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Antonella Turchi, dal 1994 responsabile dell'unità italiana di "Eurydice", la rete di informazione sull'istruzione in Europa, prevista dal programma di azione comunitaria di apprendimento permanente. Dal 1999 al 2005 è stata anche responsabile dell'azione Comenius 1 del programma di azione comunitaria Socrates. Dal 2005 è il coordinatore della sezione documentazione dell'agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (ex indire).

Le politiche di cambiamento per la scuola: uno sguardo all'Europa

Esordisce ricordando la storia ed il ruolo di Eurydice nella costruzione di legami trai sistemi scolastici europei, che secondo le norme UE restano affidati agli stati nazionali. In tal senso mette in guardia dall'immaginare un'unica scuola europea, sottolineando invece come i sistemi scolastici (35) siano persino più degli stati che compongono l'Unione (27). Infatti alcuni paesi hanno più sistemi scolastici (ad esempio il Belgio ne ha tre, uno per ogni comunità linguistica, il Regno Unito due, uno per Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord e uno per la Scozia ecc.).

In ogni caso in questi anni tutti i paesi si sono mossi in direzione di una maggiore autonomia scolastica: Belgio e Olanda fin dagli anni cinquanta, la Spagna dopo la caduta di Franco, la Francia a partire dall'85, il Regno Unito dall'89, i paqsi dell'Est europeo dopo la caduta del muro, l'Italia dal 1997. Prevalentemente si è trattato di misure adottate a livello centrale che sono state calate sulle scuole in ragione di filosofie diverse nel tempo: negli anni ottanta la filosofia dominante era quella della democrazia partecipativa, negli anni novanta quella di efficacia ed efficienza, nell'ultimo decennio quella della qualità educativa.

Attualmente si possono distinguere sistemi ad autonomia scolastica completa, ad autonomia limitata ( ed esempio dagli enti locali), quelli con nessuna autonomia o quelli con delega totale alle scuole (caso limite quello dell'Olanda a geometria variabile a seconda delle municipalità). In sintesi possiamo definire ad autonomia elevata i sistemi scolastici di Belgio, Irlanda, Slovenia, Svezia, Regno Unito (tranne la Scozia), Danimarca e Repubblica Ceca, ad autonomia relativamente elevata quelli di Ungheria, Polonia e Slovacchia, ad autonomia limitata quelli di Italia, Francia, Spagna e Portogallo, ad autonomia ridotta quelli di Germania (autorità regionali), Lussemburgo, Malta, Cipro e Grecia.

Per capire meglio su cosa si esercita questa autonomia si può dire che in quasi tutti i paesi le scuole non hanno potere sui beni immobili (fanno eccezione Belgio e Olanda), mentre hanno più autonomia sulle spese di funzionamento e su quelle per le attrezzature informatiche (fa eccezione paradossalmente la scuola britannica, dove queste cose sono invece spesso legate a programmi nazionali). Così come quasi ovunque le scuole hanno autonomia su fondi privati ed affitti. Al contrario sono quasi ovunque proibiti i prestiti. In quasi nessun caso i fondi privati però possono servire per assumere o retribuire personale, docente o ATA, (va tenuto presente tuttavia che sul fronte delle attività extracurricolari in alcuni paesi si ricorre al terzo settore). È possibile usarli, pur con limitazioni e cautele normative, per beni mobili.

Per quello che riguarda l'orario scolastico e il curricolo, in alcuni paesi questo è definito a livello nazionale solo per una parte, talvolta anche minima, e per l'altra parte a livello di scuola.

Ad esempio in Finlandia si ha una sistema simile al nostro universitario con materie obbligatorie nazionali e materie opzionali offerte dalla singola scuola, nel Regno Unito le materie nazionali sono appena tre , il resto sono definite a livello di autorità scolastica locale.

Le scelte delle materie opzionali naturalmente hanno conseguenze per la prosecuzione degli studi degli alunni ed ogni alunno si deve costruire il suo curricolo con l'aiuto di tutor o consuelor presenti nelle scuole.

Quasi ovunque i capi di istituto sono assunti per selezione (fa eccezione la Spagna dove sono elettivi), quasi ovunque sono licenziabili, ma hanno potere di scelta sugli insegnanti sia per la assunzione su posti vacanti in buona parte dei paesi sia per le supplenze praticamente ovunque. Parallelamente hanno potere di licenziamento ed anche di sanzione disciplinare. I paesi che fanno eccezione sono una dozzina. Va tenuto presente che i salari degli insegnanti sono generalmente più alti che in Italia: ad esempio un salario terminale di un nostro maestro elementare è inferiore al PIL pro-capite, il salario iniziale di un insegnante portoghese (non svedese o danese!) è due volte e mezza il PIL pro capite portoghese.

Le decisioni sull'uso dei fondi spettano quasi sempre al capo di istituto (in qualche caso previo parere del consiglio di istituto, soprattutto se ritratta di fondi privati), mentre per lo più è il consiglio di istituto che decide sulla selezione dei capi di istituto, e questi ultimi sulla selezione degli insegnanti.

Da un punto di vista amministrativo le scuole dipendono da amministrazioni centrali o regionali in Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, da amministrazioni comunali nei paesi scandinavi, in Scozia e in Ungheria, da apposite autorità locali in Inghilterra, sono del tutto autonome in Belgio e Olanda e in molti paesi dell'Est, dove sembra vigere una specie di legge del contrappasso rispetto ai precedenti regimi comunisti.

Per una più precisa descrizione delle condizioni sopra descritte si vedi le slide allegate .

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