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Patrizia Venturini, CGIL Umbria, è partita dalla “fatica del fare” sul territorio, citata da Fammoni, per descrivere l'esperienza dell'Umbria. Lì c'è una situazione politica locale sicuramente più favorevole, a cui contribuisce anche un patto per lo sviluppo, che costituisce una base di riferimento nelle relazioni tra sindacato e controparti pubbliche e sociali. Non sempre, tuttavia, a ciò corrisponde una adeguata politica in tutti i settori. Infatti, mentre per mercato del lavoro e formazione professionale le cose non vanno male, lo stesso non può dirsi per l'istruzione, le cui politiche sono appesantite da una concezione industrialista dominante in Regione. Ciò nonostante la CGIL dell'Umbria considera un buon risultato l'aver concertato nel 2003 percorsi triennali integrati che prevedevano la titolarità scolastica e la loro applicabilità anche ai licei e non solo ai percorsi tecnici e professionali.

Allo stesso modo ritiene un successo l'avere aggirato alcuni ostacoli che si ponevano sul tema dell'apprendistato, da un lato impedendo che la capacità educativa dell'impresa si risolvesse in una autocertificazione e dall'altro avviando la sperimentazione di un apprendistato alto rivolto ai laureati.

Infine, la Venturini ha denunciato il tentativo di ridurre a un ruolo ancillare i compiti del sindacato nella gestione dei fondi europei.

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