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Scuola e saperi sono beni comuni, e tali devono rimanere

In anticipo sulla "tabella di marcia" che ne prevedeva l'intervento nella giornata di domani, si appresta a prendere la parola Domenico Pantaleo.

Il Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza, richiama la profondissima crisi del nostro Paese che mette in discussione le condizioni di vita delle persone: disoccupazione giovanile (la più alta d'Europa), licenziamenti continui, imprese che chiudono soprattutto al sud. Questo è il contesto da cui è necessario partire per fare un'analisi profonda di quello che sta succedendo nel Paese e nella scuola.

Per anni ci hanno proposto un modello di sviluppo della società basato sulla triade più impresa, più mercato, meno Stato dice Pantaleo, pensando che anche un settore ad alta sensibilità sociale come la scuola dovesse piegarsi a questa logica. E' un modello che non ci piace.

Siamo, infatti, dinanzi allo scontro fra due modelli. Il primo, quello che ci appartiene, è progressista, fondato su uguaglianza, saperi, conoscenza, più libertà e futuro per le nuove generazioni. Queste sono portatrici di un'idea di vita e società diversa rispetto al passato. La scuola deve fare i conti con questa idea: un'idea di beni comuni indispensabile per il progresso in cui il valore del lavoro è centrale per l'emancipazione. Il secondo, quello del Governo, è un modello autoritario. Infatti, il tratto comune delle riforme è l'autoritarismo e il restringimento degli spazi di libertà e partecipazione. Con la riforma Gelmini, senza tanti giri di parole, i più deboli vengono esclusi dall'apprendimento e mandati a lavorare. Basta vedere quanto è successo in Lombardia con l'accordo Miur-Regione dove con la scusa dell'apprendistato i ragazzi di soli 15 anni vanno a lavorare anziché andare a scuola.

 

È un'idea di riforma spaventosa sottolinea Pantaleo: infatti appena la gente sente parlare di riforme non pensa più, come succedeva in passato, ad un miglioramento, ma teme che le vogliano togliere qualcosa. E' proprio quello che sta succedendo nella scuola dove continuano i saccheggi di risorse umane e finanziarie.
Sono operazioni da sottocultura che alzano le barriere nei confronti dei più deboli e incitano alla bocciatura quasi che la selezione e non l'apprendimento fosse la vera finalità della scuola.

La Gelmini si riempie la bocca con la retorica del merito. Il merito è importante per valutare le capacità. Ma di quale merito si vuole parlare quando la dispersione scolastica e gli abbandoni universitari sono in aumento per la crisi sociale ed economica del Paese?

Per il sindacato parlare di merito non è un tabù ma a patto che ci siano condizioni di partenza uguali per tutti. Dunque la partita del merito deve avere come obiettivo il miglioramento del sistema e degli apprendimenti.

Prendiamo il tema della precarietà. Questa è diventata una gabbia dalla quale è impossibile uscire, è un fattore strutturale non più tollerabile per la stessa qualità del sistema scolastico e per la vita delle persone.

Noi della FLC non possiamo e non vogliamo essere subalterni a questo progetto di sottocultura che è il pensiero della destra. Non è solo una questione di tagli, ma il fatto è che nessuno negli ultimi anni ha mai voluto bene alla scuola statale. Purtroppo i tagli non si fermeranno agli 8 miliardi di euro portati via dalla riforma Gelmini, ma proseguiranno perché è in atto una operazione ideologica che si fa attraverso i bilanci.
Ne consegue che si va perdendo la missione della scuola. Il Governo infatti pensa solo ad una scuola che costi meno. Con ridotti successi formativi. Secondo la Gelmini, infatti, scuola di massa e qualità non stanno insieme. Viene rimessa in discussione la scuola pubblica a favore di quella privata, calpestando la Costituzione.

Noi rivendichiamo il rispetto della Costituzione, ma dobbiamo denunciare l' aumento del ricorso alla scuola privata da parte dei ceti più ricchi. Questo significa calpestare il principio costituzionale della scuola gratuita per tutti. Di fronte a ciò non possiamo giocare in difesa, ma occorre avanzare proposte. Un cardine della nostra proposta è in primo luogo l'autonomia. Conservarla e migliorala in funzione delle innovazioni costituisce un fattore straordinario per aumentare il successo formativo, migliorare l'organizzazione e incentivare la responsabilità e la progettazione didattica.

