Altro che vittimismo, in Puglia rivendichiamo anni di organico sottratto
La FLC CGIL regionale documenta con i dati l’entità del danno sugli organici dei docenti pugliesi.
A cura della FLC CGIL Puglia
Dopo la pubblicazione della mobilità nella secondaria di secondo grado, analisi e commenti sugli esiti complessivi di questa tornata di trasferimenti dei docenti non si sono fatti attendere. I commenti, per lo più, sono accomunati da un identico refrain che mira a giustificare l’ineluttabilità di questo esodo di docenti meridionali verso il settentrione d’Italia con la freddezza di dati statistici così riassumibili: ben tre docenti su quattro, tra coloro che hanno ricevuto la sede scolastica definitiva, sono di origine meridionale a fronte di un terzo delle sedi disponibili nel Mezzogiorno d’Italia. A queste condizioni, l’algoritmo non poteva sortire un esito differente rispetto all’esodo lamentato.
Appunto: “a queste condizioni”. Ma siamo certi che tali condizioni descrivano l’oggettività di uno stato di fatto e non piuttosto l’esito di scelte politiche effettuate in passato e quindi oggi modificabili?
Noi propendiamo per la seconda ipotesi e per dimostrarlo forniremo le nostre “fredde analisi statistiche” o, se preferite, il nostro “algoritmo sugli organici” basandolo su dati desunti direttamente dal sito del MIUR privilegiando i dati relativi alla scuola pugliese ma che, in linea di massima, valgono pure per l’intero Mezzogiorno.
Primo dato: il numero delle classi
Partiamo da una considerazione: per i docenti, il numero dei posti disponibili dipende innanzitutto dal numero delle classi. Il numero delle classi dipende a sua volta dal numero medio degli alunni distribuito in esse. Vediamo la tabella seguente:
tabella 1
Alunni | Classi | Alunni/classe | Differenza | |
Puglia | 618.242 | 28.161 | 21,95 | 0,7 |
Nazionale | 7.862.022 | 369.913 | 21,25 |
Dati MIUR
Quindi la Puglia ha una media alunni per classe più alta di 0,7 punti. Se volessimo recuperare il gap tra media regionale e media nazionale basterebbe dividere il numero di alunni per la media nazionale di 21,25 e avremmo ben 933 classi in più. Infatti:
tabella 2
Alunni | Media nazionale | Alunni pugliesi /media nazionale = classi |
Classi mancanti rispetto alla media nazionale |
|
Puglia | 618.242 | 21,25 | 29.094 classi (+933) |
29.094 – 28.161= 933 |
Come si evince dalla tabella, rispetto alla media nazionale, in Puglia mancano 933 classi.
Secondo dato: il numero dei docenti
Il primo dato si completa quando passiamo a considerare la media di docenti per singola classe che ci fornisce indicazioni utili per capire come
a) al sud si parta da una condizione iniziale di svantaggio in termini di organico docenti che andrebbe innanzitutto riequilibrata sulla media nazionale
b) il riequilibrio dell’organico sui parametri nazionali andrebbe effettuato a prescindere dal calo demografico, altrimenti lo squilibrio resterebbe strutturale.
c) Il riequilibrio dell’organico comporterebbe un aumento di 3.573 posti se, modificando le condizioni di partenza, anche alla Puglia si applicassero i parametri nazionali come si evince dalla seguente tabella.
tabella 3
Docenti | Classi | Docenti/classe | Differenza | |
Puglia | 55.488 | 28.161 | 1,97 | -0,06 |
Nazionale | 751.563 | 369.913 | 2,03 |
Dati MIUR
Come si vede dalla tabella 3, in Puglia, la media dei docenti per classe è più bassa di 0,06 punti rispetto alla media nazionale.
Conclusioni
A questo punto possiamo trarre le dovute conclusioni dal nostro algoritmo: le 933 classi mancanti sviluppano un organico docenti pari a 1.838 posti (derivanti dal calcolo: 933*1,97). Del resto già se applicassimo alle 28.161 classi esistenti in Puglia la media nazionale di 2,03 docenti per classe avremmo un incremento di organico di 1.679 unità che salirebbe all’incredibile cifra di 3.573 posti aggiuntivi se applicassimo la media nazionale di 2,03 docenti per classe anche alle 933 classi mancanti.
Comunque sia, il credito di organico della Puglia, e di tutto il Sud, da solo basta a rivedere gli impietosi giudizi espressi di recente nei confronti dei docenti meridionali.
Per comprendere l’entità del danno sugli organici docenti pugliesi si consideri che l'organico di fatto è passato in soli 9 anni da 63.354 del 2007/08 ad appena 46.759 del 2016/17 con un taglio di 16.345 posti di cui 540 solo nell’anno che sta per iniziare.
Altro che vittimismo e pantomime: si tratta di legittime rivendicazioni. È troppo sperare che in questo Paese si arrivi, al sud come al nord, a individuare e realizzare livelli di prestazioni tali da garantire uniformemente sul territorio nazionale identità di condizioni di partenza nell’erogazione dell’offerta formativa magari a cominciare dalla generalizzazione del tempo pieno e prolungato al sud come al nord? Si può sperare che, al sud come al nord, sezioni d’infanzia, classi a tempo pieno e prolungato, siano distribuite in egual misura in rapporto alla popolazione scolastica e non in base a previsioni di organico che condannano il Sud e la Puglia ad una condizione di subalternità formativa rispetto al resto del Paese? Si può sperare che lo Stato torni a svolgere quel ruolo di centro regolatore e di riequilibrio sociale delle opportunità formative sull’intero territorio nazionale avendo come fine non più il pareggio di bilancio ma il pareggio delle potenzialità di crescita e sviluppo di tutto il suo territorio nazionale? L'intreccio diabolico tra crisi economica e dinamiche demografiche sta già impoverendo il mezzogiorno d'Italia lasciando intravedere, come affermato dal rapporto SVIMEZ 2015, "uno stravolgimento demografico, un vero e proprio tsunami dalle conseguenze imprevedibili"
A nostro avviso non è proprio il caso di rinforzare tali tendenze già in atto nel Mezzogiorno con ulteriori politiche di esodo di forza lavoro intellettuale determinate dalla forte discrepanza di tempo scuola tra Nord e Sud del Paese. Tali tendenze vanno fermate, subito, iniziando una battaglia a favore di un tempo scuola il più esteso possibile in Puglia - e in tutto il Sud - chiamando in causa anche la Regione Puglia che deve fare la sua parte possibilmente in stretta connessione con le altre regioni meridionali e con le organizzazioni sindacali di categoria. Noi ci saremo, come sempre!
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