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Pietro Lucisano , Docente di Pedagogia generale Facoltà di Filosofia - Roma 3, esordisce affermando che per produrre conoscenza bisogna mettere in campo uno sforzo cooperativo, solo in questo modo la conoscenza si rigenera e questo avviene solo quando si apprende veramente.

Fondamentale è partire dalla Costituzione e tenere insieme i valori del diritto all’istruzione e al lavoro. Bisogna rompere la barriera tra la conoscenza che si produce nelle scuole dall’altra conoscenza che nasce nei luoghi di lavoro, ecco perché i due valori vanno tenuti insieme.

La necessaria coerenza tra mezzi e fini per quanto riguarda la conoscenza non risponde alla realtà che viviamo. Occorre una conduzione competente, una linea e una guida che non seguano il vento del momento e delle emergenze. Inseguire le emergenze e cercare gli “untori” del momento e non indagare le ragioni ed i fenomeni che generano l’emergenza è negare la possibilità della soluzione dei problemi.

Il nostro è un Paese ricco ma la contraddizione forte è che a questa ricchezza corrisponde invece il maggiore ritardo sull’istruzione a livello internazionale. Non si possono prevedere solo politiche di tagli con la scusa di trovare soluzione agli sprechi, invece le risorse occorrono anche per poter programmare quelle iniziative utili ad evitare lo spreco delle risorse pubbliche.

La scuola, come l’università, vive una grande sofferenza perché grave è la crisi sociale che attraversa tutto il sistema. La fiducia nelle istituzioni è incrinata, non c’è corrispondenza tra chi governa il sistema e chi vi opera. Occorrono interventi strutturali e non a scadenza. Tra i più importanti: l’innalzamento dell’obbligo a 18 anni; la dovuta attenzione all’edilizia scolastica sia in termini della dovuta sicurezza, ma anche come offerta di luoghi e spazi adeguati per “stare bene a scuola”; un sistema di valutazione che guardi ai curricoli nazionali e non, o non solo a quelli internazionali, non si può ridurre tutto al saper leggere, scrivere e far di conto. Non si può ragionare in termini di sole abilità ma occorre soprattutto riflettere sul versante dei contenuti. Non servono formule gestionali ma interventi e riflessioni sui processi di conoscenza. Altro punto importante è il tema dell’autonomia e del centralismo, anche qui la contraddizione è forte: centralmente si afferma che il personale deve liberamente operare pensando in proprio e poi si fa di tutto per impedirlo.

Una vera autonomia presuppone che si possa davvero scegliere, anche se con poche risorse, e correggersi senza che qualcun altro ci dica, nella scuola come nell’università, come cambiare.

E’ necessario oggi, conclude Lucisano, ritrovare dei luoghi collettivi dove la comunità dei lavoratori della conoscenza possa ritrovarsi per riconoscersi e ricostruire dal basso gli elementi comuni a favore dello sviluppo della conoscenza ed avere la forza per forzare le scelte della politica.