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La giornata prosegue con la seconda sessione di lavoro " Oltre il tempo della didattica: le attività funzionali, la relazione educativa, il sostegno personalizzato", introdotta da Saverio Lasorsa, Presidente regionale Proteo Fare Sapere Umbria.

La prima comunicazione del pomeriggio " Riflettere sull’uso del tempo un dispositivo di analisi per contesti educativi di diverso ordine e grado" è quella di Monica Ferrari, Docente di Pedagogia generale e sociale all'Università di Pavia, di cui pubblichiamo una sintesi e in allegato il testo integrale.

"Partendo dal tema della riflessione come aspetto centrale del processo di apprendimento e della relazione educativa, ci si soffermerà qui soprattutto sul problema delle competenze di un insegnante riflessivo che non prescinde dalla valutazione del contesto in cui egli stesso è un attore ed in cui l’uso del tempo ha grande rilevanza. Chi lavora a scuola fa i conti con un tempo predeterminato, grande contenitore che sembra inibire talora la possibilità di decidere azioni pedagogicamente orientate, nello scontrarsi con una serie di circostanze. Infatti l’insegnante, schiacciato tra il tempo dell’istituzione, il tempo dei singoli con le loro esigenze e i loro problemi imprevedibili, il tempo del gruppo in apprendimento, attraversato da complesse dinamiche interpersonali, fa spesso fatica a modulare un’azione didattica mirata ed efficace che ricomponga il tempo dei singoli e quello del gruppo nei contesti istituzionali. Il tempo è uno dei elementi che maggiormente condizionano il fare a scuola e che, unito allo spazio, [1], costituisce quella serie di elementi pedagogici “latenti” [2] sottesi al fare di adulti e bambini sulla scena educativa. Nel complesso circuito della comunicazione umana, proprio di questi elementi latenti della comunicazione educativa si nutre la scelta formativa quotidiana che lascia una traccia nel processo di individuazione degli allievi e nel costituirsi dell’identità professionale degli adulti che si occupano di loro.

Tra gli strumenti di valutazione formativa della qualità dei contesti educativi messi a punto da un gruppo di ricercatori pavesi negli ultimi anni [3], comunque mirati ad incentivare occasioni di crescita in consapevolezza dei docenti, l’osservazione della giornata educativa - cui si è fatto ricorso in diversi contesti dal nido alla secondaria a partire dai primi anni Novanta [4] - è particolarmente utile ai fini di una discussione sull’impiego del tempo. Si tratta di un metodo osservativo fortemente influenzato da suggestioni goffmaniane [5] e da una costante attenzione alla serie di impegni diretti che vincola tra loro i partecipanti ad una riunione in un contesto “istituzionale”.Questo percorso osservativo, che giunge fino alla messa a punto di una griglia riassuntiva degli eventi sociali esperiti dai gruppi, diviene un’occasione di training del docente all’analisi intersoggettiva della qualità dei contesti formativi, alla sistematicità dell’indagine, alla conoscenza del proprio operare in situazione, alla consapevolezza di una proposta pedagogica che gli allievi vivono - e che altri adulti colgono nel suo farsi in un dato momento nel tempo e nello spazio-, alla imprevedibilità del quotidiano e alla decisione nel corso dell’azione. È qui che osservazione e riflessione sull’impiego del tempo divengono un dispositivo formativo per gli insegnanti – in servizio e in pre-service training -, per il ricercatore. Sappiamo poco circa il farsi degli eventi sociali nel corso delle giornate a scuola nel succedersi di situazioni spesso non allestite consapevolmente con finalità educative, ma dettate dall’”urgenza dell’azione” [6]. Osservare il quotidiano vuole dire anche raccogliere informazioni per attivare un dispositivo di analisi intersoggettivo degli eventi sociali, per conoscere e per conoscersi nel mentre dell’azione. Su queste spie del gioco sociale dovremmo concentrare maggiormente l’attività di ricerca con gli insegnanti per cogliere, tra osservazione del contesto e valutazione formativa, gli indizi delle “mosse” che costruiscono e sostengono, nella pratica e nel tempo quotidiano oltre che con il passare degli anni, la riflessività docente all’uso del tempo e dunque anche la riflessività dei gruppi umani in apprendimento.

[1] Cfr. A. Bondioli, a cura di, Il tempo nella quotidianità infantile, Azzano San Paolo, Bergamo, 2002; A. Bondioli, G. Nigito, a cura di, Tempi, spazi, raggruppamenti, Azzano San Paolo, Bergamo, 2008; M. Ferrari, “L’impiego del tempo nella scuola secondaria. Una proposta di analisi”, in A. Bondioli, M. Ferrari, M. Marsilio, I. Tacchini, a cura di, I saperi del tirocinio, Milano, Franco Angeli, 2006.

[2] Cfr. E. Becchi, “Pedagogia latente. Una nota” , in Quaderni di didattica della scrittura,3,2005,pp.105-113.

[3] Per una rassegna dei diversi strumenti cfr. A. Bondioli, M. Ferrari, a cura di, Verso un modello di valutazione formativa, Azzano San Paolo, Bergamo, Junior, 2004.

[4] Cfr. Insegnamenti Pedagogici del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pavia, La giornata educativa nella scuola dell’infanzia, Bergamo, Junior, 1993; M. Ferrari, a cura di, Insegnare riflettendo, Milano, Franco Angeli, 2003.

[5] E. Goffman (1963), Il comportamento in pubblico, trad. it. Torino Einaudi, 1971.

[6] D. A. Schön (1983), Il professionista riflessivo, trad .it. Bari, Dedalo, 1993.

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