Spagna. La nuova legge sulla scuola avanza lentamente
Dovrebbe essere l’anno di Zapatero per le scuole spagnole, ma la legge approvata pochi mesi fa è molto gradualista e per quest’anno se ne vedranno poco gli effetti.
Intorno a metà settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico inizia in Spagna il primo anno di attuazione della nuova legge sulla scuola (LOE) varata dal governo Zapatero stoppando la precedente legge (LOCE) varata dalla destra. Ma gli alunni che siederanno sui banchi di scuola per il momento non se ne accorgeranno. Il sistema che in questo momento li accoglie è ancora un mix tra la vecchia legge socialista degli anni 80 (LOGSE) e la LOCE. I programmi di ciascuna disciplina sono ancora quelli previsti da quest’ultima ed anche la contestatissima bocciatura obbligatoria con due insufficienze sarà ancora in vigore: ci vorranno cinque anni perché si passi alle tre insufficienze previste dalla LOE.
I “
centros”, vale a dire gli istituti scolastici, dovrebbero avere più autonomia, ma c’è un certo scetticismo sul fatto che la cosa possa svilupparsi in corso d’anno.
C’è più attesa per la sperimentazione della cosiddetta diversificazione curricolare a partire dai 15 anni. Si tratta di un percorso che permette agli alunni con più difficoltà di frequentare il terzo e il quarto anno della scuola media in classi con meno alunni e con contenuti adattati. Finora un percorso simile era accessibile a partire dai 16 anni , vale a dire dopo aver ripetuto due anni. Il percorso però deve essere attivato dalle comunità autonome, le regioni spagnole, da cui ormai la scuola dipende quasi totalmente.
Più difficile sarà che comincino a funzionare i nuovi programmi di qualificazione professionale, un po’ una versione spagnola dei corsi triennali della Moratti o, meglio, un aggiornamento dei corsi di avviamento al lavoro già gestiti dalla “Garantia Social” volto ad impedire che i giovani abbandonino la formazione senza alcun titolo. L’accesso è a 15 anni (un anno prima della fine dell’obbligo) e si compongono di tre moduli: uno per proseguire gli studi generali, uno per apprendere un mestiere ed il terzo nel caso che l’alunno intenda riprendere la secondaria.
Alla fine dell’anno il Ministero nazionale detterà le discipline comuni ed i loro programmi che tutti gli alunni dovranno studiare. Poi la mano passerà alle comunità autonome che dovranno completarlo prima del 2007-08. La legge prevede un 65% di area comune nazionale nelle regioni di lingua casigliana e un 55% per quelle alloglotte. Le amministrazioni governate dalla destra hanno già annunciato che attueranno un progetto comune per la parte di loro competenza, i particolare per quel che riguarda i programmi di letteratura, storia e geografia.
Resta aperta la questione dell’insegnamento della religione: la LOE non specifica se ci sarà o no una materia alternativa. Come da noi potrebbe essere possibile che i non avvalentisi chiedano di non fare nulla ed in questo caso l’optimum sarebbe che religione fosse sistemata alla fine o all’inizio delle lezioni. Ma è proprio la soluzione che la Conferenza Episcopale spagnole teme di più.
Roma, 5 settembre 2006
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