FLC CGIL

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I lavori proseguono con il contributo dei rappresentanti delle comunità straniere. La prima ad intervenire è Laouini Amel, nata in Tunisia e residente in Italia da 17 anni.

"Mediatrice culturale nella provincia di Ragusa, da più di 10 anni lavoro nel settore "mediazione linguistico-culturale". Le situazioni che viviamo in tutti settori, scuola, sanità, lavoro e famiglie chiedono giorno dopo giorno l’intervento dei mediatori per poter aiutare gli immigrati a risolvere i vari problemi che affrontano nella loro vita quotidiana, dal bambino a scuola, dal lavoro che oggi c'è ma domani non si sa, al rinnovo del permesso di soggiorno che da un giorno all’altro ritarda ancora di più.

Non vogliamo dare la colpa a nessuno, ma speriamo che si troverà una soluzione che migliora lo stile di vita di uno straniero che da tanti anni rende e partecipa allo sviluppo economico nel paese che lo ospita.

Per quanto riguarda le scuole… i bambini dalle scuole materne fino a dove riescono ad arrivare, media inferiore o superiore, devono essere assistiti e sostenuti nelle spese scolastiche… affiancare i ragazzi e le ragazze che arrivano dopo tanti anni di attesa per "ricongiungimento famigliare" …il disagio di inserimento… il problema linguistico… il problema d’indifferenza dai propri compagni di classe oppure dall’istituto… la scuola che lo accoglie, che cerca con i loro mezzi e impegni a sostenere questi ragazzi… ma in tanti casi alla fine li troviamo al lavoro con i genitori nei vari lavori pesanti: agricoltura o muratore o altro ancora in giovane età…

Non voglio parlare solo di questo, perché fortunatamente qualcuno ancora ci pensa a tutto ciò e cerca di intervenire e risolvere alcuni situazioni o sensibilizzare, così magari qualcuno ascolta le loro e le nostre richieste di "immigrati" e penserà di conseguenza a cambiare qualcosa per il bene di tutti.

Spero che un giorno si parlerà soltanto di progetti che diano servizi all'immigrato in tutti i campi o magari nei campi ove si sente di più l'esigenza".

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In rappresentanza della comunità dell'Eritrea interviene Arafayne Beraki.

L'Eritrea è stata per 55 anni una colonia italiana. Durante il periodo fascista ai bambini eritrei veniva impedito di frequentare la scuola oltre la 4^ classe.

Nel suo intervento racconta alcune delle proprie esperienze dopo l'arrivo in Italia avvenuto 32 anni fa. Dopo aver studiato presso la scuola italiana in Eritrea, pensava di potersi integrare con facilità nel nostro Paese; convinzione che si è poi rivelata erronea. Gli si è posta allora l'alternativa se lasciare l'Italia per continuare gli studi in un altro Paese, oppure rimanere per dare aiuto ai propri concittadini eritrei nell'affrontare i problemi connessi all'integrazione.

E' rimasto nel nostro Paese ricorrendo alla CGIL come punto di partenza nell'affrontare situazioni di discriminazione e intolleranza. L'aiuto della CGIL si è rivelato decisivo nel dare sostegno legale al fine di evitare espulsioni indiscriminate e nella conquista di diritti di cittadinanza.

Ha iniziato ad affrontare la questione dell'integrazione scolastica in seguito all'inserimento scolastico dei propri figli. E' intervenuto nel mondo della scuola svolgendo funzioni di mediazione culturale al fine di contribuire al superamento di situazioni di emarginazione e discriminazione.

Attivare pratiche di integrazione non è solo compito della scuola, ma anche della Comunità e delle Istituzioni presenti sul territorio.

Nella propria esperienza, più che nella scuola, ha trovato atteggiamenti di scarsa disponibilità da parte di altri organismi istituzionali.

Gli stranieri che vivono stabilmente in Italia possono dare il loro contributo svolgendo il ruolo di mediatori culturali, ma i loro titoli di studio acquisiti in altri paesi, spesso non vengono riconosciuti.

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