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La discussione della biennale del Comitato economico e sociale europeo sul tema "L'educazione per combattere l'esclusione sociale" è entrata nel vivo. Il confronto si è sviluppato su varie tematiche, alternando petizioni di principio con buone pratiche, e tra interlocutori diversi, dalle parti sociali, all'associazionismo, al mondo della scuola, alle istituzioni europee. Domani, nella giornata conclusiva sarà presente il Presidente della Commissione europea José M. Barroso.

Ha brillato per la sua assenza il ministro Gelmini, prevista tra i relatori della prima giornata. Ma l'inclusione sociale e il diritto all'istruzione non sono evidentemente temi che la appassionano. E di certo il ministro avrebbe avuto qualche imbarazzo a giustificare le sue politiche per l'istruzione che vanno in senso opposto alle raccomandazioni dell'Unione.

Sànchez Miguel: non si può tagliare il miglior strumento di inclusione

Nell'aprire i lavori della seconda giornata Maria Candela Sànchez Miguel, consigliere del CESE, ha detto che i programmi contro la povertà adottati finora dall'Unione sono stati dei palliativi, perché non sono intervenuti sulle cause che la provocano. Se un mezzo per combattere l'esclusione e la povertà è l'educazione, intesa come bene pubblico e diritto fondamentale, allora si pone il problema del suo finanziamento. Non si può tagliare risorse al miglior strumento di inclusione, bisogna semmai intervenire sui contenuti dell'istruzione e dell'insegnamento per migliorarli.

Sanchez ha parlato di innovazione, creatività e di sviluppo di nuove conoscenze. Adeguare i contenuti della formazione è necessario visto che il 25% dei posti di lavoro in Europa richiede una formazione specifica.

Zamagni: povertà e disuguaglianza minacce per la democrazia

Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia per le organizzazioni di utilità sociale, ha spiegato come l'aumento della povertà in Europa, un trend in salita da 15 anni, minaccia la coesione sociale e la stessa democrazia. Più c'è diseguaglianza più si diffonde la disaffezione e la demotivazione a partecipare alla vita civile. Quindi la povertà è un indicatore di diseguaglianza, viceversa l'inclusione porta coesione sociale. Zamagni si è soffermato sul fatto che la povertà deriva anche da un'istruzione e una formazione inadeguate. Riferendosi alla strutturale del mercato del lavoro ha spiegato che la strozzatura non c'è sulle mansioni più umili né sui lavori ad altissima qualificazione, ma su quelli "medi": si spiega così l'alto numero di laureati disoccupati. Rispetto allo sbocco professionale – ha proseguito Zamagni – l'istruzione per tutti è necessaria ma non sufficiente, va integrata con la formazione "non formale". Dare completezza e utilità all'istruzione e formazione delle persone ("istruire nella giusta direzione") significa non solo dare loro più opportunità lavorativa, ma evitare anche la frustrazione di quanti contavano sulla scuola e sull'università per inserirsi nella società. Infine ha parlato del ruolo delle associazioni non profit nel proporre modelli di istruzione "non formale", sottolineandone la complementarietà (e non la sostitutività) con l'istruzione "formale" di competenza pubblica.

L'impegno dell'Unione europea

Antonia Carparelli della Direzione generale dell'impiego della Commissione ha assicurato l'impegno affinché il 2010, anno europeo contro la povertà, sia denso di iniziative efficaci. I contenuti della Strategia 2020, molto di più di quella di Lisbona, assegnano importanza strategica alla lotta contro la povertà. Il cardine è uno sviluppo intelligente (innovazioni tecnologiche), sostenibile (rispetto dell'ambiente), inclusivo (capitale umano), di cui, quindi, educazione, energia e ricerca sono i tre volani. Carparelli ha citato alcune statistiche che dimostrano, in questo marcando un disaccordo con le analisi di Zamagni, che il rischio di povertà (che tocca circa 23 milioni di europei, il 17%) aumenta tra le persone con bassa istruzione e diminuisce tra persone con alta istruzione. Si è soffermata sull'importanza dell'inserimento dei bambini nella scuola d'infanzia, visto che l'esperienza dimostra che questo ha un impatto significativo sull'inclusione; e sul peso che ha ancora lo status familiare sul successo formativo e sull'inclusione. Ha concluso auspicando un approccio integrato al problema della povertà, perché intervenire solo sull'educazione non basta, tanto che l'Unione sta mettendo a punto una piattaforma che intende coinvolgere tutti gli attori.

Susanne Conze della Direzione generale dell'educazione ha rilevato come i nostri sistemi di educazione non siano in grado di aiutare i bambini che hanno un background di svantaggio e il divario aumenta man mano che si sale nei gradi dell'istruzione. Ridurre l'abbandono scolastico, uno dei punti della Strategia 2020, è uno dei primi gradini nella lotta all'esclusione. Gli svantaggiata – ha detto Conze – sono esclusi fin dall'inizio, per questo bisogna cominciare con l'inserimento nella scuola dell'infanzia. Tra le misure su cui l'Unione lavora, pur sapendo che l'educazione da sola non basta, c'è l'accesso all'alta qualità della formazione, c'è una maggiore integrazione tra istruzione formale e non formale, c'è la personalizzazione dell'intervento educativo e di sostegno. E soprattutto è necessario che i sistemi siano in grado di dare di più a chi ha meno, favorendo anche il rientro nella formazione di chi ne è uscito. Il diritto di accesso deve quindi riguardare non solo la scuola di base, ma anche l'istruzione superiore, l'università, l'educazione degli adulti. Ha concluso auspicando maggiore collaborazione tra gli stati membri.

I seminari di approfondimento

La seconda giornata dei lavori si svolge in tre workshop di approfondimento dei vari aspetti della questione.

Il primo workshop riguarda " L'educazione come strumento per vivere nella società: le basi dell'inclusione", a suo volta articolato in sottogruppi: il ruolo dell'educazione familiare; l'educazione alla multiculturalità; l'educazione di strada; il ruolo dell'istruzione scolastica. Tra i relatori l'ex ministro Luigi Berlinguer.

Il secondo è " L'educazione come strumento per accedere al mercato del lavoro: attuazione dell'inclusione", articolato in sottogruppi; le alternative per l'inserimento dei giovani emarginati; l'apertura dell'ambiente di lavoro alle persone escluse; la precarizzazione dei lavoratori; la creatività in un periodo di crisi economica e sociale. Tra i relatori il sociologo Marco Revelli, tra gli intervenuti il segretario generale della Uil Scuola Massimo Di Menna.

Il terzo è " L'educazione come strumento per esercitare i propri diritti: l'inclusione attiva", articolato in sottogruppi: la parità di diritti per tutti; le parti sociali, attori nel campo dell'informazione e della formazione ai diritti; l'esclusione precoce dei giovani dalle reti d'istruzione e di formazione; l'istruzione come servizio universale. Tra i relatori Giovanni Moro, Cesare Moreno e Beniamino Lami.

Il lavoro dei gruppi è finalizzato a formulare dei pareri per la Commissione e definire così in maniera più precisa gli obiettivi della Strategia 2020, quella che sostituirà Lisbona e informerà le politiche europee nel prossimo decennio in un campo delicato come la lotta all'esclusione e alla povertà.

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