La scuola nuovamente in piazza.
Francia, Marzo 2003
Marzo
La scuola nuovamente in piazza. Il terzo sciopero della scuola francese dall’inizio dell’anno scolastico si è svolto il 18 marzo, indetto da quattro delle cinque sigle che avevano indetto i precedenti: Fsu, Cgt, Cfdt, Faen. Si è sfilata a livello nazionale l’Unsa, che però ha partecipato a livello locale soprattutto nel Midì e nell’Ile de France. Così come all’agitazione hanno aderito anche sezioni di Force Ouvriere e i collettivi minori aderenti alle organizzazioni sindacali movimentiste e più radicali come Sud e Cnt. A Parigi anzi non sono mancate alcune tensioni tra questi e il servizio d’ordine della Fsu, quando il collettivo dei sorveglianti e degli aiuto educatori, la parte più esposta alla minaccia di soppressione dei posti, ha preso come di solito la testa del corteo. Lo sciopero era indetto su una piattaforma ampia per protestare contro le diverse misure ministeriali che vanno dalla minaccia all’età pensionabile, alla soppressione dei posti precari, alla decentralisation delle competenze scolastiche alle regioni, alla mancanza di risorse contrattuali.
Secondo gli organizzatori lo sciopero ha coinvolto tra il 40 e il 50% del personale. Per il ministero invece si andrebbe dal 26% delle superiori e dei non docenti al 35% di medie ed elementari: una quota più bassa degli scioperi precedenti. La manifestazione più grossa si è avuta a Marsiglia con 20.000 partecipanti, mentre a Parigi il corteo contava circa 10.000 persone. Nell’ordine delle migliaia di persone le manifestazioni nelle altre città.
Secondo il quotidiano Liberation il motore principale di queste mobilitazioni sembra essere l’incertezza che regna nei vari settori della categoria: i docenti dei licei denunciano il degrado educativo, di sorveglianti e aiuto educatori si è già detto, le figure professionali temono la decentralisation, i docenti delle Zep ( aree a rischio) denunciano la riduzione di assistenza sociale e la morte programmata della medicina scolastica.
Il rigore finanziario penalizza la scuola. Il sindacato francese Snes-Fsu denuncia: 5.000 posti di contractuel saranno soppressi, grazie all’indicazione, diramata dal ministero ai provveditorati, di tirare sulle spese. Negli ultimi anni infatti i provveditori d’oltralpe avevano preso l’abitudine di superare i limiti fissati: nell’anno scolastico 2001-2002 gli ingaggi erano stati 7.000-8.000 oltre le previsioni. Questo personale è quello incaricato di assicurare le sostituzione dei docenti assenti nella secondaria. Secondo lo Snes questa scelta inficia l’obiettivo a suo tempo proclamato dal ministro socialista Allégre: “mai più classi senza insegnanti”. Inoltre essa peggiora le condizioni dei titulaires remplaçants,docenti di ruolo simili alle nostre dotazioni aggiuntive, costretti ad operare su aree territoriali più vaste. Il ministero ribatte che in realtà costoro oggi sono impiegati solo per il 60% del loro orario di servizio.
Promiscuità sessuale e violenze a scuola. Deve essergli preso un colpo ai parlamentari francesi quando il ministro aggiunto Darcos ha denunciato 14.000 casi gravi di violenza sessuale nelle scuole francesi. In effetti si era sbagliato a leggere: i casi sono “solo” 1.400. Un numero comunque cospicuo sotto cui si nascondono fatti che vanno da veri e propri atti punibili penalmente a piccole molestie. Comunque gli atti di violenza fisica a sfondo sessuale sono uno dei 27 tipi di violenza recensiti quotidianamente nelle scuole francesi. Per lo più sono commessi da ragazzi ai danni di ragazze più o meno coetanee. La cosa ha riaperto la discussione sulle classi miste, anche se il ministro non vorrebbe arrivare a riprodurre il caso statunitense, dove si parla di tornare a classi separate secondo il genere. Attualmente su 69.300 scuole francesi solo 90 scuole secondarie e 32 primarie sono riservate ai soli maschi e 83 secondarie e 12 primarie alle sole femmine. E si tratta di scuole private non convenzionate con lo Stato.
