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11:00

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Marco Ferretti, Istituto Pedagogico di Bolzano.
Inclusioni e centri linguistici. L'esperienza dell'Alto Adige.

Abstract

Da molti anni anche la scuola dell'Alto Adige ha fatto fronte all'impegnativo compito di inserire e di integrare nelle classi i numerosi alunni stranieri neo- arrivati, garantendo loro il diritto allo studio. Compito pedagogicamente non facile, ma che diventa ancor più problematico in una situazione in cui, spesso, le risorse professionali ed economiche sono inadeguate rispetto ai reali bisogni educativi.

Il modello di accoglienza e di integrazione dei migranti, adottato in Alto Adige, non è nato, come altri modelli ed altre esperienze nazionali, da sperimentazioni che dal basso hanno assunto le caratteristiche di un progetto di rete territoriale, ma è una scelta di politica scolastica adottata dalla Giunta provinciale di Bolzano con l'obiettivo di dare una risposta organica alle trasformazioni della scuola e della società attraverso l'attivazione di Centri linguistici, come progetto comune tra i gruppi italiano, tedesco e ladino, per la promozione dell'integrazione di alunni e alunne con background migratorio.

Se si affronta il tema dell'inserimento e si approfondiscono le problematiche legate alla integrazione scolastica dei minori stranieri, ciò che viene individuato come piano di intervento primario e come "problema" è, quasi esclusivamente, quello delle competenze linguistiche. L'universo dei migranti, estremamente eterogeneo, è composto da chi è nato qui ed ha seguito il percorso scolastico dei coetanei, ha frequentato la scuola dell'infanzia ed appreso la lingua italiana o la lingua tedesca attraverso la relazione con i pari e chi invece arriva direttamente da un paese straniero e possiede competenze linguistiche solo nelle lingue materne; da chi, nel paese d'origine o nel percorso migratorio, ha già competenze plurilingui e chi invece parla una sola lingua. I bisogni di apprendimento sono evidentemente molto diversificati, perciò è necessario creare le condizioni per una flessibilità organizzativa ed una progettualità di scuola e di rete di scuole che si ponga l'obiettivo di facilitare le relazioni e le comunicazioni, incentivare gli apprendimenti e garantire a tutti un percorso scolastico comune.

Gli apprendimenti linguistici di una seconda e di una terza lingua seguono, per tutti, le fasi indicate dalla ricerca teorica e dai modelli operativi della glottodidattica, ma ci vuole tempo e sono necessarie strategie organizzative e risorse specializzate per intervenire in modo mirato dentro e fuori la classe. E' indispensabile insegnare la lingua d'uso della scuola (in Alto Adige è indispensabile insegnare la lingua italiana e la lingua tedesca) per garantire pari opportunità di apprendimento, ma siccome gli apprendimenti linguistici avvengono contemporaneamente in vari contesti (attraverso la relazione con i pari e in modo progettuale in situazioni di laboratorio linguistico) si può e si deve rispondere al problema solo in modo complesso, attraverso dispositivi che rinforzino le azioni di accoglienza e di inserimento nelle classi e che prevedano interventi specifici di sostegno e di sviluppo linguistico al di fuori della classe di appartenenza.

Il modello inclusivo adottato dalla provincia di Bolzano può essere una risposta adeguata a questi bisogni perché prevede una situazione di apprendimento mista in cui, a partire da una rilevazione iniziale delle competenze, i Consigli di classe progettano un piano di apprendimento individualizzato nel quale, oltre alle attività comuni si aggiungono le attività di laboratorio linguistico curricolare.

A seconda delle competenze linguistiche pregresse e dei tempi di apprendimento, si attuano moduli di livello base, corrispondenti a 0-A1 del Quadro Comune Europeo per l'apprendimento delle lingue, livelli intermedi ed avanzati per la fase "ponte" nella quale si passa alla comprensione e alla produzione linguistica, e moduli del livello B1-B2 per la fase dell'autonomia in cui l'obiettivo è quello di raggiungere apprendimenti adeguati allo studio delle discipline.

I docenti utilizzati nei laboratori linguistici possiedono una formazione specifica nell'insegnamento dell'italiano e del tedesco come L2.

Questa strategia inclusiva e interlinguistica, che punta allo sviluppo del plurilinguismo, rappresenta una scelta valoriale e pedagogica, simile a tante altre esperienze educative nazionali e di alcuni ambiti europei, in cui si integrano contesti di apprendimento specifici, interventi di supporto aggiuntivi e aspetti comunicativi e relazionali resi possibili dall'appartenenza ad una classe, in un intreccio nel quale si interviene per il raggiungimento degli obiettivi linguistici per i neo arrivati, ma contemporaneamente si lavora per perseguire obiettivi di apprendimento delle competenze interculturali di tutti gli alunni.

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