamo una previsione a breve: un ciclo si sta chiudendo per un governo e per una “cultura” che hanno ammorbato l’aria, corrotto le coscienze, praticato l’arroganza del più forte. Di questo ciclo fa parte anche questa concezione della scuola e della dirigenza.
I cultori di questa idea di dirigenza nella scuola stanno (speriamo) per ritornare nell’ombra da dove sono venuti, non solo perché la loro cultura è al capolinea ma soprattutto per consunzione interna, per mancanza di capacità di costruire continuità e ricambio.
Lavoriamo per limitare i danni: opponiamoci a livello nazionale e in ogni territorio perché il piano non passi.
È in gioco il destino non solo e non tanto di una certa dirigenza ma della stessa scuola italiana.

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