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Dopouna breve pausa seguita all’uscita del Ministro i lavori riprendono con la presenza dei lavoratori ma anche di Presidente e Direttore INFS,di due consiglieri del cda uscente, Clò e Ribarelli, del direttore generale del Ministero, dott. Aldo Cosentino, del consulente del Ministro dott. Selvaggi, del consigliere della Regione Emilia e Romagna, Guerra , del consigliere provinciale di Bologna, Mainardi
e del collega della UIL regionale Quarantotto.

Prende la parola Ettore Randi, ricercatore dell’INFS

L'INFS opera ormai da anni in condizioni di costante riduzione del budget strutturale (negli ultimi 10 anni il budget annuale è complessivamente diminuito di circa il 50%) e di continua diminuzione del numero dei dipendenti (gli attuali dipendenti di ruolo sono 39 a fronte di un organico di 104 persone). Ciò nonostante, le attività dell'INFS sono aumentate sia quantitativamente che qualitativamente: le aree di intervento si sono ampliate e l'INFS negli ultimi anni ha assunto sempre più ampie connotazioni di istituto per la conservazione e gestione della fauna. Attualmente sono attive più di 100 convenzioni con ministeri, regioni, province e parchi. I ricercatori INFS partecipano a numerosi progetti internazionali e comunitari. Negli ultimi anni i finanziamenti derivanti dalle convenzioni hanno rappresentato circa il 60% del bilancio complessivo dell’ INFS. I fondi di ricerca sono stati costantemente utilizzati per coprire il deficit strutturale e quindi anche per realizzare attività istituzionali di consulenza. Senza queste risorse in alcuni momenti non sarebbe stato possibile pagare neppure gli stipendi. In questi anni buona parte del lavoro di ricerca è stato realizzato grazie al personale precario, senza la cui collaborazione talvolta non sarebbe stato possibile neppure assolvere ai compiti di consulenza che la legge ci affida obbligatoriamente. La prima difficoltà in cui operiamo è quindi data dal budget strutturale del tutto insufficiente anche a rispondere agli obblighi di legge. Occorre pertanto, per prima cosa, stabilizzare il budget strutturale a livelli adeguati a garantire la piena funzionalità dell’Ente.

Le convenzioni ed i contratti rappresentano importanti e positivi canali di collegamento con il mondo esterno, che vanno mantenuti, ma impongono limitazioni allo svolgimento di attività di ricerca che sono forzatamente finalizzate agli obiettivi e subordinata alle esigenze dei committenti. I contratti servono per qualificare giovani ricercatori e tecnici, ma non possono aprire posizioni permanenti. La carenza di personale ed un pluriennale blocco delle assunzioni ha generato all’INFS situazioni di precariato insostenibili. I fondi esterni raramente consentono interventi strutturali e le condizioni di manutenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro hanno raggiunto livelli preoccupanti. La totale dipendenza delle attività tecnico-scientifiche dell'INFS da contratti commissionati da enti esterni ha poi da tempo vanificato ogni tentativo di sviluppare linee di ricerca autonome ed indipendenti.

Le conseguenze negative delle incertezze economiche sono aggravate dalle passate incertezze di collocazione istituzionale dell'Ente. Auspichiamo che la soluzione attuale (vigilanza del Ministero dell'Ambiente) possa favorire il rapido e positivo superamento di una ormai troppo lunga fase di transizione, consentendo la soluzione di alcuni problemi che restano ancora aperti: l’approvazione del nuovo Statuto; la riorganizzazione interna dell'Istituto; la programmazione delle attività ed il piano delle assunzioni del personale; la definizione di un accordo di programma con il Ministero dell'Ambiente nell’ambito della nuova collocazione dell’Istituto. La soluzione di questi problemi è urgente per il buon funzionamento dell’Ente, ed è necessaria per garantire un buon utilizzo delle risorse. Ma non pensiamo che ciò sia sufficiente. L’INFS da troppo tempo vive alla giornata, incapace di dare una prospettiva ai propri programmi. Occorre avviare una fase di programmazione che sia proiettata nel futuro, che consenta di identificare priorità strategiche e obiettivi di lungo periodo interpretando le domande del Paese su problematiche quali: cambiamenti climatici, danni ambientali, diffusione di zoonosi, specie invasive, attività agricole e zootecniche, prelievo venatorio e conservazione delle risorse faunistiche. Occorre pianificare attività ed uso razionale delle risorse evitando scelte estemporanee e sprechi, vincolando l’utilizzo delle risorse strutturali alla realizzazione di programmi pluriennali trasparenti che definiscano un piano di stabilizzazione del precariato e di assunzioni; una programmazione degli interventi necessari per la sicurezza e le manutenzioni; la scelta di progetti strategici di medio-lungo periodo a cui l’INFS deve assicurare sostegno utilizzando fondi strutturali per investimenti sulle strutture ed attrezzature nelle aree di ricerca; la definizione ed il finanziamento di progetti interni autonomi, non vincolati a committenze esterne; la definizione dell'accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente. Riteniamo necessario che il personale sia coinvolto nella definizione delle linee operative dell’INFS, e che si ristabilisca rapidamente in Istituto un clima di dialogo costruttivo. Governance vuol anche dire capacità di gestire la discussione e portarla a sintesi, ognuno nel rispetto completo dei propri compiti e delle proprie responsabilità.

Ma tutto ciò non è sufficiente a garantire un futuro all'INFS in un mondo della ricerca che è sempre più condizionato dallo sviluppo dei mercati e regolato da meccanismi di competizione meritocratica. La struttura attuale dell'INFS è al di sotto della dimensione minima necessaria per poter competere con successo nel mercato (italiano ed europeo) della ricerca scientifica e tecnologica. In Italia (ed a maggior ragione in Europa) circolano fiumi di milioni di euro destinati a finanziare programmi di ricerca scientifica e tecnologica per lo studio, la conservazione e l'uso delle risorse naturali, incluse le risorse faunistiche. In Italia esistono istituti provinciali e istituti privati che lavorano nel nostro settore con budget ben superiori al nostro. Quindi, le risorse esistono. Quello che occorre è un management che sappia attivarsi per reperire risorse, che sappia investirle appropriatamente in progetti innovativi che siano in grado di rispondere alle esigenze del Paese. Probabilmente è possibile superare i vincoli in cui attualmente operiamo avviando da subito progetti di collaborazione con altri enti pubblici ed istituti di ricerca, anche in altri paesi europei e di area mediterranea. Auspichiamo poi che il nostro Parlamento possa finalmente arrivare all'approvazione di una legge sulla biodiversita', che sancisca i nuovi compiti dell'Istituto, riaffermandone l'indipendenza, condizione essenziale per assicurare un ruolo di garanzia tecnica in ambito di conservazione. Queste collaborazioni potranno forse aprire una strada per il superamento dei limiti attuali in cui l'INFS si trova costretto ad operare, e per costruire in futuro un grande Istituto Nazionale per la Conservazione della Biodiversità.

FERMIAMO L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA!

Nei prossimi giorni potrai firmare
per il referendum abrogativo.

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