Manifesto: Europa-Quattro giorni di libertà e ricerca
Forum sociale Ad Atene si riunisce l'Europa migliore, quella che vuole ottenere per tutti la pace, la libertà e l'eguaglianza. E lasciare le proprie intenzioni ben scritte su una carta perenne
Guglielmo Ragozzino
L'Europa è una parte del mondo, non migliore, non peggiore di tante altre. In una delle sue città più antiche, Atene, si apre oggi una riunione - un Forum - di persone, giovani soprattutto, che non vogliono più saperne di delegare ai loro rappresentanti, gli eletti del popolo, tutte le decisioni importanti, senza che siano almeno conosciute davvero e discusse. I Parlamenti sono, lo sanno tutti, un aspetto importante della democrazia. Dipendono però troppo dai governi che in teoria essi dovrebbero controllare; e dipendono troppo poco dai popoli che li hanno eletti. C'è poi un altro aspetto della democrazia ed è il discorso pubblico, fatto di comunicazione e di media, di scuole e università, di pubblici dibattiti, di concerti, di grandi assemblee popolari, di canzoni, di memoria; e oggi anche di internet. Questa parte della democrazia, essenziale come l'altra, non è del tutto regolata, anzi, l'essere proteiforme, lo sfuggire ai poteri, è il suo bello.
Il giudizio generale sull'Europa politica - l'Unione europea - è che essa è svogliata, avara, timorosa. Di conseguenza è molto al di sotto di quanto le sue capacità e le sue ricchezze le consentirebbero. Essa partecipa per esempio con quattro membri alle riunioni del G8; o con cinque se si considera la Russia. Ha una forza determinante quando si tratta della riforma delle Nazioni unite, del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, dell'Organizzazione mondiale del commercio; o meglio l'avrebbe, perché si guarda bene dall'esercitarla, quella forza. L'Europa ha in corso una fase di allargamento che dovrebbe completarsi con l'adesione dei restanti paesi dell'est, ma intanto non sa applicare le sue stesse leggi ai dieci paesi ammessi da due anni giusti e non ne accoglie i cittadini con gli stessi diritti di lavoro e di movimento che sono alla base stessa della democrazia comune a tutti gli altri cittadini. Li sfrutta e basta, promettendo tempi migliori.
L'Europa non sa imporre la pace e non sa neppure come discuterne: da vecchio gendarme e contrabbandiere, pone sanzioni e vende armi. Non sa affrontare il problema dei giovani privi di lavoro, ma solo costruire periferie gigantesche intorno alle città, o in zone che vorrebbe invisibili dei suoi stessi paesi. Ha eretto una fortezza e si difende sui mari e lungo i monti come se fosse davvero assediata. I tanti Parlamenti assistono attoniti a quello che i Poteri forti dicono ai governi di fare. Poteri forti che si conoscono a menadito e sanno a volte trasformarsi anch'essi, come Proteo, prendendo l'aspetto di campioni nazionali, da difendere fino al sacrificio.
Ma c'è Atene. Qui confluiscono oggi migliaia di persone, da tutta Europa soprattutto giovani, per discutere e progettare un futuro comune, meno triste. Il minimo che si possa dire è che non sono persone egoiste; ingenue forse. Vorrebbero scrivere una Carta che comprendesse tutto: i beni comuni e la democrazia sostanziale, la cultura e la scienza solidale, la libertà e l'eguaglianza. E' un impegno che sarà difficile completare, ma va dato atto che solo esse hanno tentato. Qualcosa rimarrà.
Rimarrà anche se sarà difficile ottenere che la stampa ne parli.
Quattro giorni di democrazia, una scuola senza pari. Una scuola di uguali. Altri Forum, compreso quello sempre rimpianto di Firenze tra il 6 e il 10 novembre 2002, hanno segnato un'epoca, hanno regalato una speranza. C'erano allora dei maestri che insegnavano e molte persone ad ascoltare. Ora i tempi sono diversi e lo scambio delle esperienze si svolge alla pari. Come è avvenuto altre volte nelle storie dei grandi cambiamenti, quando tutto il popolo sa parlare e tutto il popolo sa ascoltare. Anzi sarebbe bello che fosse possibile sempre così.
Si può fare: i giochi non sono finiti, anzi a partire da Atene, si riaprono.
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