FLC CGIL

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Enrico Panini, segretario generale della FLC Cgil, apre la sua relazione ricordando come l'iniziativa di oggi segue quella dello scorso 28 marzo, durante la campagna elettorale, nella quale la CGIL e la FLC presentarono il programma della conoscenza alle forze politiche. L'incontro di oggi ha lo scopo di fare il punto sul principali temi politici e sociali del momento con particolare riguardo a quelli relativi alle politiche sulla conoscenza. Questo appuntamento prelude ad un prossimo impegno programmato per il mese di ottobre dove si svilupperanno ulteriori approfondimenti della proposta programmatica per la conoscenza.

Il programma della conoscenza è molto impegnativo ed è sui nostri obiettivi ambiziosi che il governo si dovrà misurare:

  • su uno sviluppo di qualità;

  • sulla laicità;

  • sullo sviluppo del pubblico;

  • sui fondamentali valori costituzionali;

  • su politiche inclusive.

Sono alcuni dei punti di fondo sui quali chiediamo al governo precisi impegni.

Ci sono poi temi di carattere trasversale ai comparti che rappresentiamo, che vanno da un piano di investimenti che porti il nostro Paese ai livelli europei, a una ritrovata autonomia dei luoghi propri della conoscenza quali scuola, università e ricerca, oggi penalizzati sul versante economico e professionale. La valorizzazione dei nostri comparti è una scelta strategica per lo sviluppo del nostro Paese. L'Italia, ha affermato ancora Panini, deve finalmente dotarsi anche di una vera riforma sul versante della formazione continua (oggi gli adulti dai 25 ai 60 anni non hanno strumenti per affrontare questioni di media difficoltà) ed è per questo che la CGIL e la FLC insieme allo SPI e all'AUSER intendono proporre una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare. Serve recuperare un ritardo storico in questo senso perché investire sull'educazione degli adulti produce sviluppo non solo sul piano sociale ma anche economico. E non basta più dire, come avviene da ogni parte, che servono scelte condivise, perché ciò va bene ma attiene al metodo. È ora di dire quali scelte si intendono attuare: questo, invece, attiene al merito ed è al merito che occorre fare riferimento.

Panini ha quindi citato il discorso della nuova presidente di Confindustria che ha affermato come investire sulla formazione non sia più rinviabile perché troppo alto è il rischio di un paese che non può essere all'altezza di competere con il resto dell'Europa; per crescere occorre innalzare il livello di istruzione perché questo significa anche innalzare - in un tempo medio - il reddito pro-capite del 15%. Lo stesso presidente della Banca d'Italia Draghi ha messo l'istruzione ai primi posti del necessario cambiamento perché non investire in conoscenza è l'anticamera della povertà per tutto il Paese.

Queste dichiarazioni di personalità autorevoli, ha affermato Panini, sono un segnale nuovo che va colto e misurato all'atto pratico ed è la conferma di quanto la CGIL va affermando da molto tempo. Ha quindi ricordato alcuni dati a partire dai minimi investimenti sulle politiche per la conoscenza (25% in meno degli altri paese europei), agli alti tassi di abbandono scolastico ma anche di dispersione universitaria, allo scarto (30% in meno) tra il numero dei diplomati e laureati in Italia rispetto agli altri paesi. Dati negativi anche per la ricerca che vede sempre meno ricercatori per numero di abitanti, nonostante da noi si produca il più alto numero di brevetti rispetto ad altri paesi come la Germania e non solo.

Panini ha quindi ricordato le due scadenze immediate che abbiamo i fronte: l'apertura del tavolo con Confindustria sul nuovo modello contrattuale, delle regole sulla democrazia e della misurazione della rappresentatività. In questa possibile intesa devono trovare posto impegni precisi anche per i comparti della conoscenza, dalla scuola dell'infanzia alla ricerca. Il prossimo DPEF è l'altra importante ed immediata scadenza. Dal suo contenuto si capirà quali scelte di fondo il governo intende operare sperando che non siano, come per l'ICI e la detassazione degli straordinari misure inadeguate che ripropongono disparità per le donne divisioni tra lavoratori. Panini ha inteso anche sottolineare come sia stato corretto da parte della CGIL lasciare il tavolo di confronto sul piano industriale per la pubblica amministrazione con il ministro Brunetta, perché non è la controparte che può decidere chi deve rappresentare i lavoratori al tavolo della trattativa, tanto è vero che la nuova convocazione prevista per oggi dietro una precisa richiesta delle confederazioni vedrà la partecipazione anche dei rappresentanti delle categorie interessate.

Panini ha anche sottolineato come molti contratti (dirigenza scolastica e universitaria, ricerca, università e afam) o sono fermi al 2005 o per essi non sono neanche stati predisposti gli atti di indirizzo o sono sospesi i tavoli di confronto. Così come ha denunciato che per il rinnovo dei contratti per il pubblico impiego non esistono risorse.

Una ulteriore riflessione Panini l'ha dedicata al problema del precariato, affermando che è ora che si ponga fine a questo stato di cose che continua a produrre insicurezza per il futuro, penalizzazione dei diritti e della dignità delle persone. Ha quindi ribadito la richiesta ai ministri competenti di avviare subito le procedure per le immissioni in ruolo nelle scuola - che il governo intende dimezzare rispetto ad impegni precedentemente presi - di dare attuazione alle stabilizzazioni per i precari nelle università e negli enti di ricerca.

Nella conclusione del suo intervento Panini ha ricordato il clima di intolleranza che da tempo si vive sul versante politico e sociale e come le forze che sono oggi al governo abbiamo fatto della paura e dell'insicurezza delle persone il loro punto di forza, alimentando anche gesti che non vanno condannati solo a parole ma anche con la crescita di una diversa cultura della solidarietà, dell'integrazione e della convivenza civile. Ha affermato che servono nuove coerenze e valori in un Paese che è smarrito.

Scarica il testo integrale della relazione .