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Una legge di stabilità che investe le risorse nella direzione sbagliata

Si conferma il nostro giudizio negativo. Respinti gli emendamenti più importanti da noi sostenuti su scuola, università, ricerca e AFAM.

24/12/2015
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La legge di stabilità 2016 approvata definitivamente dal Senato non contribuisce a risolvere i problemi dei settori della conoscenza e ne aggrava in molti casi la portata. Nei prossimi giorni pubblicheremo il nostro commento dettagliato ma già dalla prima lettura confermiamo il giudizio negativo che abbiamo espresso durante l’iter di approvazione.

Testo della legge, allegati e tabelle

Rimangono le criticità che avevamo denunciato per università e ricerca a partire dall’irrisoria dotazione finanziaria per i rinnovi contrattuali, al blocco delle risorse per la contrattazione integrativa, alla mancata risoluzione delle problematiche relative alla certificazione dei fondi per il salario accessorio. Nessun aumento della possibilità di utilizzare il turn over e riduzione al 25% per tecnici e gli amministrativi.

Viene prorogata la DIS-COLL per il 2016 ma si mantiene l’indecorosa esclusione da questa indennità di disoccupazione per assegnisti e dottori di ricerca, nonostante la commissione lavoro avesse approvato una norma di estensione.

Per l’università riteniamo che nodi più allarmanti siano i seguenti.

Inadeguato risulta il finanziamento per il diritto allo studio che viene incrementato di 55 milioni di euro non sufficienti (ne sarebbero occorsi almeno 200) a coprire tutti gli idonei senza borsa.

Rimane, possibilmente peggiorata rispetto al testo uscito dal Senato, la norma sull’assunzione dei 500 superprofessori.

Non si sblocca il turn over per tutte le figure ed è inadeguato il piano di assunzioni per ricercatori di tipo b).

Si prevede un mini piano di assunzioni per professori di prima fascia, ma risulta in concreto trattarsi di assunzioni pari ad 1 o 2 professori per ateneo, o nessuno per gli atenei più piccoli.

Il Fondo per il Finanziamento Ordinario viene incrementato di 25 milioni per il 2016 e di 30 per il 2017, ma questo incremento va sulla quota premiale acuendo le divaricazioni tra aree geografiche e settori disciplinari.

Rimane confermata anche dalla Camera dei Deputati la norma, di cui abbiamo chiesto l’abrogazione, sulla possibilità di istituire aziende sanitarie uniche incorporando le aziende ospedaliere-universitarie nelle aziende sanitarie locali, limitandola però alle Regioni a statuto speciale.

Per gli enti di ricerca il quadro è ancora più desolante.

L’urgente necessità di un piano straordinario di reclutamento per far fronte ai progetti di ricerca che il Paese ha in corso viene interpretata con un finanziamento utile a coprire poche centinaia di assunzioni con l’aggravante che il provvedimento non riguarda tutto il personale di ricerca ma i soli ricercatori.

A parte la norma che consente la trasformazione dei co.co.co. degli Enti in tempi determinati con l’odiosa discriminazione (come per il sussidio della DIS-COLL) per gli assegnisti incredibilmente esclusi, il precariato resta un tema completamente assente sia per gli aspetti normativi che finanziari.

Non solo i tagli ai finanziamenti ordinari, le medesime restrizioni sulla contrattazione integrativa e il turn over, ma persino sui tagli ai consumi intermedi gli enti di ricerca subiscono la stessa sorte di tutto il resto della pubblica amministrazione. Dove sia finita la specificità della Ricerca da “valorizzare” rispetto al resto della P.A. sancito dal dl Madia è davvero difficile comprenderlo.

In questo quadro di pesanti tagli lineari ai bilanci di ente che avranno effetti anche sulle assunzioni, si alimentano in modo insensato rispetto ai reali fabbisogni di settore, si amplificano le separazioni all’interno del personale di ricerca. La presenza occasionale di provvedimenti “specifici” riguardanti finanziamenti straordinari per alcuni Enti o provvedimenti spot per micro segmenti di personale per altri, ci offre una buona misura della logica deprecabile con cui sono stati composti l’elenco dei provvedimenti di questa legge di stabilità. Oltre ovviamente a confermare che in Italia non vi è traccia alcuna di una politica coerente che riguardi il sistema della Ricerca.

Il commento alla legge di stabilità per quanto riguarda l’AFAM è ancora più semplice: a parte un provvedimento una tantum per gli studenti dei conservatori e dei licei musicali il nulla più assoluto. Nessuna menzione, nemmeno di impegno, per il sistema e per i precari. Saremo ancora più determinati a contrastare I’irresponsabilità con la quale il Ministro e più in generale il Governo stanno portando accademie e conservatori al collasso finale.

...e sulla scuola?

Poiché un provvedimento si giudica anche per le cose che mancano, denunciamo la nostra totale insoddisfazione anche sul versante scuola. Essa è destinataria solo di misure negative. Vedi ad esempio l’accantonamento dei fondi per le supplenze da parte del governo. Mentre nessun emendamento della FLC CGIL è stato accolto finalizzato a cancellare il taglio degli organici Ata, il contenimento delle supplenze docenti e Ata, il blocco del turn over che ha negato a oltre 6.000 precari Ata la stabilizzazione. Ciò è ancora più grave dal momento che lo stesso sottosegretario all’istruzione on. Faraone si era impegnato a cancellare le norme negative sulla scuola introdotte dalla legge di stabilità 2015. Prendiamo atto, ma non ci rassegniamo, che siamo di fronte a un governo di parolai.