Polonia, sulla soglia dell’Europa.
Polonia, Ottobre 2002
Ottobre
Sulla soglia dell’Europa. La Polonia è senza dubbio stata sempre la candidata più promettente per l’ingresso nell’Unione Europea. Nondimeno ha i suoi problemi: un 18% di disoccupazione, i suoi esclusi ed anche i suoi nuovi ricchi, che non esitano fare sfoggio della loro opulenza, e con ciò la nascita e il successo alle ultime elezioni anche dei partiti populisti e xenofobi che sfruttano in tal senso le contraddizioni del post-comunismo. Come altri settori anche l’educazione ha conosciuto la sua trasformazione: la scolarizzazione obbligatoria è stata portata a 18 anni e l’impegno del governo è di portare l’80% dei diciottenni al conseguimento di un titolo di secondaria superiore. Allo stesso modo si è cercato di decentrare la gestione scolastica verso gli enti locali, i quali però sono meno ricchi dello stato e ciò ha avuto conseguenze disastrose soprattutto per la scuola dell’infanzia. La condizione dei docenti polacchi non è certo paragonabile a quella dei loro vicini russi, ma anche qui un solo stipendio non basta e prospera il doppio lavoro, il che non favorisce la crescita della qualità dell’insegnamento. L’ingresso in Europa dovrebbe prevedere dunque un intervento compensativo dell’Unione su questo fronte. Ma la musica non sembra essere questa: gli investimenti rappresentano lo 0,01% del Pil dell’Unione. 25 miliardi netti di euro per finanziare i primi tre anni: per fare un raffronto basti pensare che la devoluzione del governo centrale tedesco ai suoi lander per la scuola è stata di 600 miliardi di euro in nove anni.