FLC CGIL

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I lavori del convegno, prevedono ora gli interventi delle segreterie nazionali della Uil Scuola e della Cisl scuola.

Lello Macro, segretario nazionale Uil scuola, sottolinea come, pur nelle differenti valutazioni politiche che separano attualmente la Uil e la Cgil, i due sindacati ragionino all'unisono in materia di inclusione scolastica.

Già dal Contratto di Lavoro del 1999 si è deciso di favorire l'integrazione scolastica con l'art. 9 che riguarda le scuole ad alto flusso immigratorio. Questo articolo continua ad avere ancora oggi un gran valore anche se bisognerebbe adeguarlo alla luce delle nuove realtà sociali.

La scuola è stata il laboratorio privilegiato per educare ad una convivenza che valorizzasse le provenienze culturali; oggi come oggi, perché l'azione della scuola sia veramente efficace, bisogna creare patti territoriali che si facciano carico di interagire con le agenzie istituzionali, associative del territorio.

Il successo scolastico deve essere misura del successo dell'azione dell'integrazione, mentre il fenomeno dell'abbandono scolastico deve essere fonte di preoccupazione per tutti.

Gli argomenti delle quote degli alunni immigrati che si vorrebbero assegnare alle classi sono pretestuosi, perché la storia insegna, e l'emigrazione italiana né è testimonianza, che l'integrazione è possibile in tutte le situazioni, quando si vive la scuola come luogo della convivenza civile.

L'autonomia scolastica, conclude Macrì, è un valore aggiunto per aiutare l'inclusione: bisogna diffondere le buone pratiche perché diventino consuetudine.

Per Rosa Mongillo, segretaria nazionale Cisl scuola, l'unione del sindacato su tematiche come quelle affrontate dal convegno è un elemento importante.

La complessità del momento politico è data, secondo Mongillo, da due fattori: l'incapacità all'ascolto dell'altro, per il prevalere dell'individualismo sulla solidarietà e la paura di chi arriva da lontano di non essere accolto.

La diversità viene vissuta come un problema nella nostra società italiana che ha dimenticato la storia della sua migrazione e soprattutto ha dimenticato che "emigrare" fa parte della condizione umana: le emigrazioni nella storia hanno generato progresso.

Ci troviamo in un momento di recessione culturale, perché i regolamenti ormai attuativi della Gelmini, figli di tagli di natura economica, rischiano di non assicurare più il diritto allo studio per tutti.

Nella sordità del governo, le organizzazioni sindacali devono riferirsi a grandi movimenti, come quelli degli anni '70 che hanno favorito una vasta legislazione in materia di integrazione.

Per far questo è necessario lavorare sul territorio con tutte le istituzioni che lo rappresentano.