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11:00

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Il primo intervento dopo la relazione di Enrico Panini è di Franco Paccini, astronomo dell’INAF.

Nel suo breve intervento ha preferito non parlare della situazione in cui versa l’astronomia italiana, ma della difficile fase in cui viviamo.

Siamo in presenza di una grave crisi politica e finanziaria, e se per la mancanza di risorse non ci si può aspettare miracoli da parte del Ministero, la crisi politica desta grandissime preoccupazioni.

Riprendendo una citazione di Panini, Franco Paccini definisce l’Italia un paese aristotelico.

Concludendo, segnala come non ci sia stato a suo avviso un miglioramento del clima ministeriale nei confronti del mondo esterno.

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Nicola Angelini, ricercatore del CNR, ci tiene a precisare che lavora in Sicilia e che la situazione degli enti di ricerca nel mezzogiorno è molto grave. In questi istituti c’è un rischio vero per la ricerca: non ci sono più fondi.

Il mezzogiorno potrebbe svolgere un importante ruolo tra ricerca e sviluppo, ma può anche diventare il centro di legami e relazioni con i paesi del Mediterraneo.

Angelini ha comunque rimarcato che la ricerca nel Sud non parte da zero e che molte sono le eccellenze, ma la mancanza di risorse rende i ricercatori dei veri e propri mendicanti. In Sicilia manca perfino la Legge regionale e questo favorisce le clientele.

Angelini ha concluso che per garantire il coordinamento delle attività di ricerca è necessario garantire e aumentare i fondi ordinari: sono quelli che permettono di lavorare!

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Roberto Petronzio, presidente INFN.

La programmazione economica e finanziaria non può prescindere da una pianificazione di medio termine che riguardi la ricerca non solo per il ruolo di sviluppo economico, scientifico e tecnologico che riverse ma anche per la funzione formativa che essa svolge.

Nello specifico, l’INFN così come altri enti di ricerca vive una fase critica determinata dal problema dei finanziamenti ordinari che, pur a fronte di un continuo incremento delle attività e degli ambiti di intervento, sono stati progressivamente decurtati (per l’INFN si è assistito a una decrescita pari al 35% dei fondi ordinari negli ultimi sei anni).

Se a questo si aggiunge l’esaurimento dei risparmi accantonati dagli EPR negli anni passati per obbligo di legge, si comprende l’attuale stato di emergenza.

Difficile anche l’accesso ai fondi stanziati nell’ultima finanziaria per progetti speciali (si suggerisce, per il futuro, di allegare “istruzioni” che consentano di non perdere mesi per individuare le procedure di accesso ai fondi).

La carenza di finanziamenti rischia poi di vanificare qualunque iniziativa di riorganizzazione, che finisce così per assume valore puramente formale.

Più in generale, in assenza di finanziamenti adeguati qualunque tentativo di rilancio della ricerca sarà vanificato in assenza di un riassestamento dei fondi ordinari.

Sul versante del personale, la definizione di criteri e modalità per il riassorbimento del precariato non può essere considerato intervento sufficiente. Occorre infatti predisporre un percorso programmato di nuovo reclutamento che sia fondato su criteri trasparenti di valutazione del merito e che intercetti i giovani in uscita dai canali formativi.

In sintesi, già a partire dal prossimo DPEF, è necessario un impegno affinché siano destinate alla ricerca pubblica risorse economiche agevolmente disponibili; si accresca la disponibilità di personale; siano definiti meccanismi di selezione trasparenti e precoci.