La ”fuga” dei cervelli femminili. Tradizionalmente le ragazze riescono meglio dei ragazzi a scuola, dall’elementare alle superiori. Alla fine delle medie il 75% di loro contro il 68% dei ragazzi sceglie il liceo generale o tecnologico. Ma al liceo esse disertano massicciamente le carriere scientifiche per concentrarsi negli indirizzi letterari o commerciali. Il 27% contro il 10% dei maschi scelgono l’indirizzo letterario e nella classi terminali dell’indirizzo tecnologico terziario sono il 60%, mentre sono appena il 40% in quello scientifico e il 10% nel tecnologico industriale. E’ al passaggio dal terzultimo al penultimo anno delle secondarie superiori che si determina la scelta. Ma questo orientamento sessuato continua anche dopo la maturità. Nonostante le ragazze escano mediamente con risultati migliori dei maschi, sono questi a scegliere i percorsi più selettivi: nelle classi preparatorie alle grandes ecoles e corsi superiori similari esse sono solo il 40% ( anche se nel 1980 erano il 30%). Alla base di questi comportamenti c’è un gioco complesso di ragioni sociali e di inerzie culturali, a monte ( le rappresentazioni sessuate condizionano non solo i giochi ma anche gli apprendimenti) e a valle (34% di assistenti femmine, 14% di docenti universitarie; 37% ricercatrici, 21% direttrici di ricerca). E’ quanto emerge da uno studio del Ministero dell’educazione francese.
Il mercato delle agenzie private prospera sull’angoscia dei genitori. Si chiamano Acadomia, Complétude, Top Profs e sono i corrispettivi d’oltralpe delle nostre Cepu e affini. Anche in Francia il mercato di queste agenzie che fanno corsi particolari di sostegno e ripetizione sta lievitando enormemente. Acadomia dichiara un giro d’affari di 50 milioni di euro all’anno con un tasso di incremento del 50%. Il tutto in una economia informale, dove ormai al piccolo annuncio sulla porta del panettiere si è sostituito il manifesto a caratteri cubitali sotto la metropolitana. Il ricorso alle ripetizioni private che una volta era appannaggio dei ceti più agiati si è ampiamente esteso alle classi medie. Nonostante tutto il male che si può dire della scuola e della sua inutilità avere un diploma è diventato un titolo di normalità in un contesto di incertezza economica.
Lo sviluppo del settore ha indotto le organizzazioni dei genitori francesi, in particolare la Fcpe, a scendere in campo per rivendicare che siano le scuole pubbliche a farsi carico di questi bisogni, che costano dai 120 a i 150 euro mensili. Le materie più richieste sono la matematica, seguita dal francese, l’inglese e la fisica-chimica. Al liceo Carlomagno di Parigi una buona metà degli allievi approfitta di corsi a domicilio, anche se i professori sono contrari. L’ideale sarebbe che i corsi fossero fatti nell’ambito delle scuole, pubblici e gratuiti, e c’è al ministero l’idea di una circolare in tal senso all’inizio del prossimo anno scolastico. Ma Philippe Meirieu, già sottosegretario all’educazione nel governo socialista, che ha collaborato alla riforma dei licei del 1999, mette in guardia: lo sviluppo dei corsi privati non può essere messo tutto in carico alla scuola, esso risente della crescita dell’individualismo nella società e della diffidenza verso le istituzioni. Ma esternalizzare il lavoro per fronteggiare l’insuccesso significa l’insuccesso del lavoro.
Terzo sciopero generale della scuola. Dopo gli scioperi generali del 17 ottobre e del 28 gennaio e la manifestazione nazionale dell’8 dicembre, il personale della scuola francese è nuovamente chiamato allo sciopero per il 18 marzo dallo stesso fronte sindacale ( da cui però sembra essersi ritirata l’Unsa) che ha indetto le mobilitazioni precedenti. Lo sciopero è di tutti ma a fare la parte del leone saranno soprattutto i Mi-Se e gli aiutoeducatori, vale a dire i precari che già hanno animato agitazioni locali e la settimana di mobilitazione nazionale del 13-17 gennaio scorsi. Il tema principale infatti è il rifiuto del loro licenziamento a favore di improvvisati e ultra-precari assistenti di educazione, già squalificati in partenza dall’opinione pubblica oltre che dalla scuola francese. A questo obiettivo si aggiungono quelli delle manifestazioni precedenti: più risorse, reclutamento e conservazione delle funzioni degli operatori scolastici, opposizione alla regionalizzazione della gestione scolastica.
Verso l’assemblea nazionale del personale Ata. Quattro sindacati (Fsu, Cgt, Fo, Sud) hanno lanciato a Parigi un appello per una assemblea nazionale degli Atos, gli Ata francesi. In ballo c’è la questione della “decentralisation”, la regionalizzazione d’oltralpe: il governo vorrebbe fra le altre cose trasferire alle regioni le competenze su questo personale. J.P. Delevoye, Ministro per la Riforma dello Stato sta cercando di ingraziarsi i sindacati proponendo una commissione per i trasferimenti del personale in cui essi siano rappresentati. Ma a quanto pare non ha troppa fortuna.