A proposito di elevamento dell’obbligo di istruzione
L'obbligo scolastico va portato subito a 16 anni e a 18 entro la legislatura
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Da alcune settimane con alcuni interventi si è cominciata a riaprire la discussione sull'elevamento dell’obbligo scolastico ed in qualche caso rieccheggiano considerazioni che avevamo sperato definitivamente superate riguardo alle modalità in cui assolverlo.
La proposta relativa all’elevamento dell’obbligo scolastico è contenuta sia nel programma dei partiti dell’Unione (obbligo scolastico a 16 anni) sia nelle risoluzioni congressuali della FLC e della Cgil (obbligo scolastico a 16 anni subito e suo innalzamento ai 18 anni nell’arco della legislatura).
Del tutto legittimo avere opinioni diverse, ancorché a nostro avviso sbagliate, un po’ meno quando fra i detrattori dell’obbligo scolastico, costituzionale, c’è anche chi ha contribuito a scrivere programmi elettorali sui quali si è chiesto il consenso dei cittadini e si è interloquito con le forze sociali.
Poco originali risultano le argomentazioni utilizzate da costoro: il problema non è l’obbligo ma la qualità; la riforma della scuola media unica ha fallito; c’è uno zoccolo di ”irriducibili” all’obbligo; ecc..
Poiché la questione riproposta sull’obbligo riguarda un tema fondamentale per la democrazia del nostro Paese riteniamo opportuno ribadire:
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noi, Cgil ed FLC, confermiamo la richiesta di elevare l’obbligo di istruzione subito a 16 anni ed entro la fine della legislatura a 18 anni, così come deliberato nel Congresso da poco concluso;
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questa nostra scelta nasce proprio dalla considerazione del ruolo centrale, fondamentale che assume il sapere nell’opera di riprogettazione del paese: le analisi internazionali comparate ci consegnano una situazione di forte arretramento del nostro paese, in termini di numero di diplomati e laureati che, se non invertita decisamente e prontamente, rischia di condannarci per molti decenni a guardare solo da lontano la crescita economica e produttiva degli altri paesi, che su questo terreno stanno peraltro crescendo di numero;
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la necessità di elevare da subito l’obbligo di istruzione si accompagna, nella nostra proposta, con quella di investire risorse, finanziarie ed umane, nella scuola, per sostenere l’autonomia scolastica, il motore di qualunque ipotesi di cambiamento, se non si vogliono ripetere gli errori del passato, anche recente, di riforme, miseramente tutte fallite, calate dall’alto, senza il protagonismo di chi a scuola lavora e si forma;
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in questo ambito, la conferma della forte unitarietà del sistema nazionale di istruzione si realizza per un verso respingendo decisamente l’ipotesi di “devolution” approvata dalla passata maggioranza di centro destra; per l’altro, consegnando la scelta delle strategie educative funzionali al raggiungimento di quell’obiettivo alla responsabilità delle scuole autonome, non potendosi peraltro prefigurare una pedagogia di stato, che prescriva dal centro le soluzioni pedagogiche didattiche. Va affidato alla scuola autonoma, con un esplicito messaggio da parte della Repubblica alla sua più importante istituzione, il compito di ricostruzione del senso e della prospettiva del suo ruolo;
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noi, convinti assertori dell’elevamento dell’obbligo scolastico, non abbiamo mai pensato di riproporre un’antica e, speravamo definitivamente superata, diatriba su biennio unico ed unitario. Chi associa l’elevamento dell’obbligo di istruzione al biennio unico confonde volutamente le acque, attribuendo intenzionalità mai espresse, anzi tacendo della necessità, sostenuta da noi, di avviare un processo di ripensamento della struttura e della didattica della scuola superiore, capitalizzando le migliori esperienze che in questo ambito pure sono state realizzare in questi lunghi e contradditori anni, dalla scuola secondaria migliore. La scuola secondaria superiore ha bisogno di essere ripensata, riprogettata, ma non bisogna ricominciare dall’ingegneria istituzionale, bensì dalla scuola.
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le indagini internazionali indicano chiaramente che l’innalzamento dell’istruzione rappresenti una scelta strategica. “Education at a glance 2004” documenta con puntualità come questa scelta paghi per gli individui come per l’economia favorendo la crescita economica di diversi punti percentuale.
Quello che occorre fare, quindi, è introdurre da subito l’elevamento dell’obbligo di istruzione che già da solo pone domande e ripensamenti alla scuola che c’è oggi e alla quale vanno forniti strumenti, risorse ed organici per affrontare e adempiere adeguatamente a questo compito.
E’ questa la proposta che, nel Comunicato della Segreteria FLC sulla fase successiva al voto, abbiamo formulato alla nuova maggioranza di Governo, indicandola fra i provvedimenti immediati da assumere, anche per segnare positivamente una discontinuità con le scelte di politica scolastica del precedente Governo di centro destra e per dare risposta ai tanti che in questi lunghi cinque anni hanno manifestato e difeso la scuola pubblica del nostro paese, contro il processo di privatizzazione imperante, ferma restando la richiesta di cancellare completamente la Legge Moratti.
Fra chi ha ricominciato ad esprimersi contro l’innalzamento dell’obbligo scolastico scorgiamo posizioni di fatto contro la scuola pubblica, ritenuta incapace di modificarsi e di migliorarsi, e contro un’idea di società inclusiva nella quale, diversamente da quanto ha dichiarato alcune settimane fa Berlusconi, noi riteniamo sia giusto che ognuno pensi di poter avere il figlio dottore.
Roma, 27 aprile 2006
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