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È il momento di Leonardo Ialongo, studente di Roma, che ci ha lasciato il testo del suo intervento che pubblichiamo di seguito.

"La situazione attuale della scuola pubblica è tristemente nota: viviamo in una scuola che sta letteralmente cadendo a pezzi e invece di rimetterla in piedi, hanno approvato una riforma, che in realtà riforma non è, che come un terremoto la farà crollare definitivamente.

Questa riforma prevede molti punti sui quali noi studenti siamo contrari e contro i quali più volte abbiamo protestato: primo fra questi vi è l’abbassamento dell’obbligo scolastico. Noi studenti crediamo fortemente che l’obbligo scolastico debba durare fino a 16 anni, in prospettiva di innalzarlo a 18. Questa è a nostro avviso uno degli indispensabili metodi per evitare la dispersione scolastica. Ovviamente per avere una scuola che non sia soltanto un luogo vuoto e privo di prospettive ma che diventi realmente luogo di confronto per la formazione di identità libere e indipendenti è necessario garantire il diritto allo studio tramite stage e tirocini realmente funzionanti e coerenti con il proprio percorso di studi, un biennio unitario per lasciare allo studente tutte le porte aperte, dei laboratori funzionanti e di qualità, un rinnovamento degli edifici scolastici per garantire la sicurezza e soprattutto fondi necessari per poter attuare tutto ciò.

Il diritto allo studio è il primo punto da cui bisogna partire anche per garantire integrazione agli studenti stranieri, per abolire quelle barriere architettoniche che non ci permettono di avere una scuola di tutti e per e fornire una rete di trasporti che concretizzi, quel diritto tanto elogiato da tutti ma che nella pratica viene assolutamente vanificato.

La riforma della secondaria elimina qualsiasi prospettiva di biennio unitario aumentando il divario fra le tipologie di percorsi formativi, noi crediamo invece che sia necessario garantire nel primo biennio delle conoscenze basilari che garantiscano a tutti la possibilità di raggiungere un sufficiente livello di conoscenza e che permettano di cambiare la propria scelta iniziale senza dover lasciare perdere tutto senza vanificare il percorso precedente e quindi siamo anche contro una canalizzazione degli indirizzi che può essere dettata da necessità economiche.

Non possiamo accettare un riordino che l’unica cosa che fa concretamente è tagliare ore sia di materie che caratterizzavano il nostro percorso anche in vista di un mondo del lavoro sempre più settoriale e precario, sia ore di laboratorio, eliminando uno dei pochi mezzi che permettevano una reale formazione non solo teorica ma anche pratica.

Tagli che per essere concretizzati, azzereranno gli organici, lasciano a casa migliaia di insegnanti che da anni lavorano nelle nostre scuole, per non parlare dei precari che, nonostante anche loro lavorino da anni nelle scuole, sono ancora considerati lavoratori di serie b, a cui in qualsiasi momento può essere azzerato il futuro!

Per garantire l’applicazione di tutti questi punti è necessario lo stanziamento di fondi a sufficienza e non una politica di tagli che lascia la scuola in condizioni disastrose. Noi crediamo pertanto che una scuola che rimane tra le ultime in Europa per dispersione scolastica e rapporto scuola lavoro, mantenendo la formazione professionale degli studenti sotto gli standard comunitari; una scuola che non valorizza le eccellenze ma le invita ad andare all’estero non garantendo un futuro in Italia nelle università nella ricerca e nel lavoro; che non integra gli studenti stranieri inasprendo quelle dinamiche xenofobe e razziste i cui effetti si sono manifestati a Rosarno e Milano; è una scuola a cui serve una riforma drastica e condivisa con tutte le parti sociali e non un polverone di bugie che cambiano tutto per non cambiare niente, al fine di portare il nostro paese fuori da questa crisi economica e culturale che stiamo vivendo.

Questa riforma va bloccata e per riuscire a raggiungere questo obiettivo è altrettanto necessaria una mobilitazione unitaria, che veda coinvolti tutti coloro che vivono nel quotidiano la scuola e i suoi problemi. Non abbiamo bisogno di un'opposizione passiva fatta di soli no, ma di un'opposizione vera fatta di no, ma anche di proposte, ma di proposte che vengano ascoltate. Proposte fatte per una riforma vera e non una riforma basata sui tagli, come quella che ci troviamo davanti.

Dobbiamo partire da noi, da coloro che fanno la scuola, per riformarla e per ripensare il ruolo della scuola e dell'università, per fare di queste il punto di partenza per rilanciare questo paese, sempre più alla deriva.
Dobbiamo anche fare rete, una rete di protezione. Dobbiamo difendere i punti fondamentali; prima di tutto l'obbligo scolastico.

Attraverso alleanze con sindacati, associazioni ed enti provinciali e regionali bisogna ostacolare l'ingresso precoce nel mondo del lavoro degli studenti e regolarizzare la formazione professionale.

Bisogna partire ora, insieme, per costruire un futuro più sicuro per tutti.