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Contratto di Ricerca, Fracassi: bene avvio, ma non si puo’ contestualmente chiederne aggiramento a UE

Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL

07/02/2025
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È stata approvata oggi dal Consiglio dei Ministri la sequenza contrattuale del CCNL Istruzione e Ricerca, sottoscritta come ipotesi tra le organizzazioni sindacali e l’Aran il 9 ottobre 2024, relativa al Contratto di Ricerca. Questa figura, introdotta dalle Legge 79 del 2022, deve essere l’unica forma di contratto legata ai progetti di ricerca per l’Università, gli Enti di ricerca e per l’Afam, così come definito anche dagli accordi europei legati ai finanziamenti del PNRR.

I tentativi di affossare la nascita di questo contratto, che prevede alcune elementari regole di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, sono stati molteplici e purtroppo non sono ancora terminati. Come abbiamo sostenuto durante la trattativa, ritenevamo che in fase negoziale si potessero fare ulteriori passi in avanti rispetto alla rigida interpretazione della legge sulla definizione di un più preciso quadro di diritti e doveri dei contrattisti. Abbiamo comunque ritenuto, dopo due anni di negoziato, di sottoscrivere l’ipotesi contrattuale per consentire la partenza di tale percorso, alla luce anche del definitivo accantonamento dell’assegno di ricerca, vero strumento di precarizzazione e sfruttamento per i ricercatori di questo Paese. Nei prossimi giorni ci aspettiamo la convocazione per la sottoscrizione definitiva e la partenza del confronto nelle università e negli enti sui regolamenti attuativi.

Abbiamo  già manifestato  che, assieme alla partenza di questa figura, è necessario il ritiro del disegno di legge di iniziativa ministeriale 1240 su cui abbiamo dato un giudizio fortemente negativo e su cui abbiamo sollecitato la Commissione Europea rispetto ad una violazione degli accordi legati al PNRR. 

Per Gianna Fracassi, segretaria generale FLC CGIL: “Desta sorpresa la posizione del MUR che, rivendicando l’avvio del contratto di ricerca, auspica di fatto il suo fallimento evidenziando la necessità di altri e ulteriori rapporti di lavoro per garantire flessibilità e per perpetuare l’insopportabile piaga del precariato”. 

“Noi riteniamo”,  aggiunge la dirigente sindacale, “che la piaga del precariato della ricerca si superi con investimenti certi, duraturi, stabili e consistenti come negli altri paesi europei. Per questo, rispetto al tema del precariato universitario, abbiamo avanzato una proposta che salvaguardi il futuro della università e il futuro delle persone che da troppi anni prestano il loro lavoro in uno stato di sfruttamento”, conclude Fracassi.

Torna l’appuntamento in cui le lavoratrici
e i lavoratori di scuola, università, ricerca
e AFAM possono far sentire la loro voce.

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