Riformare la statistica ufficiale, rafforzare la democrazia
Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Oggi si chiude la decima conferenza nazionale di statistica aperta ieri alla presenza del Presidente della Repubblica, del Ministro dell’economia e di altri esponenti del Governo. Questo importante appuntamento della Statistica ufficiale ricorda al paese la centralità della funzione sociale della ricerca pubblica. Sullo sfondo dei lavori della conferenza c’è uno scenario istituzionale in evoluzione: è stato infatti appena varato il decreto di riordino dell’ISTAT ed è in corso di definizione un nuovo regolamento di organizzazione dell’ISTAT, mentre si discute delle linee-guida cui ispirare un decreto di riforma del Sistan, il Sistema Statistico Nazionale.
Se la Ricerca pubblica è un bene comune, prezioso per i cittadini e per lo sviluppo del Paese, garantirne l’autonomia e l’indipendenza anche attraverso la garanzia di un adeguato finanziamento deve essere una priorità.
Purtroppo, questa fase politica vede al contrario gli Enti di Ricerca chiusi o colpiti da tagli pesanti ai bilanci ordinari connessi a provvedimenti di riordino orientati proprio al restringimento dell’autonomia e dell’indipendenza dell’attività di ricerca.
Per quanto riguarda l’ISTAT, il recupero del taglio operato sul bilancio dell’Istituto nazionale di Statistica ci sembra un segnale importante nella giusta direzione. Tuttavia questa rimane una fase delicata per la statistica pubblica del nostro Paese. In primo luogo perché la minaccia costante di possibili decurtazioni dei finanziamenti necessari a condurre le principali indagini che monitorano lo stato di salute dell’economia e delle condizioni di vita dei cittadini, rappresenta in se un indebolimento delle condizioni materiali di reale esercizio dell’autonomia dell’Ente.
In secondo luogo perché la riorganizzazione dell’ISTAT e la riforma del Sistan saranno momenti cruciali in cui spingere il Sistema verso un accrescimento dell’effettiva autonomia e indipendenza, presupposti di imparzialità e trasparenza dell’informazione statistica ufficiale. Sono fondamentali a questo proposito la forma che assumerà la rete dei soggetti che partecipano al Sistan, il loro rapporto coi poteri locali e centrali, il ruolo di indirizzo e di governo che l’ISTAT potrà e saprà esercitare verso il Sistan.
La riforma federale dello Stato muove in direzione di un sistema sempre più policentrico e complesso in cui le Regioni rappresentano lo snodo cruciale, essendo al tempo stesso produttrici di informazione statistica ufficiale e soggetti politici che attraverso la statistica ufficiale possono essere assoggettati a valutazione e rendicontazione da parte della collettività. Per questo motivo il presupposto di qualsiasi innovazione istituzionale è che le funzioni, le competenze e le risorse dell’ISTAT non sono e non potranno essere soggette ad alcuna forma di devoluzione. L’ISTAT piuttosto deve mantenere e rafforzare la funzione di controllo sui processi di produzione statistica dei soggetti pubblici del Paese e conservare la titolarità della produzione delle informazioni strategiche ai fini della valutazione dell’azione di governo nazionale e locale. Titolarità e pieno controllo della produzione delle informazioni strategiche equivale infatti ad un controllo pubblico e indipendente al servizio dei cittadini sull’azione dei governi che non potrà venir meno anche in presenza di un piano di integrazione tra tutti i nodi del sistema statistico nazionale.
La riforma del Sistan deve puntare a rafforzare la presenza e le funzioni dell’ISTAT nei territori, avviando nuovi rapporti con il Sistan territoriale e potenziando i servizi e l’offerta di informazione per i soggetti del sistema, i governi e le collettività locali, governando le spinte federaliste che vorrebbero “snellire” l’organizzazione dell’ISTAT per distribuire maggiori risorse finanziarie alla statistica delle Regioni.
A proposito di “snellimenti” impropri e di ruolo dell’ISTAT nei territori, continuiamo a ritenere un errore strategico compiuto dall’ISTAT, quello di abbandonare la strada di una propria rete di rilevazione in favore di una esternalizzazione su vasta scala di tutte le rilevazioni delle indagini sulle famiglie. Siamo convinti che questo sarà l’ennesimo vicolo ceco imboccato dall’Istituto. Ad oltre un anno di distanza dalla esternalizzazione della rete di rilevazione dell’indagine sulle forze di lavoro infatti non risulta alcun miglioramento organizzativo e risparmio economico di quelli dichiarati dall’ISTAT. Al contrario si conferma l’ipotesi di un peggioramento netto della qualità della rilevazione per giunta con un andamento che tende ad aggravarsi. Risulta inoltre un pericoloso ed errato cambio in corso d’opera nella metodologia di rilevazione atto a rientrare nei parametri economici dell’appalto stipulato.
I nuovi scenari, se non gestiti con lungimiranza, possono rivelarsi preoccupanti per l’assetto ed il ruolo istituzionale dell'ISTAT e per le conseguenze sulla produzione statistica ufficiale, un bene pubblico che rappresenta una fondamentale garanzia per la vita democratica del Paese.
Sul futuro della statistica pubblica, è auspicabile che l’ISTAT apra al più presto una discussione con tutti gli attori del sistema e avvii il confronto di merito con le organizzazioni sindacali.
Servizi e comunicazioni
Agenda
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