FLC CGIL

12:00

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Sergio, Zilli, membro CUN Trieste

“La disponibilità di un punto di vista privilegiato - in quanto ricercatore e docente universitario, membro del Cun, prorettore alla mobilità studentesca e membro della segreteria regionale della FLC - mi consente di poter qui riportare il forte senso di delusione diffuso nel mondo universitario e della ricerca davanti l'azione del governo di centro sinistra. Le esperienze sviluppate nel corso della lotta contro quella che è diventata la legge 230/2005 (Moratti) e le promesse elettorali avevano suscitato la speranza che la nuova gestione portasse novità e miglioramenti ad una situazione che dava l'impressione di avviarsi verso un processo di sclerotizzazione. L'azione dei nuovi amministratori ha invece prodotto un intervento minimale e talvolta offensivo nei confronti di chi vive e lavora nell'università e nella ricerca, proseguendo nel percorso avviato dai precedenti ministri e suscitando il dubbio che tra centrodestra e centrosinistra gli atteggiamenti nei confronti del sistema UR non siano molto distanti. Mutuando un eufemismo diffuso nell'ambiente universitario quando non si può parlare bene di un lavoro, possiamo dire che nella politica l'università non gode di una "buona bibliografia". Ci sono state alcune iniziative moralizzatrici, ma nel complesso la vicenda non ha avuto soluzioni di continuità. La promessa di un reclutamento straordinario di ricercatori - sulla cui bozza di reclutamento vedi il testo qui sotto pubblicato/ -/ blocca di fatto l'intero processo di ingresso e di progressioni ai livelli di docenza oggi attivi (professori ordinari e associati), rimandandoli all'attuazione di un disegno di legge specifico che il ministro Mussi stesso - e pubblicamente - ha indicato come di impossibile approvazione nel corso della presente legislatura. Al contempo giungono segnali di distacco ulteriore, per cui gli interlocutori ufficiali vengono poco e male coinvolti nel dibattito, continuando a privilegiare invece la Conferenza dei rettori, o addirittura messi nelle condizioni di non poter lavorare politicamente, come accade al Consiglio Universitario Nazionale. C'è dunque bisogno di riannodare i fili dell'iniziativa, promuovendo azioni - come quella del convegno odierno - e stimolando interventi anche semplici, ma di grande peso. Si potrebbe partire con l'abolizione del periodo di fuori ruolo per i docenti universitari, la quale permetterebbe il reperimento di risorse sufficienti ad allargare di non poco la base dei prossimi reclutamenti. Occorre richiamare la politica al riconoscimento del peso e del valore della conoscenza, assumendo la ricerca come paradigma del rilancio del Paese. E' necessario che parta una grande discussione nazionale sulle condizioni del sistema dell'università e della ricerca e la Cgil - anche coinvolgendo maggiormente le capacità e le conoscenze dei singoli - può e deve farsi promotrice a livello istituzionale di una simile azione”.

Scarica l'intervento integrale.

Patrick Coppock, Università di Modena

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