L'autonomia è l'unica in grado di guardare alle differenze territoriali laddove il contesto è determinante perché la spesa pubblica e le risorse non sono uguali dappertutto e non tutte le regioni hanno le stesse possibilità. Lo stesso federalismo deve essere uno strumento per unire e non per dividere e deve enfatizzare la capacità di autogoverno e dell'assunzione di responsabilità. Invece il federalismo che si vuole praticare presenta strutture incredibili come dimostra il federalismo fiscale che diminuisce le tasse per le imprese e le aumenta ai lavoratori e ai pensionati. Altro che diminuzione della pressione fiscale!

In un'autonomia partecipata il ruolo della dirigenza scolastica è fondamentale. Brunetta invece vorrebbe fare dei dirigenti degli esecutori dello Stato che devono rispondere degli obiettivi di qualità fissati da altri, degli esecutori spogliati di tutto, spogliati di responsabilità e creatività. Per il Ministro, nonostante la scuola sia un luogo ad alta concentrazione di relazioni umane ed educative, le relazioni non contano. Dunque l'autonomia è un'opportunità, un modello organizzativo ed educativo per sintonizzarsi con i problemi delle varie componenti scolastiche e delle nuove generazioni. C'è stata una rottura della solidarietà interna tra le varie componenti a cui il sindacato ha cercato di porre rimedio, ma c'è sempre il pericolo di corporativismi che andrebbero contro la qualità. Questo è quello che vogliono i Ministri Brunetta e Gelmini con le loro pseudoriforme.

Un altro cardine delle nostre proposte è il superamento del precariato e il problema del reclutamento. Questo va ripensato, ma non come pretende il Ministro Gelmini, che propone un sistema rigido con percorsi divisi tra i diversi gradi di scuola. Secondo noi un'idea antiquata che non fa bene alla qualità dell'insegnamento.

Un terzo cardine è la valorizzazione delle persone. Noi abbiamo un'idea ben precisa e alternativa sulla valorizzazione: bisogna ragionare intorno a organizzazione del lavoro, orario, sperimentazione e valutazione.

La via maestra per realizzare tutto ciò è quella contrattuale.

Brunetta al contrario vuole sempre meno contrattazione e più legificazione. La contrattazione invece è fondamentale sia per i dipendenti pubblici che per quelli privati. In passato la contrattazione ha anticipato gli interventi legislativi in materia di lavoro e di organizzazione. Adesso Brunetta vuole rovesciare questo rapporto. Questo è un assurdo anche dal suo punto di vista in quanto anche il presupposto della privatizzazione significa meno legge e più contrattazione. Invece si bloccano per tre anni i Ccnl per tutti, a dimostrazione che siamo dinanzi ad un'operazione ideologica che vuole mettere in contrapposizione i lavoratori e il Paese. Infatti, il progetto Brunetta è fallito in primo luogo ad opera del suo collega di governo che non ha messo i soldi né per i contratti né tanto meno per il merito e in secondo luogo per il susseguirsi di pronunciamenti della magistratura che hanno tacciato di antisindacalità il modello di relazioni sindacali.

Per la FLC la riforma Brunetta è inapplicabile perché non ha come finalità il miglioramento del servizio attraverso l'organizzazione del lavoro, ma vuole accentuare il sistema delle punizioni e l'autoritarismo nei rapporti di lavoro e nelle relazioni sindacali.

I dirigenti scolastici della FLC devono utilizzare lo strumento della contrattazione sull'organizzazione del lavoro per migliorare la qualità del servizio e delle prestazioni laddove i dirigenti dell'Anp invece vogliono utilizzare la riforma Brunetta per intervenire in maniera autoritaria sull'organizzazione del lavoro. Siamo in una fase di ricambio generazionale per cui ai dirigenti scolastici è affidato il compito del passaggio di consegne nei confronti dei loro futuri colleghi ai quali possono passare un patrimonio di competenze e l'esperienza di una professione esercitata in un luogo ad alta concentrazione democratica.

La scuola, i saperi sono il sale della società democratica e come tutti i beni comuni non possiamo accettare la loro privatizzazione o la logica di chi vorrebbe trasformarli in Spa per giustificare i mancati trasferimenti di finanziamenti statali.

In questa battaglia per il futuro è impegnato un grande sindacato confederale come la FLC.

Il video dell'intervento

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